Archivio mensile:Maggio 2016

Giovanna D’Arco/ Il ritorno dell’anello in una Francia lacerata e incerta

John Everett Millais, Giovanna d’Arco, 1865

John Everett Millais, Giovanna d’Arco, 1865

L’Anello ha lasciato l’Inghilterra. Non si tratta dell’anello di Sauron distrutto a suo tempo nel fuoco di Monte Fato grazie all’eroismo degli Hobbit dell’inglese Tolkien, ma di un anello dallo straordinario significato storico che da circa 600 anni si trovava “prigioniero” oltremanica: l’anello di Giovanna d’Arco.

Si tratta di un anello in metallo, molto semplice, racchiuso in una custodia in legno che i genitori avevano regalato alla futura “pulzella d’Orleans” in occasione della sua Prima Comunione. Al suo interno due iscrizioni, IHS (Gesù) e MAR (Maria). Secondo quanto scrive il settimanale francese ‘Point de vue’, Giovanna d’Arco non si sarebbe mai separata dal suo anello. Lo indossava anche durante la cattura ad opera dell’esercito del regno di Borgogna, alleato degli inglesi. Questo anello rappresenta l’unica reliquia della santa che venne arsa sul rogo il 30 maggio 1431, condannata come eretica da un tribunale che emise – come noto- una sentenza di tipo politico, volendo togliere di mezzo colei che aveva risvegliato la Francia cristiana soggiogata al potere inglese. Giovanna, mistica visionaria, guerriera che non ferì né ucciso mai nessuno, occupa un posto glorioso nella storia religiosa e civile di Francia.

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Marcia per la Vita. Cronache di un evento

con Gianna Molla

con Gianna Molla

con il card. Burke

con il card. Burke

La Marcia nazionale per la Vita è il più importante evento del mondo pro life italiano. Un evento che coinvolge tutte le associazioni, i movimenti, i gruppi, che dicono sì alla vita senza compromessi.

Mentre ero in piazza Bocca della Verità, prima che la Marcia partisse, ho osservato con stupore, quasi con commozione, quel popolo della vita. Quei tanti giovani, con il loro entusiasmo semplice e contagioso. Quei sacerdoti, pronti anche a confessare chi avesse voluto accostarsi al Sacramento della Riconciliazione.

Quelle famiglie numerose, quelle comunità in rappresentanza di Paesi dalla storia di fede significativa: la Polonia, la Lituania, l’Austria, l’Irlanda, e altri ancora. Ho ritrovato tanti amici, vecchi e nuovi.

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LETTURE/ Golding e l'”ombra” delle mosche

foto Wikipedia

foto Wikipedia

Il nome di Sir William Gerald Golding è legato indissolubilmente al suo capolavoro, Il Signore delle mosche, ma c’è molto ancora da scoprire e da conoscere su questo grande scrittore, e il libro L’ombra delle mosche, di Luca Fumagalli, giovane attento studioso della storia e della cultura britannica, edito da Il Cerchio, è il mezzo più adeguato per inoltrarsi nel mondo di Golding.

Quando nel 1983 la sua carriera venne solennemente coronata dal Premio Nobel per la letteratura, la motivazione così recitava: “per i suoi romanzi che, con l’acume di un’arte narrativa realistica e la diversità e universalità del mito, illuminano la condizione umana nel mondo odierno”. Una definizione una volta tanto pienamente adeguata. Golding fu un vero esploratore dell’animo umano, con i suoi lati solari e quelli più oscuri.

La sua sensibilità si era senza dubbio nutrita nell’humus in cui era cresciuto, a partire da quello della sua terra, la Cornovaglia. Un’antica terra celtica, che vide nel Medioevo svilupparsi i miti del ciclo di Re Artù. Poco lontano da Newquay, il paese natale dello scrittore, sorge Tintagel, il castello – ora in rovina – dove si narra che fosse stato fraudolentemente concepito Artù, nato dalla concupiscenza folle di suo padre Uther Pendragon.

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24 aprile 1916/ Rivolta di Pasqua, quando la patria vale il sacrificio della vita

easter-rising2004-372x600Fu esattamente cento anni fa, il 24 aprile del 1916, che una piccola, antica nazione europea insorse a rivendicare, davanti a Dio e davanti agli uomini, il proprio diritto alla libertà. Si trattava dell’Irlanda: una terra antica, da secoli soggetta ad una dominazione straniera.

L’Irlanda era stata la prima conquista coloniale britannica, la prima tappa di un tenace progetto di conquista che doveva passare dapprima dalla sottomissione delle altre nazioni delle isole britanniche (Galles e Scozia) per poi rivolgersi all’Europa, alle Indie, alle Americhe, al mondo intero. La Gran Bretagna divenne una potenza quasi mitica, una sorta di nuovo Impero Romano apportatore di civiltà, la Nazione Eletta destinata a dominare il mondo.

Parecchi sono i popoli che hanno fatto le spese di questa “missione” di cui si sentiva investito l’Impero Britannico, ma il calvario più lungo e doloroso è stato quello percorso dall’Irlanda. Quest’isola, da cui nel medioevo erano venuti monaci e cavalieri, studiosi e folli mistici, poeti sublimi ed evangelizzatori instancabili, subì per secoli il tentativo ossessionante degli invasori di strapparle l’anima. Le fu tolta l’antica lingua gaelica, la libertà, la cultura, ma nessuno riuscì mai a toglierle la Fede.

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