
The current Covid-19 pandemic has become an extraordinary opportunity for the dissemination of the culture of death. This is happening on a world-wide scale.
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Continua a leggereArrivata nel Pronto Soccorso di un ospedale in Lombardia con forti dolori toracici, alla signora Giusy, 79enne cardiopatica, viene diagnosticata una polmonite interstiziale. Alla figlia viene spiegato che, date le condizioni, in ospedale verrà accompagnata alla morte con la morfina: «Non si preoccupi, non soffrirà». Ma seguendo la propria intuizione e il consiglio di un medico amico, la figlia si riporta la madre a casa. E ora dopo dieci giorni non solo è ancora viva, ma sta molto meglio. Un racconto impressionante, in prima persona, che apre uno squarcio su quanto sta accadendo almeno in alcuni ospedali.
Continua a leggereChurch Militant
ROME – The Wuhan virus pandemic is making acceptable the idea of ”social” euthanasia reeking of Nazism, one of Italy’s best-known Catholic epidemiologists is warning.
Continua a leggereDieci anni fa, il 9 febbraio del 2009, si spegneva in una clinica di Udine Eluana Englaro. A portarla a morte era stata la sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione decretati da una sentenza giudiziaria che fece enorme scalpore. A chiedere che si arrivasse a questo fu il padre, Giuseppe Englaro. “Con Eluana io avevo fatto un patto e l’ho rispettato . Ho rispettato e onorato la parola che avevo dato a mia figlia”. Così affermò il genitore, facendo riferimento a delle presunte affermazioni fatte anni prima dalla giovane Eluana di fronte alla vicenda di un coetaneo che era rimasto vittima di un incidente che lo aveva portato in un letto di ospedale. “Meglio morire che vivere così”. Questa frase sarebbe in seguito costata la vita alla giovane lecchese, perché per anni Giuseppe Englaro si impegnò con tutti i suoi mezzi perché questa presunta volontà della figlia fosse realizzata. Un incredibile patto di morte, senza testimoni, senza firme, (siamo molto lontani dalle cosiddette “dichiarazioni di fine vita”) un patto di sangue e onore, come nelle più cupe tragedie pagane. Un patto faustiano tra un’adolescente che – forse – si lascia sfuggire qualche battuta sull’inopportunità di vivere da invalidi, e uno strano padre pronto a cogliere in quelle frasi di diciassettenne una volontà testamentaria.
Continua a leggereGrazie Alfie, Kate e Thomas Evas. Ci avete insegnato che in ciascuno di noi c’è qualcosa di grande per cui combattere
“C’è in te più di quanto tu stesso non sappia, figlio dell’occidente cortese…”. Queste le parole con cui Thorin Scudodiquercia si congeda nel finale de Lo Hobbit da Bilbo Baggins. C’è in ognuno di noi la capacità di trovare dentro di sé – sembra dirci Tolkien – capacità inaspettate: coraggio, determinazione, eroismo. Anche se è un piccolo hobbit, non un guerriero abile nell’uso della spada e dello scudo.
Il mese scorso la Nuova BQ aveva segnalato ai propri lettori l’esistenza di un aumento della mortalità in Italia. Il sospetto che avanzavamo per spiegare questo fenomeno era un venir meno della qualità e della quantità di cure nei confronti dei soggetti più fragili: anziani, disabili, pazienti cronici. Arrivano ora preoccupanti segnali di conferma di questa ipotesi.
E’ notizia degli ultimi giorni che un gigante dell’industria farmaceutica mondiale, la multinazionale americana Pfizer, ha annunciato di voler rinunciare alla sperimentazione delle cure per il Morbo di Parkinson e per l’Alzheimer, due malattie gravemente invalidanti. In Italia i casi di demenza sono oltre un milione e di questi 600mila sono di Alzheimer. Nel mondo ogni tre secondi c’è un nuovo caso e questo tipo di demenza è diventato un grave problema sanitario, tanto che c’è chi afferma che questa patologia metta a rischio la sostenibilità dei sistemi sanitari nazionali e la stessa società. Nella sola in Italia, che ricordiamo è il Paese più vecchio d’Europa, i costi socio-sanitari complessivi stimati ammontano a circa 6 miliardi di euro. Le proiezioni al 2051 indicano infatti che in Italia ci saranno 280 anziani ogni 100 giovani.
A Londra, a poche settimane dalla chiusura estiva dei lavori del Parlamento, sta per entrare nel vivo il dibattito sulla legge che potrebbe portare in Inghilterra e Galles alla legalizzazione del suicidio assistito. Inghilterra e Galles, perché come conseguenza della Devolution la Scozia e l’Irlanda del Nord legiferano autonomamente su materie come questa. A Londra e a Edimburgo dunque sono pronti per essere dibattuti due diversi disegni di legge, dove quello scozzese sarà anche più permissivo di quello inglese, e che sarà dibattuto sull’onda dell’emozione della morte della sua relatrice, la parlamentare Margo McDonald, malata di Parkinson.