Archivi categoria: Irlanda del Nord

LONDRA LOCUTA, CAUSA FINITA: L’ABORTO IMPOSTO ANCHE NELL’IRLANDA DEL NORD. GRAZIE A I CONSERVATORI

Nell’Europa devastata dalla secolarizzazione, fino a ieri c’era ancora un lembo di terra dove il diritto alla vita era riconosciuto e l’aborto procurato era ancora considerato reato: l’Irlanda del Nord, ovvero quella artificiosa entità amministrativa formata da sei contee della provincia dell’Ulster che nel 1921 Londra – al momento della nascita dello Stato Libero d’Irlanda – volle mantenere sotto il suo tallone di ferro. L’Ulster doveva restare parte dell’Impero Britannico, e così è stato, dando luogo a 90 anni di sangue e sofferenze in questa parte dell’isola.

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LETTURE/ Roger Casement, l'”inventore” dei diritti umani che morì battezzato

roger-casementSi deve ad una piccola ma intraprendente casa editrice romana, Fuorilinea, la prima pubblicazione in Italia di un libro che un secolo fa cambiò la storia dell’umanità e pose per la prima volta con forza l’attenzione sulla questione dei diritti umani nei Paesi colonizzati dall’Occidente. Si tratta de Il Rapporto sul Congo, di Sir Roger Casement, uno degli eroi dell’Indipendenza irlandese, fucilato cento anni fa nel carcere londinese di Pentonville.

Casement, nato nell’Irlanda del Nord, figlio di un militare britannico di fede protestante e di madre cattolica, aveva lavorato a lungo per la diplomazia Britannica. Era stato console in Africa, un compito che si era assunto volentieri. Era stato educato ai valori civili dell’Impero Britannico. Il suo animo gentile e sensibile era convinto che l’Europa potesse e dovesse farsi carico di una missione civilizzatrice nei confronti dei popoli più arretrati del mondo, dall’Africa all’India fino al Sud America.

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BLOODY SUNDAY/ Irlanda, 43 anni per un arresto: anche la memoria ha bisogno di giustizia

bloody sunday30 gennaio 1972, Derry, Irlanda del Nord: la “domenica di sangue”, quando vennero uccise quattordici persone, quattordici civili presenti ad una manifestazione per i diritti umani nelle sei contee irlandesi sotto controllo britannico, parte del Regno Unito in quell’entità artificiale creata nel 1921 con il nome di Northern Ireland. Quattordici persone inermi falciate dal fuoco di un reparto di paracadutisti britannici schierati in assetto di guerra, dislocati nel grande quartiere cattolico di Bogside. Soldati di un paese considerato un’icona della democrazia andarono all’assalto di donne, anziani, bambini, sparando migliaia di proiettili, in un’azione che venne considerata di repressione del terrorismo. Il Bloody Sunday fu un avvenimento che quarant’anni fa disgustò il mondo.

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IRLANDA IN FIAMME/ Il “tradimento” di Londra e la crisi dei cattolici

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Pochi paesi in Europa hanno una memoria storica così acuta come l’Irlanda. Girando per l’isola, si possono incontrare non solo vestigia di epoche remote, ma anche musei etnografici, segnalazioni di ogni tipo di luoghi e persone significativi nella storia irlandese. Perfino nei celebri pub, e sulle gradinate degli stadi, si possono ascoltare canti che celebrano eventi dolorosi o gloriosi di secoli fa. E in nessuna altra provincia d’Irlanda questa memoria storica è tanto viva quanto nel Nord, nell’Ulster.

E’ così che si può comprendere ciò che all’opinione pubblica dell’Europa continentale può sembrare inspiegabile. In questi giorni le agenzie ci hanno segnalato i gravi disordini di Belfast, il capoluogo nordirlandese, già luogo per decenni, fino agli inizi degli anni del nuovo secolo, di continue guerriglie tra le forze di polizia, l’esercito britannico, i militanti repubblicani dell’IRA (Irish Republican Army) e i paramilitari unionisti, le ultime due realtà spesso presentate approssimativamente come “cattolici” e “protestanti”.

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