Archivi categoria: Storia

L’invenzione del vero, romanzi antichi e nuovi – Guido Cervo: “I centurioni del Malabar”

Leggo i romanzi di Guido Cervo da molti anni, da quando mi furono consigliati da un amico che non c’è più, il professor Enzo De Canio, intellettuale dalla sterminata cultura. Enzo mi parlò di questo scrittore suo concittadino e collega (Cervo vive e lavora a Bergamo, dove ha svolto la professione di docente di Diritto ed Economia presso le scuole superiori) come di un autore di libri avvincenti, ma allo stesso tempo documentatissimi, esito di ricerche storiche approfondite, che portano alla ricostruzione di affascinanti ambientazioni e scenari, teatro di eventi riguardanti importanti personaggi storici, cui si intrecciano trame nate dalla fantasia dell’autore.

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Maria Stuarda, la regina decapitata perché cattolica

Ieri è arrivato nei cinema italiani Maria regina di Scozia, che narra le vicende di Maria Stuarda (1542-1587), cugina della protestante Elisabetta I d’Inghilterra, la quale la fece imprigionare per anni e poi uccidere. La vita di Maria, intensa e in gran parte infelice, merita di essere ricordata perché la regina scozzese si sacrificò per il bene del suo popolo e della Chiesa, affrontando tradimenti, intrighi di corte, minacce e guerre.

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Storia d’Inghilterra

Hilaire Belloc (1870-1953) è stato uno dei più interessanti pensatori inglesi della prima metà del Novecento, autore di decine di saggi storici. Fu un eclettico, anche se la sua arte rimaneva ancorata alla solida e rigorosa preparazione che aveva ricevuto ad Oxford: fu giornalista, saggista, storico, apologeta cristiano, ma anche politico, venendo eletto due volte al Parlamento di Londra. La sua bibliografia può vantare oltre centocinquanta pubblicazioni in circa mezzo secolo di attività. L’essenza della vita e dell’attività di quest’uomo è riassunta nelle parole di un suo amico, a sua volta scrittore nonché uno dei protagonisti della rinascita cattolica inglese del Novecento, monsignor Ronald Knox: “La lotta era il suo destino, e non l’amava…” Si guadagnò il soprannome di Old Thunder, “vecchio tuono”.

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I Maledetti intellettuali affascinati dai fascismi

Un secolo fa la conclusione della Prima Guerra Mondiale, con la distruzione di antichi imperi come quello asburgico e l’emergere di nuovi stati nazionali e di altrettanti nuovi nazionalismi, lasciò l’Europa in una condizione di grave crisi. Per molti intellettuali fu sempre più chiaro che il conflitto ideologico combattuto per tutto l’800 contro la Tradizione (Chesterton scrisse che nell’800 la Chiesa aveva dovuto difendere la Tradizione, mentre nel ‘900 avrebbe dovuto difendere la Ragione), si era concluso con il trionfo di ideologie dissolutorie dell’uomo, come la Rivoluzione Bolscevica, e con il dilagare nella cultura del positivismo progressista. Prese dunque il via un movimento di risposta, di reazione, che in alcuni Paesi divenne una sorta di rivoluzione di senso contrario, una rivoluzione conservatrice.

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STORIA/ Italia 1918, la Chiesa lacerata tra questione romana, Risorgimento e pace

Nel 1918 la società italiana era lacerata. La guerra era stata voluta anche contro la Chiesa e molti cattolici videro in essa una via di riconciliazione con lo Stato.

E’ iniziato il centenario della conclusione della Prima Guerra Mondiale,  quella che  per  gli italiani fu la “Grande guerra”

L’inverno  del  1918 vide il Paese  in  una situazione  difficile, dopo  lo  straordinario successo ottenuto dall’esercito austro-tedesco a Caporetto. L’Italia si piegava sulle sue ferite, e mentre Cadorna veniva avvicendato ai vertici militari da Armando Diaz, il popolo affrontava un inverno di paura, fame, freddo e frustrazione. Nel frattempo ci si preparava a mandare al fronte i giovanissimi, i ragazzi della classe ’99, ragazzi strappati ai villaggi e ai campi se non alle aule di liceo per essere inviati sulla linea del Piave. Il nazionalismo italiano ha sempre celebrato con tutti i mezzi quella che considera una delle sue epopee, ma di quel fatidico ’18 bisognerebbe ricordare anche altri aspetti sottaciuti.

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LETTURE/ Londra 1605: i cattolici contro il re, una storia da raccontare di nuovo

Nel suo romanzo “L’esecuzione della giustizia”, Elisabetta Sala ambienta una storia ricca di intrighi e colpi di scena al tempo della “congiura delle polveri”

Diceva Oscar Wilde che l’unico dovere che abbiamo nei confronti della storia è quello di riscriverla. E’ esattamente quello che ha fatto Elisabetta Sala, docente di storia e letteratura inglese e autrice di diversi preziosi saggi sull’epoca di Enrico VIII, di Elisabetta I e di Shakespeare, in questo romanzo, L’esecuzione della giustizia (D’Ettoris Editori 2017) in cui riscrive la tragica vicenda della cosiddetta “Congiura delle polveri”, il tentativo avvenuto nel 1605 di far saltare in aria il Parlamento di Londra, con il Re Giacomo e tutta la corte. La storia ufficiale ci racconta che il complotto fu elaborato da un gruppo di tredici fanatici cattolici ispirati probabilmente dai Gesuiti. La storia — si sa — è scritta dai vincitori, ma per il suo romanzo Elisabetta Sala ha utilizzato non solo la sua fantasia, ma anche alcune antiche e rimosse fonti, che dicono che le cose andarono molto diversamente.

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LETTURE/ Bandiere rosse, aquile nere: quando la Misericordia viene a mancare

Guardando allo spettacolo offerto nella campagna elettorale da parte delle opposte fazioni, per lo meno quelle animate da maggiore passione, non si può non notare che l’animosità feroce è ciò che da sempre contraddistingue l’impegno politico degli italiani, dal tempo dei Comuni e delle Signorie ad oggi. Anzi, come ho avuto già modo di scrivere tempo fa, si direbbe che gli italiani abbiano la Guerra Civile nel proprio DNA. Molto più, ad esempio, dei Britannici, che dopo Oliver Cromwell si sono ben guardati dal combattersi tra loro, riservando le proprie attitudini belliche agli altri popoli, a cominciare dai vicini scozzesi o irlandesi.

In Italia invece c’è profondamente impresso nel carattere il gusto per la divisione e la conflittualità intestine.

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Giovanna D’Arco/ Il ritorno dell’anello in una Francia lacerata e incerta

John Everett Millais, Giovanna d’Arco, 1865

John Everett Millais, Giovanna d’Arco, 1865

L’Anello ha lasciato l’Inghilterra. Non si tratta dell’anello di Sauron distrutto a suo tempo nel fuoco di Monte Fato grazie all’eroismo degli Hobbit dell’inglese Tolkien, ma di un anello dallo straordinario significato storico che da circa 600 anni si trovava “prigioniero” oltremanica: l’anello di Giovanna d’Arco.

Si tratta di un anello in metallo, molto semplice, racchiuso in una custodia in legno che i genitori avevano regalato alla futura “pulzella d’Orleans” in occasione della sua Prima Comunione. Al suo interno due iscrizioni, IHS (Gesù) e MAR (Maria). Secondo quanto scrive il settimanale francese ‘Point de vue’, Giovanna d’Arco non si sarebbe mai separata dal suo anello. Lo indossava anche durante la cattura ad opera dell’esercito del regno di Borgogna, alleato degli inglesi. Questo anello rappresenta l’unica reliquia della santa che venne arsa sul rogo il 30 maggio 1431, condannata come eretica da un tribunale che emise – come noto- una sentenza di tipo politico, volendo togliere di mezzo colei che aveva risvegliato la Francia cristiana soggiogata al potere inglese. Giovanna, mistica visionaria, guerriera che non ferì né ucciso mai nessuno, occupa un posto glorioso nella storia religiosa e civile di Francia.

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