CHE LA FORZA SIA CON NOI E CON PAOLO GULISANO

Che la forza sia con noi e con Paolo Gulisano.

Sono un fan di Guerre Stellare, saga più fantasy che fantascientifica,  che ha il pregio di alternare struggente ed esilarante, dolente e ironico, e soprattutto di salvare i grandi valori, la sacralità della vita, la virtù  immensa dell’amore e dell’amicizia, e quindi del sacrificio.

Nel suo bellissimo saggio Che la forza sia con voi (ed. Ancora), Paolo Gulisano riesce ad analizzare la saga senza nulla togliere della sua magia.

L’analisi è spesso un procedimento cruento: facciamo a pezzi qualcosa che era intero, ed è facile che questo smembrare, questo mettere sotto il microscopio, faccia perdere la visione d’insieme.

L’analisi di Paolo Gulisano invece aggiunge commozione, sottolineando come ci siano nella saga due anime che si intrecciano, quella tecnologica e quella mistica, ma anche la parte tecnologica è fondamentalmente fantasy.

I piloti vanno all’attacco della morte nera come cavalieri contro il drago.

Hanno piccoli caccia, che dovrebbero essere astronavi, ma sono  più simili al modesto aeroplanino che ha abbattuto il Barone Rosso nella prima guerra mondiale.

Carri armati che si spostano su lunghe zampe, invece che con i cingolati, possono essere abbattuti con il vecchio trucco del cordino che fa inciampare.

Il Millennium Falcon ricorda la macchina scassata che il liceale un po’ pirata e un po’ nerd  ha taroccato dandole un motore infernale, ed è contemporaneamente l’astronave più veloce della galassia e  un trasandato catorcio; viene preso continuamente a colpi di banalissima chiave inglese.

Prima o poi scopriremo quanto era lunga la rotta che ha percorso in dodici qualche cosa.

L’ipertecnologia si intreccia all’ipotecnologia formando un effetto ironico che non ha nessuna altra saga. Anche l’impatto storico è potente.

L’impero somiglia al terzo Reich, ma anche il Grande Timoniere ha una sua parte. L’impero è la struttura ipermilitarizzata dove i soldati non hanno faccia e sono intercambiabili.

Non vediamo mai civili, non vediamo mai case, donne, che non siano un’improbabile comandante femmina, bambini.

L’impero regna solo sui suoi soldati avendo eliminato tutto quello che non seve: scuole, case, cucine, asili, monti, laghi e campi di grano.

Una delle scene più belle, nell’episodio cosiddetto VII, quello che viene dopo i mitici tre, è quando il soldato imperiale, per soccorrere un compagno morente, si trova il casco-maschea sporcato dal sangue dell’agonizzante: non è più uguale agli altri, diventa riconoscibile.

Tutti capiamo che si leverà il casco per mostrarci il suo viso, che la sigla con cui viene identificato diventerà un nome.

I soldati sono tutti uguali, solo i comandanti hanno diritto a una faccia, ma Kylo Ren, il nuovo isterico adolescenziale cattivo, ci rinuncia non per necessità di respirare , ma per imitazione di un nonno oscuro.

Guerre stellari ci ricorda che, come afferma Chesterton, chi ama combatte: il principio dell’amore e della battaglia non possono mai essere disgiunti.

Ha ragione Paolo: la spada laser è la nuova Excaliburn.

Che la forza sia con noi, e noi siamo quelli che sanno che anche se l’umanità è scalcinata e dolente, alla fine la luce vince sul buio, la vita sulla morte.

Impugniamo le nostre lance e andiamo ad affrontare la nostra morte nera.

Ogni epoca ne ha una. Ogni epoca ha la sua battaglia.

Silvana De Mari

https://www.silvanademari.it/che-la-forza-sia/

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