Conclave. Il Cardinale Dolan scrive ai fedeli

Ieri il cardinale Timothy Dolan (che il sottoscritto raccomanda caldamente allo Spirito Santo insieme al confratello iberno-americano Sean Patrick O’Malley)i ha scritto una lettera per raccontare ai suoi fedeli le sue impressioni nell’imminenza del Conclave.

Il cardinale ha cominciato con l’umorismo che lo caratterizza: «Mi mancate! Sono passati dieci giorni da quando ho lasciato la diocesi, e come dice quella vecchia canzone, “Voglio andare a casa!”. Specialmente mi mancherete tutti il giorno della festa di San Patrizio, la festa del patrono della nostra meravigliosa diocesi».

Dolan racconta di aver cercato, ma di non aver trovato a Roma «nessun pane irlandese, nessun piatto di manzo sotto sale, nessun whiskey», anche se «non fraintendetemi amo il cibo e il vino romani!». Poi il ringraziamento per le preghiere, perché «ne abbiamo bisogno! Le percepiamo! Continuate così!», affinché «uniti con gli apostoli e la madre di Gesù, che erano chiusi nel Cenacolo, aspettiamo il supremo dono dello Spirito Santo! Questo sta riaccadendo ora».

COSA FANNO I CARDINALI. «Sicuramente – scrive – preghiamo molto. Ogni giorno si comincia con la più efficace delle preghiere, il sacrificio della santa Messa. Durante le sessioni diciamo il divino ufficio, cominciamo ogni incontro con l’antica preghiera alla terza persona della santa trinità, il “Veni Sancte Spiritus”». Il cardinale parla dell’Angelus e dei momenti di adorazione eucaristica. «Vi sorprenderete a sentire che passiamo molto del nostro tempo anche a discutere di cose come la preghiera, l’insegnamento della fede, la celebrazione dei sette sacramenti, su come incontrare i credenti che hanno lasciato la Chiesa, su come servire i malati e i poveri», ma anche su come «sostenere le nostre splendide scuole, gli ospedali, gli enti caritativi; su come incoraggiare i nostri fratelli preti, i vescovi, i diaconi, le donne e gli uomini consacrati, su come supportare i nostri pastori – e tirare fuori di più da loro – e dalle nostre parrocchie; formare i nostri futuri preti al meglio; amare le nostre coppie sposate e le famiglie, e difendere la dignità del matrimonio; proteggendo la vita dove è più in pericolo per via della guerra, della povertà e dell’aborto».

È così, spiega il cardinale, «forse non vi sembrerà vero, dato che il mondo della strada pensa che passiamo il tempo a parlare della corruzione in Vaticano, degli abusi sessuali, dei soldi». Se «queste cose emergono? Sì!». Se «dominano? No!». Il cardinale prosegue raccontando di una giornalista incontrata a Roma che gli ha domandato se il nuovo Papa porterà grandi cambiamenti. Lui ha risposto di sì, «e lei sembrava sorpresa, ma almeno ho attirato la sua attenzione! Così sono andato avanti chiarendo che la Chiesa è in un periodo di grande cambiamento; letteralmente, un cambiamento del cuore umano, che Gesù chiama penitenza e conversione. Il compito del vescovo di Roma è di conservare la fede, la verità che Dio ci ha rivelato, specialmente attraverso suo Figlio, Gesù, fedelmente trasmessa dalla Sua Chiesa in questi 2000 anni, e di rinnovare l’invito di Gesù a convertire il cuore».

Conclude poi Dolan: «Se si fanno dei nomi? Sicuramente. Ma il nome più quotato è quello santo di Gesù. Potreste pronunciare anche voi il Suo nome e chiederGLi di concederci la sua grazia e la sua misericordia? Grazie».

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