“Curiamo il Covid a casa e la mortalità è quasi a zero”

“La rete di medici che cura il coronavirus a domicilio è nata da uno di noi che si chiese come mai in Africa si ottenessero risultati brillanti. La soluzione era nei farmaci e nelle terapie precoci, così è iniziata la nostra attività: rispondiamo alle richieste inoltrate via mail: abbiamo superato i 6.000 casi trattati. La mortalità è praticamente nulla”. Così il dottor Paolo Martino Allegri racconta alla Nuova Bussola l’opera di IppocrateOrg.

La sentenza del TAR del Lazio degli scorsi giorni che ha smontato l’incredibile tesi governativa secondo cui per curare il Covid ci si debba limitare all’utilizzo del Paracetamolo e restare in “vigile attesa”, per poi inviare il paziente in Pronto Soccorso, e il protocollo di cure domiciliari emanato dalla Regione Piemonte, che prevede l’utilizzo di quei farmaci in questi mesi utilizzati con successo dai medici coraggiosi che non si sono uniformati alle direttive governative, ha scatenato la reazione rabbiosa dei guardiani della rivoluzione, i virologi alla moda sempre pronti a negare la possibilità delle terapie. Ancora una volta si usa il più intransigente negazionismo nei confronti della Idrossiclorochina, ma anche contro altri farmaci. Eppure, l’attività dei medici che curano ci offre un quadro molto diverso. E non si tratta di esperienze meramente empiriche: dovremmo parlare di una vera e propria Real Life Research: una ricerca scientifica condotta sul campo, non in laboratorio o su modelli matematici. Una delle realtà più impegnate in questa attività di cura concreta, di risposta al bisogno di salute – spesso disperato e inascoltato – dei pazienti, è quella di Ippocrate.org. Una realtà di medici che si sono dati il nome del padre della medicina, di colui che stabilì i princìpi dell’indagine diagnostica e fondatore della deontologia e dell’etica medica. Abbiamo incontrato uno dei fondatori dell’associazione, il dottor Paolo Martino Allegri. Medico esperto, Classe ‘62, padovano ma nato in Africa perché figlio di un medico missionario, specializzato in Pediatria e successivamente in Neonatologia e Patologia Neonatale, dopo un’esperienza di sette anni in ospedale dal 1998 fa il pediatra di famiglia. Ora cura e guarisce i malati di Covid.

Dottor Allegri, come si è trovato coinvolto nella cura domiciliare dei pazienti con Covid?
Fino a 10 anni fa ero il pediatra di Vo’ Euganeo, dove sono comparsi i primi casi di Covid nel Veneto. Non si sapeva come muoversi. Alcuni genitori di miei ex-pazienti, con polmoniti documentate alla TAC, si trovavano segregati in casa praticamente senza cure ed è così che ho iniziato, proponendo loro dosi massicce di vitamine, soprattutto di vitamina D, di cui conoscevo gli effetti di rinforzo delle difese immunitarie. Con mia grande sorpresa, questi pazienti miglioravano rapidamente la loro saturazione di ossigeno. Da allora ho raccomandato a tutti una profilassi vitaminica di prevenzione e dosi maggiori in caso di malattia.

Cosa ha provato quando si è accorto che il Covid non era la Peste Nera ma che si poteva curare e guarire?
Grande soddisfazione perché riuscivo a dare una speranza non illusoria alle persone che mi chiedevano aiuto, ma nello stesso tempo ero sgomento, perché mi sentivo solo e anche un po’ deriso dai colleghi coi quali provavo a condividere la mia esperienza.

Come è nata la realtà di IppocrateOrg?
Da un’intuizione geniale del fondatore, Mauro Rango, italiano che vive nelle isole Mauritius. Lì il coronavirus è stato debellato rapidamente all’inizio, utilizzando farmaci che conosciamo da decenni, come l’Azitromicina, l’Idrossiclorochina o il Cortisone, mentre qui in Italia la gente moriva come le mosche. Com’era possibile che in Africa, dove la sanità non è certamente avanzata come da noi, si ottenessero risultati così brillanti, mentre noi non riuscivamo a contenere la diffusione della malattia? Fu così che lanciò un appello via WhatsApp ad un gruppo di amici, appello che divenne rapidamente virale. Da novembre è iniziata l’attività di assistenza da parte di medici di questo gruppo, i quali rispondono alle richieste di aiuto inoltrate via mail dai pazienti.

Quali sono i risultati ottenuti dai medici dell’associazione?
I risultati sono eccellenti! Lo posso affermare con sicurezza perché ho sotto mano i dati non solo dei pazienti che ho preso in carico io, ma anche quelli degli altri colleghi. Alla data odierna abbiamo ampiamente superato il numero di 6.000 casi trattati. Di questi solo una esigua percentuale ha avuto bisogno transitoriamente di cure ospedaliere, ma sono le persone che si sono rivolte a noi tardivamente. La nostra esperienza dimostra che l’intervento precoce è la strategia vincente. La mortalità dei pazienti che seguiamo è praticamente azzerata: tra coloro che abbiamo assistito entro una settimana dalla comparsa dei sintomi non abbiamo avuto nessun decesso.

I fatti dunque ci dicono che curare e guarire a domicilio si può. Con il risultato di evitare il temutissimo sovraffollamento di ospedali e terapie intensive. Eppure gli organismi tecnici governativi non hanno fatto nulla per incentivare le cure a domicilio e hanno remato contro a questa possibilità, contrastando a livello di protocolli ogni terapia che non fosse il paracetamolo. Che idea si è fatto di questa strategia?
Sono fermamente convinto che è stato un gravissimo errore non incentivare le cure domiciliari. Curare il Covid a domicilio è molto più facile di quanto non si creda, purché si intervenga precocemente, come ho già detto. Io faccio il pediatra e non me la sentirei di certo di trattare un adulto con altre patologie, ma mi risulta abbastanza agevole curare persone affette da Covid. La mia paziente più anziana già guarita ha 95 anni, mentre ne ho presa in carico ieri un’altra che ha la veneranda età di 98 anni! Per quanto riguarda il Paracetamolo, è assodato che il suo impiego aggrava la situazione, per due ragioni. La prima è che non esplica un’azione antinfiammatoria, che è fondamentale invece nella cura di questa malattia, ma agisce solo come antifebbrile, dando al paziente la sensazione illusoria di miglioramento, mentre il virus continua a diffondersi nell’organismo. La seconda è che, per metabolizzare il Paracetamolo, si consuma il Glutatione, una sostanza antiossidante presente nel nostro corpo e che invece è fondamentale per combattere l’ossidazione causata dal virus nei tessuti.

La recente sentenza del TAR del Lazio sembra aprire finalmente alla possibilità di promuovere protocolli di cura che prevedono l’utilizzo di quei farmaci di cui da tempo si è riconosciuta l’efficacia sul campo nella cura dei malati…
Sono d’accordo. La sentenza è molto chiara al riguardo. La mia speranza è che ora, anche a livello ministeriale, si prenda atto di questa nuova realtà delle cure domiciliari che fortunatamente sta prendendo piede, non solo grazie a IppocrateOrg, ma anche per altre iniziative che stanno nascendo dal basso nella nostra società.

Se lei si trovasse ad essere chiamato in audizione di fronte al Comitato Tecnico Scientifico, forte dell’esperienza di questi mesi, cosa direbbe agli esperti?
Direi che bisogna ammettere con coraggio che la cura ospedalocentrica della malattia è stata una strategia errata e che è il momento di cambiare rotta. Molti medici se ne stanno rendendo conto. I numeri ci danno ragione: le cure domiciliari precoci funzionano. Dobbiamo incentivarle per svuotare le terapie intensive. La politica ne deve prendere atto.

Paolo Gulisano

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