Dalla peste al coronavirus, le pandemie spiegate in un libro

Nel 2005 Paolo Gulisano dava alle stampe un agile volume dal titolo Pandemie. Dalla peste all’aviaria. Era infatti un momento in cui si parlava molto dell’Influenza aviaria, l’influenza dei polli, che era attesa come una sorta di Peste del 2000.

Si trattò di una minaccia-fantasma, e l’autore (medico epidemiologo e scrittore) colse l’occasione per parlare della storia delle epidemie. Dalle citazioni della Bibbia alle descrizioni di Tucidide e Lucrezio, dalla «morte nera» medievale fino alla peste del ’600, per giungere infine al ’900 con le speranze suscitate da una scienza medica che sembrava destinata a trionfare su virus e batteri grazie a farmaci e vaccini, ma che si ritrova oggi ad affrontare nuovi ed inquietanti pericoli, la storia delle pandemie ci racconta della difficile coesistenza tra l’uomo e i virus. Questo libro è stato oggi riaggiornato (Pandemie. Dalla peste al coronavirus: storia, letteratura, medicina, Editrice Ancora Milano Pag 140 euro 9,99 Ebook) e ripercorre la lunga battaglia che l’uomo combatte da secoli contro le malattie contagiose, le pesti di ieri e i virus misteriosi di oggi, compreso il Coronavirus.

Prima di tutto, cosa sono le Pandemie di cui si parla nel libro?
Con questo termine si definisce una epidemia (ovvero una malattia che colpisce una collettività di persone) che colpisce un’area geografica di vaste propor zioni. Affinché si sviluppi un’epidemia è necessario che il processo di contagio tra le persone sia abbastanza facile. Epidemie e pandemie sono dunque manifestazioni collettive di una determinata malattia, con implicazioni sociali significative. Il termine pandemia si applica solo a malattie o condizioni patologiche contagiose.

Sono le malattie più pericolose?
Nell’Occidente contemporaneo la mortalità dovuta a malattie infettive, ossia trasmissibili, è inferiore all’uno per cento. Di fatto si muore per malattie cronico-degenerative, come i disturbi cardiocircolatori, le malattie respiratorie, i tumori. Gli incidenti costituiscono la prima causa di morte tra i giovani al di sotto dei venticinque anni, seguita al secondo posto dai suicidi. Questo è ciò per cui si muore oggi in Italia, in Europa e nel mondo occidentale. Eppure nessun dato sulla mortalità da tumori, da infarti, da ischemie cerebrali o da incidenti del traffico è in grado di determinare il panico collettivo suscitato dalla sola possibilità che ci si possa ammalare di una malattia infettiva, e quello che sta accadendo col Coronavirus lo conferma.

Perché l’uomo teme tanto le malattie trasmesse da virus?
Perché non ne conosce l’origine, perché evoca paure antichissime, ancestrali. Nel mio libro ho cercato di rispondere a questa e altre domande: cosa realmente è accaduto nella storia, e perché nel 2000 terzo millennio le malattie trasmissibili rappresentano ancora una minaccia così sconvolgente? Sono interrogativi che ci si deve porre, che è inevitabile porsi in particolare quando ci si ricorda che nella storia si sono verificate numerose pandemie, dagli esiti culturali e sociali spesso gravi e imprevedibili. Non parliamo solo delle memorabili pestilenze dell’antichità, ma anche di eventi molto vicini a noi, fra cui la celebre Influenza spagnola del 1918, e di minacce recentissime se non addirittura ancora incombenti, come l’AIDS, la tubercolosi, i virus africani. Oggi è il Coronavirus che ha scatenato un’autentica psicosi collettiva, come ho potuto constate direttamente sul campo. Ho visto persone terrorizzate, probabilmente anche a causa di una strategia comunicativa fatte dalle Istituzioni che in un primo tempo non ha fornito con chiarezza le indicazioni preventive da attuare, e poi ha trasmesso paura allo scopo di obbligare le persone ad osservare le misure costrittive di isolamento.

Hai scritto che la storia delle pandemie ci racconta della difficile coesistenza tra l’uomo e i virus, che sono prodotti di una Natura che oggi viene sempre più idolatrata.
EsattamenteNon è un caso che si cerchi sempre di trovare una causa “artificiale”. Si è ipotizzato che potesse trattarsi di un virus uscito da un laboratorio militare, opera quindi della manipolazione della Natura. Scienziati seri e accreditati ci dimostrano invece che questo virus è assolutamente naturale, nella sua origine. Semplicemente ha fatto un salto di specie, passando dagli animali all’uomo. Tutte le grandi pestilenze che hanno afflitto l’umanità nel corso dei secoli venivano da una Natura che in fondo non è poi così benigna e buona come asseriscono gli idolatri dell’ecologismo.

E la storia della Medicina è lì a dimostrarlo…
Infatti. Una storia fatta anche di casi di cui si è persa memoria, anti- che micidiali e misteriose epidemie come quella che colpì l’Inghilterra nel XVI secolo, chiamata «malattia del sudore», un morbo più temibile della stessa peste bubbonica, che uccideva chi ne rimaneva colpito nel giro di poche ore. Moltissime sono le epidemie di cui restano testimonianze storiche, ma delle quali è impossibile identificare l’eziologia, ossia l’origine, il microrganismo responsabile. Questi virus killer sono scomparsi, si sono estinti, o potrebbero tornare a colpire, magari mutati geneticamente? Le pandemie sono un problema reale. Non potremo mai sapere esattamente in che misura abbiano segnato l’umanità più antica, anche se le prime testimonianze scritte a noi pervenute tracciano dei quadri terribili e desolanti.

Ci attende un futuro di terrore? Vivremo nell’ansia di nuove pandemie?
La preoccupazione circa future pandemie, nonostante tutto, resta alta. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la più importante autorità scientifica e organizzativa preposta al controllo delle malattie e alla promozione della salute, le condizioni perché si possa verificare una pandemia propriamente detta sono tre: la comparsa di un nuovo agente patogeno; la capacità di tale agente di colpire gli uomini, creando gravi patologie; la capacità di tale agente di diffondersi rapidamente per contagio.

Il Coronavirus ha le caratteristiche per essere ritenuto tale?
Ancora non possiamo dirlo. Siamo entrati in un clima di incertezza. Da anni gli esperti avvisavano sull’arrivo di una possibile grande Pandemia, la “Big One”. Le autorità sanitarie dei vari Paesi occidentali si sono sempre dette convinte di essere pronte a fronteggiare l’emergenza, ma ora queste certezze sono venute meno. A complicare le cose c’è il fatto che, rispetto al passato, assistiamo oggi, con gli attuali mezzi di trasporto, a spostamenti quanto mai rapidi di persone potenzialmente infette, in grado di veicolare il virus in ogni continente, diffondendo il contagio con una rapidità e vastità inusitate. Le pandemie dunque sono un problema reale: uno spettro che si aggira per il mondo, che occorre imparare a fronteggiare ma senza catastrofismi e senza utilizzare il pretesto della malattia per soffocare, limitare o addirittura cancellare i diritti e le libertà personali.

Paolo Gulisano

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