La profezia di San Malachia: siamo davvero al capolinea della Chiesa?

Poter conoscere il futuro è, da sempre, una delle tentazioni predilette dell’umanità. Dalle sibille di pagana memoria fino ad arrivare ai carnascialeschi “santoni” della modernità liquida, tutta la storia è attraversata dall’ansiosa rincorsa di vaticini e premonizioni. Persino oggi, in un mondo post-religioso, continuano ad avere cittadinanza – e spesso grande pubblicità – le più improbabili profezie alla Nostradamus, per non parlare poi delle visioni apocalittiche che, dal famoso 2012 in salsa maya, anno dopo anno si ripresentano a cadenza regolare.

Al netto di tali ridicole manifestazioni, non va però dimenticato che una dimensione escatologica è presente pure nella bimillenaria tradizione cattolica. L’annuncio dei tempi ultimi, infatti, è parte integrante del messaggio evangelico e della dottrina della Chiesa, la cui storia, oltre ad essere memoria dell’incarnazione del Messia, è al contempo quella di un’attesa, di un ritorno, di un compimento. Così i profeti dell’Antico Testamento hanno lasciato spazio alle numerosissime visioni dei santi, tra le quali, oltre all’Apocalisse giovannea, una menzione a parte – anche per la sua attualità – merita quella di San Malachia di Armagh, vescovo irlandese vissuto nel XII secolo e amico di San Bernardo di Chiaravalle (che ne fu il suo biografo più autorevole). 

Ora, secondo l’elenco di San Malachia – o chi per lui, dal momento che l’autenticità delle fonti è ancora oggetto di discussione tra gli studiosi –, i 111 papi sono trascorsi e Benedetto XVI corrisponderebbe all’ultimo. Con Francesco siamo dunque prossimi al capolino della Chiesa e del mondo? Del resto i segnali sembrerebbero non mancare e anche la Fede sta vivendo una crisi mai vista.

Questo e molti altri sono gli interrogativi che animano l’appassionante ricerca condotta del medico e saggista Paolo Gulisano, poligrafo di gran vaglia, che all’Irlanda e alla sua cultura ha già dedicato più di un volume. Malachia tra storia e misteri si pone dunque il duplice obbiettivo di far conoscere la parabola biografica di uno dei più suggestivi santi a cui l’isola di smeraldo abbia mai dato i natali, e, in seconda battuta, di valutare il grado di attendibilità delle profezie attribuite a Malachia e la loro reale applicabilità al tempo presente.

 L’esito è un libro godibile, di facile lettura, che tra l’altro ha il pregio di offrire al lettore una profonda riflessione sull’attuale situazione della Chiesa a partire da un punto di vista certamente peculiare e, proprio per questo, ancora più interessante.

San Malachia deve soprattutto la sua celebrità alle profezie sui papi che gli vennero attribuite a partire dal XVI secolo, esito di una visione ricevuta durante un pellegrinaggio a Roma. Si tratta, in buona sostanza, di una serie di brevi oracoli che illustrano le caratteristiche principali dei papi e la successione dei pontificati da quello di Celestino II – eletto nel 1143 – fino a Pietro II. Dopo le 111 descrizioni, si parla di un’ultima persecuzione che affliggerà il gregge cristiano, quando sul soglio pontificio siederà “Petrus Romuanus”; dopodiché sarà la fine del mondo.

Ora, secondo l’elenco di San Malachia – o chi per lui, dal momento che l’autenticità delle fonti è ancora oggetto di discussione tra gli studiosi –, i 111 papi sono trascorsi e Benedetto XVI corrisponderebbe all’ultimo. Con Francesco siamo dunque prossimi al capolino della Chiesa e del mondo? Del resto i segnali sembrerebbero non mancare e anche la Fede sta vivendo una crisi mai vista.

Questo e molti altri sono gli interrogativi che animano l’appassionante ricerca condotta del medico e saggista Paolo Gulisano, poligrafo di gran vaglia, che all’Irlanda e alla sua cultura ha già dedicato più di un volume. Malachia tra storia e misteri si pone dunque il duplice obbiettivo di far conoscere la parabola biografica di uno dei più suggestivi santi a cui l’isola di smeraldo abbia mai dato i natali, e, in seconda battuta, di valutare il grado di attendibilità delle profezie attribuite a Malachia e la loro reale applicabilità al tempo presente.

 L’esito è un libro godibile, di facile lettura, che tra l’altro ha il pregio di offrire al lettore una profonda riflessione sull’attuale situazione della Chiesa a partire da un punto di vista certamente peculiare e, proprio per questo, ancora più interessante.

Luca Fumagalli

Un pensiero su “La profezia di San Malachia: siamo davvero al capolinea della Chiesa?

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    Il motto di Malachia si riferisce alle oche del Campidoglio perche questo papa era stato cardinale col titolo della Basilica di San Marco Evangelista al Campidoglio. I suoi discendenti assunsero anche il cognome Paparoni, cui e talvolta associato uno stemma con un’anatra.

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