LETTURE/ Bandiere rosse, aquile nere: quando la Misericordia viene a mancare

Guardando allo spettacolo offerto nella campagna elettorale da parte delle opposte fazioni, per lo meno quelle animate da maggiore passione, non si può non notare che l’animosità feroce è ciò che da sempre contraddistingue l’impegno politico degli italiani, dal tempo dei Comuni e delle Signorie ad oggi. Anzi, come ho avuto già modo di scrivere tempo fa, si direbbe che gli italiani abbiano la Guerra Civile nel proprio DNA. Molto più, ad esempio, dei Britannici, che dopo Oliver Cromwell si sono ben guardati dal combattersi tra loro, riservando le proprie attitudini belliche agli altri popoli, a cominciare dai vicini scozzesi o irlandesi.

In Italia invece c’è profondamente impresso nel carattere il gusto per la divisione e la conflittualità intestine.

Queste considerazioni in questi giorni di tensioni referendarie mi sono state ispirate anche da uno straordinario romanzo: Bandiere rosse, aquile nere, edito da Piemme, di cui è autore Guido Cervo. Da anni Cervo, docente bergamasco formatosi nella lettura dei classici e in particolare dei russi, ci regala da grande appassionato di storia qual è opere appassionanti. Si è cimentato dapprima con l’antica Roma, con gli scenari barbarici e decadenti del Tardo Antico e dell’alba del Medioevo. Poi, più recentemente, ha pubblicato un romanzo ambientato nella Prima Guerra. Sul piano stilistico nelle opere di Cervo si è da sempre avvertita l’influenza di maestri del ‘900 come Graham Green, Ernst Junger, Carlo Alianello. Con questa ultima opera Cervo invece richiama alla memoria del lettore gli scenari epici del grande Eugenio Corti. Il romanzo è ambientato in uno dei più drammatici momenti della storia italiana, dal 1942 al 1945. Quelle che vengono raccontate sono le vicende tragiche di un Paese diviso, lacerato, provato da una guerra inutile e dannosa, e poi straziato dalla guerra civile. Vicende osservate attraverso una famiglia milanese, i Martinelli, i cui membri vengono divisi e allontanati dalla guerra ma anche dalle contrapposte ideologie. Le bandiere rosse e le aquile nere del titolo sono quelle dei partigiani che sognano di instaurare una repubblica socialista e dei fascisti irriducibili che combattono non tanto per un Duce che- nelle pagine del romanzo- è una presenza opaca e lontanissima, ma per l’onore di Italia, un Paese soggetto a privazioni, luti e umiliazioni di ogni genere. Il vero protagonista, in questo romanzo, è – come nelle opere di Corti – il popolo, quello vero, quello concreto, che soffre e si arrabatta per sopravvivere materialmente e moralmente per sopravvivere ai disastri provocati dai cosiddetti “grandi della storia”.

Il libro di Cervo ci mostra quello che accade quando la Misericordia viene a mancare.

Quando si tratta della guerra civile in Italia 1943-1945 è immediato il rischio di incorrere in una scelta fatale come ha rischiato l’astuto Ulisse tra i due mostri Scilla e Cariddi: la “salvezza” non sta nello scegliere l’uno o l’altro, ma nel passarvi in mezzo, come aveva fatto Ulisse.  Il che non significa affatto dare un colpo al cerchio ed uno alla botte, non sta nell’irenismo, ma, semplicemente nel raccontare la verità possibile, che in campo storico non è mai l’equivalente delle verità di natura o di tipo matematico, ma è sempre un’approssimazione alle intenzioni degli attori dei fatti storici, intenzioni note solo a Dio.  

Così Guido Cervo svolge magistralmente la sua trama, racconta l’Italia della guerra civile, o per meglio dire, delle tante guerre civili, quelle quasi mai raccontate, come ad esempio il conflitto durissimo tutto interno alla Sinistra, tra il PCI di Togliatti e coloro che erano portatori di diverse visioni del Socialismo, come i cosiddetti “internazionalisti, i bordighiani.

Vicende di fantasia vissute, in un quadro corale,in un contesto di eventi storici reali,ricostruiti sul   fondamento   di   una   sicura   documentazione, con un tempo   narrativo   quasi cinematografico e   una   particolare attenzione  allo  scenario naturale, culturale   e sociale in  cui  è ambientata la narrazione.  Troviamo così accanto ai personaggi immaginari ma verosimili creati dall’autore anche figure storiche, come l’ingegner Carlo Bianchi, il giovane apostolo della carità milanese, fondatore del centro di assistenza per diseredati di Milano “La Carità dell’Arcivescovo”, che morì fucilato dai Nazisti nel campo di concentramento di Fossoli.

Un romanzo, insomma, che aiuta a guardare con occhi diversi non solo il passato, ma anche il presente.

Paolo Gulisano

http://www.ilsussidiario.net/News/Cultura/2016/12/12/LETTURE-Bandiere-rosse-aquile-nere-quando-la-Misericordia-viene-a-mancare/737333/

Un pensiero su “LETTURE/ Bandiere rosse, aquile nere: quando la Misericordia viene a mancare

  1. Luca

    Vero.. però è vero un po dappertutto… vedi le recenti votazioni in USA.

    Cmq. andando più al sodo 😉 la gente lo sa che i cristiani in USA hanno votato per Trump? Così tanto per creare un po di traffico sul blog 🙂

    ciao Paolo

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