Marcia per la Vita. Cronache di un evento

con Gianna Molla

con Gianna Molla

con il card. Burke

con il card. Burke

La Marcia nazionale per la Vita è il più importante evento del mondo pro life italiano. Un evento che coinvolge tutte le associazioni, i movimenti, i gruppi, che dicono sì alla vita senza compromessi.

Mentre ero in piazza Bocca della Verità, prima che la Marcia partisse, ho osservato con stupore, quasi con commozione, quel popolo della vita. Quei tanti giovani, con il loro entusiasmo semplice e contagioso. Quei sacerdoti, pronti anche a confessare chi avesse voluto accostarsi al Sacramento della Riconciliazione.

Quelle famiglie numerose, quelle comunità in rappresentanza di Paesi dalla storia di fede significativa: la Polonia, la Lituania, l’Austria, l’Irlanda, e altri ancora. Ho ritrovato tanti amici, vecchi e nuovi.

La cara Gianna Molla è la figlia di Santa Gianna Beretta Molla, la dottoressa che diede la sua vita – nel 1961 – proprio per permettere che la piccola che portava in grembo potesse nascere; e quella piccola è ora Gianna, una donna, un medico come lo era stata sua madre.

Ho avuto modo di incontrare il cardinale Burke, un grande vescovo, un grande difensore della vita e della verità della famiglia. Il cardinale – che è pur sempre un Principe della Chiesa – si è lasciato avvicinare da me con grande semplicità. Abbiamo parlato di un comune maestro, il grande Gilbert Chesterton.

Poi in piazza abbiamo ascoltato diverse toccanti testimonianze: la prima è stata quella di Carlo Mocellin, marito di Cristina Mocellin, che senza esitazioni ha offerto la propria vita pur di salvare quello del figlio, che teneva in grembo; poi ha preso la parola una donna, Titti, convinta a non abortire grazie ad un parroco, don Francesco Cirino: le era stata diagnosticata una grave malformazione ai reni del figlio in grembo, pressioni erano state fatte su di lei affinché interrompesse la gravidanza, ma lei ha creduto nella vita ed ha riposto fiducia nella divina Provvidenza, grazie anche alla vicinanza del sacerdote: Salvatore è nato ed era sul palco della Marcia col suo carico di gioia e di entusiasmo; è stata quindi la volta di altre due donne, una, Francesca, di Roma e l’altra, Paola, di Casale Monferrato:

entrambe hanno abortito ed hanno raccontato con toni vibrati e toccanti la disperazione, la solitudine ed il deserto vissuto, lo sconvolgimento causato dal loro stesso gesto, la percezione dell’assenza-presenza del figlio che era in loro, ma anche il percorso umano e spirituale di penitenza, di redenzione e di perdono compiuto, grazie alla presenza ed alla vicinanza di persone e di organizzazioni pro life, che hanno rappresentato per loro l’occasione di una testimonianza forte contro l’aborto, confidando così di poter salvare altre giovani da questa tragedia.

E’ quindi intervenuta la portavoce della Marcia per la Vita, Virginia Coda Nunziante, che ha sottolineato come quest’evento serva in primo luogo a non lasciarsi assuefare dal male che è l’aborto, un male che va combattuto senza se e senza ma, per impedire che altre centinaia di migliaia di vittime vadano ad aggiungersi a quegli oltre cinque milioni di bambini uccisi dall’introduzione della Legge 194 fino ad oggi.

Una volta partita la marcia per le vie del centro di Roma, i protagonisti sono diventati loro: quei tanti, tantissimi che hanno voluto testimoniare il loro amore per la vita. Una folla variopinta, dalle tante bandiere, dalle magliette che dicevano il loro sì alla vita e un no chiaro ad aborto, eutanasia e gender. Tra gli slogan scanditi, i canti, le preghiere, la recita del Rosario, la marcia è arrivata in Piazza san Pietro esattamente al momento dell’Angelus, la preghiera che ricorda il sì di Maria all’Incarnazione.

Osservando quelle persone, la tanta gente semplice, qualche mamma in dolce attesa, quei preti giovani avvolti dalle loro splendide vesti talari, quei (pochi) vescovi presenti e quei pochissimi politici, tra cui Mario Adinolfi, il fondatore del Popolo della Famiglia, ho riflettuto sul lavoro che c’è da fare in Italia per difendere la vita umana dalla cultura della morte che si va sempre più diffondendo. Un compito difficilissimo, una vera e propria impresa ardua,ma che vale la pena intraprendere. E’ un compito che non ci deve spaventare, ed è una responsabilità verso tutte le persone buone, giovani e anziani, suore, laici, religiosi, che credono che il male non potrà sempre prevalere, e che il bene debba trionfare. Quei volti che ho visto ieri nelle strade di Roma ce lo chiedono con forza e con fiducia.

Paolo Gulisano

http://www.notizieprovita.it/economia-e-vita/marcia-per-la-vita-cronache-di-un-evento/

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