Niente cure ai non vaccinati: il great reset della Medicina

È in corso un mutamento profondo, che potrebbe segnare la fine della medicina ippocratica e umanistica: lo si vede nella volontà di molti medici di non curare i pazienti che arrivano in ospedale se non vaccinati. E di insultare i parenti che accompagnano gli anziani. Ma quale sarebbe la colpa dei non vaccinati? Non essersi sottoposti ad una profilassi sperimentale? L’idea che ci siano pazienti da castigare fa parte di uno stato etico che ha cancellato 2500 anni di medicina come arte del prendersi cura di ogni persona. 

Da qualche tempo si parla di Great Reset: il grande rivolgimento economico, sociale, politico, mondiale che è stato avviato utilizzando l’epidemia di Covid. È triste e doloroso constatare che si è avviato anche un Reset della Medicina. È in corso un mutamento profondo, che potrebbe segnare la fine della medicina ippocratica, della medicina umanistica.

I segnali più inquietanti vengono dalle dichiarazioni che sempre più spesso vengono fatte dai medici in merito alle cure per le persone non vaccinate.  Già nelle scorse settimane la Rete e i Social hanno cominciato a proliferare di interventi di medici e infermieri che twittavano o pubblicavano sui loro profili Facebook messaggi minacciosi, in cui dichiaravano a chiare lettere la loro volontà di non curare i cosiddetti No-Vax, e anzi, minacciavano di infierire su di loro sbagliando appositamente i prelievi e le iniezioni endovenose, procurando in tal modo, deliberatamente, delle sofferenze ai pazienti.

Scritti meritevoli di denuncia, quanto meno agli ordini professionali. Non è dato di sapere se siano stati aperti dei procedimenti nei confronti di questi aspiranti seviziatori. Io stesso ho appreso direttamente da una parente di un anziano portato in ospedale per polmonite che una volta arrivati, e dopo che i sanitari avevano chiesto se la persona fosse stata vaccinata, alla risposta negativa hanno letteralmente ricoperto di insulti i parenti, con offese pesanti, e cercando in tutti i modi di colpevolizzare i familiari, dicendo che se il paziente muore sarà tutta colpa loro.

Un comportamento indegno di medici. La colpevolizzazione di un malato, o dei suoi congiunti, è qualcosa che non si è mai visto. È come se ad un fumatore venisse diagnosticato un tumore ai polmoni: dovrebbe essere insultato, maltrattato e disprezzato perché non è mai riuscito a smettere di fumare? Si tratta di comportamenti inediti e indegni. Qualche avvocato ormai consiglia alle persone di recarsi in ospedali pronti a registrare le conversazioni con i medici, per tutelarsi da queste aggressioni verbali.

Ma non è finita: se questi episodi, come le citate minacce digitali, potrebbero essere considerati episodi marginali, esagerazioni individuali, ora le dichiarazioni ostili nei confronti delle persone non vaccinate stanno arrivando anche da medici con ruoli di responsabilità, primari di reparti di rianimazione. Una ostilità aperta e in qualche modo istituzionale. “Se non ti vaccini, niente ospedale”, hanno dichiarato, sostenendo apertamente la necessità di “penalizzare i No Vax”.

Ma da quando in qua la Medicina “penalizza” qualcuno? Ci sono pazienti da “castigare”? E quali? Sarebbe una sorta di “Stato etico”, che decide chi è degno di essere curato e chi no. Pensate se questo tipo di logica aberrante fosse stato applicato nei confronti dei malati di AIDS, che contraggono la malattia a causa dei loro stili di vita sessuale. Oppure, potremmo chiedere a questi rianimatori se d’ora in poi si rifiuteranno di curare le persone che hanno avuto dei gravi incidenti stradali, per propria colpa, andando fuori strada o contro un altro veicolo per propria colpa, magari per eccesso di velocità, o per aver passato un semaforo rosso. Secondo la nuova spietata logica, chi sbaglia paga, e per punizione non ha diritto all’assistenza medica. Ma se i casi che abbiamo citato hanno effettivamente all’origine della condizione di malattia una colpa, quale sarebbe la colpa dei non vaccinati? Non essersi sottoposti ad una profilassi sperimentale? E se anche colpa fosse, perché deve essere punita con sofferenze deliberatamente inflitte o addirittura con la morte?

Per quei sanitari che si pongono la domanda: perché mai dovrei curare i No vax, la risposta viene data da tutta la storia di 2500 anni di arte medica, dal Giuramento di Ippocrate in poi.

La storia della Medicina non è soltanto la storia di invenzioni, di scoperte, di progressi scientifici. È anche la storia di uomini che hanno dedicato la propria vita a prendersi cura di chi soffre. Medici, ma anche infermieri, o altre figure che fin dall’antichità praticarono in modo eroico, fino alla santità, l’arte del guarire. Da Gesù Cristo, che era anche medico, fino al Medioevo che inventa gli ospedali, passando per il Rinascimento e infine alla modernità iper-tecnologica dove chi soffre ha bisogno anzitutto di una presenza umana accanto a sé.

E a proposito di religione: è semplicemente terribile il silenzio della Chiesa davanti alle aberrazioni etiche della “nuova Medicina”, di fronte al negare le cure a chi si stabilisce “che non le merita”. Dalla Chiesa dovrebbe venire una fermissima condanna, così come dagli ordini professionali. E invece niente, e la cultura dell’odio e della morte può diffondersi indisturbata. Il tutto a discapito della Medicina intesa come arte del prendersi cura, dell’alleviare le sofferenze, del confortare i malati e i loro congiunti.  

Dalle radici profonde della Medicina intesa come prendersi cura emerge con chiarezza quello che è stato per duemila anni il compito autentico della Medicina: farsi carico, con piena consapevolezza, della sofferenza che incontra, della malattia e della morte, in tutte le circostanze, per tutte le persone di ogni età, etnia, e scelte di vita.

Meno di così, non sarà più Medicina.

Paolo Gulisano

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