Non praevalebunt

Fotolia_6130371_XS« Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. Ed io ti dico: Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del Regno dei Cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli. »   (Matteo 16,17-19)

Torniamo a parlare della Chiesa, in questo giorno fatidico in cui ha inizio la Sede Vacante. Parliamone a partire dal Vangelo sopracitato, e non più dalla letteratura. Tale infatti è quanto proviene dalle “profezie di Malachia”, che avevo usato unicamente come spunto di riflessione, (senza prestarvi alcuna fede, si tranquillizzi qualche lettore) di fronte all’abbandono del soglio di Pietro da parte di Benedetto XVI, che apre scenari preoccupanti.

Tributati infatti a Joseph Ratzinger i dovuti ringraziamenti, con gratitudine e commozione, ora ci si deve preparare al Conclave. Innanzitutto pregando, impetrando l’assistenza dello Spirito Santo sulla Chiesa. Non sono un pessimista, un catastrofista: sono assolutamente certo delle parole di Cristo, “le porte degli inferi non prevarranno” , ma questo nella storia si realizza attraverso modalità a noi imperscrutabili, e anche attraverso momenti di oscurità, di dolore, di sconfitta. In questi giorni riflettevo che esattamente 500 anni fa si svolgeva a Roma un altro conclave, che avrebbe eletto papa Leone X, un Medici, uno dei pontefici più sciagurati della storia. L’anno prima il cardinale de’ Medici aveva accompagnato l’esercito spagnolo fatto calare nella penisola italiana dal precedente Vicario di Cristo, Giulio II, magnificente sovrano amante e benefattore dell’arte, nonché potente politico, per risolvere con la forza delle armi alcune controversie. In cambio del buon lavoro svolto, e per evitare guai alla propria amata città di Firenze, il cardinale dè Medici concesse alle truppe spagnole di saccheggiare liberamente la città di Prato, che sorge a poche miglia da Firenze. Per giorni gli spagnoli (figli della cattolicissima Spagna) imperversarono sulla cittadina, rubando, uccidendo (furono seimila le vittime) e stuprando. Per quest’ultima attività, non si posero alcun limite: fecero irruzione nei numerosi conventi di una cittadina che era orgogliosa della propria devozione mariana (si conserva devotamente una preziosa reliquia della Madonna, la sua cintura) e abusarono per giorni delle suore. Un tale mostruoso orrore ebbe luogo sotto gli occhi consenzienti di chi, solo un anno dopo, sarebbe stato scelto per diventare il Papa, il successore di Pietro, il Vicario di Cristo in terra. Tremano i polsi? Sì, certamente, ma la fede non vacilla. Non ancora. La Provvidenza avrà avuto le sue ragioni per permettere che il Medici diventasse papa. E che papa fu? Munifico e illuminato cultore della bellezza, come il predecessore. Peccato che dopo quattro anni di felice pontificato ebbe luogo, in Germania, lo scisma di Lutero, una ferita terrificante portata al Corpo di Cristo. Una tragedia annunciata, che alcuni lungimiranti umanisti cristiani (come Tommaso Moro) avevano cercato di prevenire. Peccato che Leone X avesse sottovalutato l’accaduto, e ci vollero tre anni prima che prendesse posizione nei confronti dell’ex monaco agostiniano. Per confutarne le tesi si sarebbe poi rivolto nientemeno che al Re d’Inghilterra, Enrico VIII, che egli reputava devotissimo figlio della Chiesa…Su Leone X poi giravano per Roma voci un po’ maligne che raccontavano di una certa sua predilezione per aitanti giovanotti…. Ad ogni modo, questo fu il papa che- dobbiamo crederlo- venne scelto dallo Spirito. Non vogliamo pensare ad un errore, non vogliamo dubitare, ma – ripeto- ci limitiamo a costatare con dolore che i disegni della Provvidenza per la Sua Chiesa non sono sempre immediatamente chiari. Possiamo dire che in quella Roma lasciva e corrotta agirono poi san Filippo Neri, Sant’Ignazio, e altri ancora. Ma il sangue innocente di Prato, la dissoluzione dell’Europa cristiana, i martiri dell’Inghilterra e tanti altri ancora ci chiedono di meditare con umiltà sofferente. Non praevalebunt, nonostante tutto, nonostante i figli corrotti e corruttori della Chiesa stessa, che non finirà, certo. Anche da questo punto di vista si tranquillizzino i lettori, ma siamo nel pieno di una tempesta, di una bufera, come 500 anni fa, forse come 1.700 anni fa. La data non è uscita a caso: nel 313 l’Editto di Costantino mise fine all’epoca dei martiri. La Chiesa ebbe un proprio ruolo preciso, nello Stato, (non vorrei scriverlo con la maiuscola)  accanto ad esso. Oggi forse siamo alla fine della lunga era costantiniana, una lunga agonia iniziata nell’800, con la perdita del potere temporale. Oggi anche il potere spirituale della Chiesa vacilla, fragilissimo. Forse una terribile bellezza sta per nascere tra queste macerie, e la Chiesa non soccomberà, ma come un fiore che nasce tra le pietre.

Paolo Gulisano

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