Piccola bibliografia ragionata di narrativa disintossicante

Esiste una letteratura contemporanea che sappia offrire ai lettori non soltanto testi gradevoli, ma anche sentimenti, emozioni e, soprattutto, valori profondi? In effetti, la letteratura contemporanea sembra non riuscire a liberarsi da quelle catene che, di volta in volta, sono rappresentate da una sociologia di bassa lega, astrusi intellettualismi, pornografia più o meno soft, becera propaganda di antivalori liberal e/o di una sinistra fuori tempo. In particolare la narrativa contemporanea italiana intinge spesso la sua penna nei veleni del più triste “luogocomunismo”: immigrazionismo, omosessualismo, antirazzismo, antifascismo.

Non si vince un premio letterario importante, come lo Strega, il Bancarella o il Bagutta, se non si manifesta una dimostrata appartenenza alla consorteria gauchiste e se le opere presentate non veicolano una implicita, sottile, ma non per questo meno pericolosa propaganda in favore della dissoluzione e della decostruzione: nella lettura di un’opera di narrativa, le difese mentali e i filtri cognitivi di un lettore normale sono meno vigili rispetto alla lettura di un’opera di saggistica, e quindi è più facile trasmettere le infezioni e le perversioni ideologiche del nostro tempo. E naturalmente le scelte editoriali degli editori principali sembrano ignorare, salvo rari casi, che esiste anche un pubblico desideroso di una narrativa di qualità ma ispirata a valori profondi e “identitari”. Una narrativa che risulti disintossicante rispetto ai torbidi e inquinanti messaggi che ci pervengono dai libri, dalla televisione, dalla stampa, dagli opinion leader, persino dallo spettacolo. Una letteratura che “ci faccia bene”, che, magari, ci diverta e che ci induca a riflettere sul presente e soprattutto sul futuro, sui rischi attuali e prospettici, su noi stessi e sulla nostra civiltà.

Eppure, ogni tanto, qualcosa sembra sfuggire alla censura operata dai cantori del brutto, del mediocre, dell’informe, del malvagio. Ho provato allora a proporre dei testi che veicolino idee e valori a noi vicini, testi che, pur nelle diversificate sensibilità e opinioni dei lettori del sito, possano essere riconosciuti, almeno in parte, come “nostri”. Testi recenti, quindi reperibili o ordinabili anche in libreria. Testi disintossicanti rispetto ai veleni quotidianamente diffusi da chi ha in mano tutte le agenzie culturali e informative: giornali, televisioni, case editrici, università. Testi critici rispetti ai luoghi comuni dominanti. Testi anche diversissimi tra loro per contenuti e stili letterari.

Ovviamente la scelta è soggettiva e molto potrebbe essermi sfuggito o dimenticato, ma i lettori, se lo desiderano, potrebbero aggiungere altri titoli nei commenti. Eccola mia personale bibliografia.

Paolo Gulisano, Il prodigio di Lisbona, Elledici. Eclettico, erudito ma mai pedante, il “nostro” Paolo Gulisano ci porge un romanzo saldamente ancorato ai suoi (e nostri) valori e che attraversa affettuosamente alcuni dei suoi molti interessi: il mondo celtico e una delle sue espressioni calcistiche, la mitica squadra del Celtic impegnata, vittoriosamente, nell’epopea della Coppa dei Campioni del 1967, gli aneliti di libertà di Irlanda e Scozia. Un romanzo, ora entusiasmante, ora commovente, in cui si intrecciano storie diverse, ambientato in Irlanda, in Scozia, a Fatima, a Lisbona e in parte anche in Italia (e qui fanno capolino anche le figure di Nino Nutrizio, mitico direttore de La Notte, e di Giovannino Guareschi). Un romanzo profondamente e convintamente cattolico. Ma, soprattutto, un bel romanzo.

Paolo Gulisano, I Crononauti e l’incredibile viaggio, Elledici. Non un libro per ragazzi, ma anche per ragazzi: in realtà un libro per tutti. Una divertente, fantasmagorica avventura di fantasy/fantascienza, scorrevole e godibile, basata su una simpatica invenzione letteraria che certamente qui non sveliamo.

Rino Cammilleri, Immortale odium, Gondolin. Roma, 1881: il corteo funebre di Pio IX viene attaccato da una banda di fanatici anticlericali e massoni, che cercano di gettare la bara del grande Pontefice nel Tevere. Da qui si dipana una storia, un giallo storico ricco di colpi di scena, di ottime descrizioni del contesto sociale e ideologico dell’ultimo scorcio dell’Ottocento. Rino Cammilleri, bravo scrittore, pubblicista e saggista cattolico, non è la prima volta che si cimenta con un giallo: tra le opere più recenti, intrigante è la sua raccolta di racconti, su un topos dei più classici nei polizieschi: I delitti nella camera chiusa per i Gialli Mondadori.

Laura Salvetti, Il codice Wagner, Fede e Cultura. Sulla copertina di questo libro compare la scritta thriller: in effetti lo è, ma è anche un romanzo storico su più livelli, un racconto che narra di simboli arcani: il Graal, la lancia di Longino, di antichi manoscritti e della musica di Wagner. Come invito alla lettura, ecco ciò che scrive Rino Cammilleri in una sua recensione del libro: “Se un avvocato di orientamento cattolico che ama Tolkien, Lewis e Chesterton si dà alla narrativa, magari viene fuori un intreccio alla Dan Brown, ma con altri ingredienti”.

Roberto de Mattei, Trilogia romana, Solfanelli. Scrive nell’introduzione l’Autore, che tutti noi ben conosciamo, storico, docente universitario, direttore della rivista Radici Cristiane e di Corrispondenza Romana, autore di decine di testi tutti da leggere, come la monumentale storia del Concilio Vaticano II: “Questi racconti, che compongono un’unica trilogia non sono un romanzo storico, ma una ricostruzione storica di fatti e di personaggi, in cui tutto è rigorosamente documentabile”. Un secolo di storia romana in cui si rievocano personaggi come il cardinale Giuseppe Mezzofanti, lo storico contro-rivoluzionario Jaques Crétineau-Joly, monsignor Umberto Benigni, il modernista don Ernesto Bonaiuti, il principe Leone Caetani, la principessa Maria Cristina Giustiniani Bandini. Una ricostruzione storica precisa, colta e comunque affascinante come un romanzo, profondamente incardinata su valori cattolici “di sempre” dove si narra anche della lotta della Chiesa contro il Modernismo e le sette massoniche. Un libro, tra l’altro, ben scritto, con una prosa gradevole e scorrevole.

Silvana De Mari, Arduin il Rinnegato, Edizione Ares. Tutti conosciamo la coraggiosa Silvana De Mari, medico, psicoterapeuta, saggista, pubblicista, per le sue coraggiose battaglie contro l’ideologia abortista, omosessualista e genderista, a causa delle quali non le sono mancati anche guai giudiziari promossi dai soliti censori della più bieca intolleranza progressista. Ma non tutti sanno che la De Mari è anche una scrittrice di fantasy di successo, ma non solo di fantasy, tradotta in più di venti paesi. Arduin il rinnegato è la storia di un Orco che si schiera con gli uomini in nome della Giustizia e della Bellezza. Un romanzo di avventure che è anche un romanzo di formazione e di presa di coscienza, ma, soprattutto, un romanzo che trasmette valori.

Silvana De Mari, L’ultimo elfo, Salani. Ambientato nello stesso mondo di Arduin, in tempi successivi, un romanzo fiabesco e fantasy la cui lettura dona serenità e speranza: sono la compassione e la misericordia a salvare il mondo.

Natalia Sanmartin Fenollera, Il risveglio della signorina Prim, Mondadori. E’ un testo che si presta a molteplici chiavi di lettura: romanzo di formazione, bella e delicata storia d’amore, manifesto a favore di valori e principi tradizionali, apologia della vita in una piccola località di provincia. La storia è apparentemente semplice: la protagonista, coltissima bibliotecaria (e, s’intuisce, anche molto bella), stanca dei ritmi dell’ufficio e dalle giornate tutte uguali, decide di lasciare la città e di accettare una proposta di lavoro in un piccolo villaggio, Sant’Ireneo, che è ben più che un semplice scenario del romanzo: è anche, con tutti i suoi abitanti, il co-protagonista del romanzo stesso. Infatti, la sua particolarità è quella di essere una sorta di colonia di esiliati dalla modernità, che hanno scelto una vita semplice e al contempo orientata al recupero e alla trasmissione dello splendore dell’antica cultura europea, classica e cristiana, ispirata alla Tradizione, che costituisce anche l’asse portante dell’educazione dei loro figli. Da qui si dipana la trama del libro che, ovviamente, non riveleremo.

Jean Respail, Il Campo dei Santi, Edizioni di Ar. Un romanzo distopico che è una incredibile anticipazione (il romanzo è stato scritto nel 1973) dell’invasione in corso e della resa morale e politica dell’Europa di fronte al suo imbarbarimento. Un romanzo, odiatissimo dagli immigrazionisti e anche solo per questo da leggere, che è diventato il simbolo della tragedia attuale della nostra civiltà.

Laurent Obertone, Guerriglia. Il giorno in cui tutto si incendiò, Signs Books. Obertone è un giornalista e scrittore francese già autore di diversi testi di successo anche se “scomodi” e definito da Michel Houellebecq: “il grande polemista del domani”. Guerriglia narra dell’implosione della Francia sotto l’urto di violentissime rivolte degli immigrati e dei terroristi che mettono il paese a ferro e fuoco e lo privano dell’energia, dei trasporti, degli approvvigionamenti, delle comunicazioni. Un romanzo duro, talvolta crudo e cupo, ma destinato, proprio per questo, a scuotere le coscienze. Nonostante il feroce boicottaggio – al solito – dei media liberal, cioè quasi tutti, il romanzo è stato a lungo in cima alla classifica della sezione letteratura francese di Amazon. Significativa la dedica dell’Autore: A coloro che non hanno capito.

Andrew Macdonald, La Seconda Guerra Civile Americana, Bietti. La storia di una rivolta dell’America “bianca”, in nome dei valori tradizionali, contro la dittatura antirazzista liberal e la conseguente decadenza civile. Quanto di più “politicamente scorretto”, crudo e talvolta violento si possa immaginare nelle pagine di un libro. Certamente discutibile, altrettanto certamente interessante. Centinaia di migliaia di copie vendute negli USA e libro cult della Destra identitaria americana, nonostante gli sforzi per vietarlo e boicottarlo da parte del Sistema della intollerante e censoria cupola progressista e liberal che domina, in USA come quasi ovunque altrove, il mondo della cultura e delle idee.

Albert Spaggiari, Le fogne del paradiso. Nizza 1976: la rapina del secolo, Oaks Edizioni, Per chi ama il noir, l’avventura, gli irregolari, i maudites, ecco il racconto autobiografico dell’autore della “rapina del secolo”, compiuta “sans haine, sans violence, et sans arme”, “senza odio, senza violenza, senza armi”: come fu lasciato scritto sui muri del caveau della Société Générale svuotato dalla banda di marsigliesi comandata da Albert Spaggiari, ex parà in Indocina, ex militante dell’OAS per l’Algeria Francese, simpatizzante della Destra nazionalista francese, che, catturato, riuscì a evadere rocambolescamente per vivere libero fino alla fine dei suoi giorni con sua moglie, con cui si era sposato con un matrimonio con il Rito di sempre nella chiesa tradizionalista di Saint-Nicolas-du-Chardonnet a Parigi. Bella e commovente la postfazione di Tomaso Staiti di Cuddia, che di Spaggiari fu amico.

Antonio de Felip

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