Serve e non è esaurita: la bufala sull’Azitromicina

Davvero sta finendo lo Zitromax? E davvero non serve nella cura del covid? La Bussola ha telefonato a dieci farmacie e ha appreso che l’Azitromicina non sta affatto terminando. E che questo antibiotico serve eccome per bronchiti e polmoniti. Ma intanto l’infodemia tende a far passare l’idea di “monoculture” terapeutiche: non ci sono prodotti antinfiammatori da assumere: c’è solo la Tachipirina, dalla culla alla bara, indipendentemente dalle caratteristiche del paziente, le sue patologie pregresse, dalle condizioni cliniche. Non ci sono antibiotici, ma ce n’è uno solo, con tanto di nome e marca.

Al panorama delle comunicazioni che vengono trasmesse alla popolazione attraverso i media, se ne è aggiunta in questi ultimi giorni una piuttosto clamorosa: sta finendo lo Zitromax, “l’antibiotico per il Covid”.  Nell’ambito dell’infodemia, questa notizia è per molti motivi degna di essere letta con attenzione. La velina passata alla stampa infatti parla esplicitamente di un farmaco che viene utilizzato nella cura del Covid.

Sappiamo bene che la parola d’ordine ripetuta da due anni è che per il virus non c’è cura, e infatti qualche “esperto” come Bassetti si è subito fatto sentire ricordando che gli antibiotici per il Covid non servono. Peccato che invece vengano usati eccome nelle terapie in ospedale. E se vengono somministrati nei reparti perchè non possono esserlo precocemente e tempestivamente a casa?

Ma torniamo alla notizia clamorosa: l’antibiotico in questione, lo Zitromax, sta finendo. Le scorte si stanno esaurendo. Ciò ovviamente ha provocato disorientamento nella gente, paura, e come prevedibile ha portato ad una corsa all’accaparramento, anche da parte di chi malato non è. La logica è quella del non si sa mai: meglio averlo in casa. Quindi, l’annuncio mediatico ha avuto di fatto l’effetto di essere un eccezionale spot pubblicitario per lo Zitromax, farmaco prodotto dalla Pfizer. Ma è proprio così? Siamo davvero alla carenza di questo prodotto?

La Bussola ha voluto effettuare un test: abbiamo telefonato a 10 farmacie della Lombardia, e in nessuna era assente il farmaco. Ma c’è un dettaglio importante da rimarcare: non abbiamo chiesto “Zitromax”, ma abbiamo chiesto Azitromicina, ovvero il nome del principio attivo, il nome del farmaco generico. Quindi, nessun problema per chi dovesse utilizzare questo antibiotico che serve eccome, e che è normalmente utilizzato per bronchiti e polmoniti. 

Le indicazioni dei media però non parlavano di Azitromicina, e quindi la gente è stata esplicitamente indirizzata a cercare lo Zitromax. Uno spot, si diceva. La Pfizer stessa ha commentato la notizia confermando di avere delle difficoltà nell’approvvigionamento del farmaco. Difficoltà che invece non ha nello sfornare altri suoi prodotti, come le milioni di dosi del suo vaccino Comirnaty. Non dovrebbe essere difficile per un gigante come questa azienda di Big Pharma implementare la produzione del suo antibiotico di punta. Ma intanto si svuotano i magazzini, in attesa magari di lanciare un nuovo prodotto, in particolare il nuovissimo anti virale che viene annunciato come la pillola magica in grado di guarire dal Covid in cinque giorni.

Quasi come una buona cura con antinfiammatori e altri farmaci utilizzati da due anni nelle terapie precoci domiciliari. In questa vicenda quasi surreale, in cui formalmente Aifa cerca di frenare con le sue dichiarazioni ufficiali la corsa all’antibiotico e i media che sbattono Zitromax in prima pagina e scatenano la corsa all’accaparramento (di una sola marca), c’è anche il tentativo piuttosto grossolano nelle modalità di svolgimento di negare ancora una volta l’utilità e l’importanza delle cure domicilari. Il messaggio subliminale ma non troppo è: procuratevi pure lo Zitromax, ma comunque non è la soluzione.

C’è anche un ulteriore aspetto che deve essere sottolineato a proposito di questo episodio mediatico, ed è il fatto che l’infodemia tende a far passare l’idea di “monoculture” terapeutiche: non ci sono prodotti antinfiammatori da assumere: c’è solo la Tachipirina, dalla culla alla bara, indipendentemente dalle caratteristiche del paziente, le sue patologie pregresse, dalle condizioni cliniche. Non ci sono antibiotici, ma ce n’è uno solo, con tanto di nome e marca. Chi scrive ha utilizzato ampiamente l’azitromicina per curare le affezioni respiratorie, ma ha utilizzato anche diversi altri antibiotici, tra cui – tanto per fare utilmente dei nomi (non commerciali) – la Cefixima e il Ceftriaxone. Quest’ultimo normalmente utilizzato nei protocolli ospedalieri, tanto per smentire Bassetti e altri negazionisti dell’uso degli antibiotici, che servono eccome nelle polmoniti, comprese quelle originate dal Covid, complicate da sovrainfezioni batteriche.

E’ totalmente antiscientifico concentrare l’attenzione su un solo farmaco per categoria. Si tranquillizzino quindi i pazienti e i loro cari: l’eventuale assenza dello Zitromax dalle farmacie non sposta di una virgola la possibilità di dare ai malati che lo necessitano una adeguata copertura antibiotica. Bisogna anche abbandonare l’idea sbagliata che ci debbano essere protocolli rigidi con indicazioni univoche sui farmaci. Le cure devono essere personalizzate, a seconda dei pazienti, e dopo un’attenta anamnesi il medico degno di questo nome sceglie se dare Ibuprofene o Indometacina o acido acetilsalicilico, ed eventualmente qualche tipo di eparina, oppure qualche tipo di cortisone o di antibiotico. E’ così che si fa cura. Il resto è propaganda. 

Paolo Gulisano

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