Archivi tag: Ricognizioni in biblioteca

Oltre le tenebre. Messaggi di speranza al tempo della pandemia

Il fatidico 2020 che sarà ricordato come “l’anno della Pandemia”, e che è stato indubbiamente un anno di sofferenza per tante persone, è stato anche un’occasione di rinascita per altre. L’elemento cardine che è stato utilizzato da chi ha colto l’occasione di una epidemia per scatenare una vera e propria rivoluzione mondiale, l’esperimento di colossale ingegneria sociale che è ancora in corso finalizzato ad un grande reset della società, della cultura, del lavoro, perfino della religione, è stato ed è ancora la paura. La paura di ammalarsi. Abbiamo visto e vediamo gente morire non per il virus, ma morire di paura. Gente manipolata, controllata, priva di liberà, e purtroppo priva anche di autentiche risposte, alle domande che il grande esperimento può suscitare.

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“Il generale di Diocleziano” di Guido Cervo

Il romanzo storico è uno dei generi letterari più affascinanti della narrativa. Nato nell’800 col grande Walter Scott, ha continuato a sfornare capolavori anche nel ‘900, anche se da tempo e da più parti se ne è proclamata la morte. A volte riaffiora sotto le spoglie di altre narrazioni, in particolare il Giallo Storico: basti pensare a Valerio Manfredi o Carlo Lucarelli.

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Rileggere de Bonald

Ci sono libri che dopo due secoli dalla loro pubblicazione non solo non risentono dell’usura del tempo, ma addirittura divengono più che mai attuali. È il caso di questo volume del pensatore francese Louis de Bonald, Le leggi naturali dell’ordine sociale (pag. 210, euro 17,90), meritoriamente pubblicato per la prima volta in Italia dall’editore D’Ettoris.

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Il contagio della paura

Instant Book è un termine usato nell’editoria per descrivere un libro che è stato prodotto e pubblicato molto rapidamente per soddisfare la domanda del mercato. La presente pubblicazione dell’editrice Radio Spada (Autori vari, Coronavirus. Il contagio della paura, i corpi e le anime, pagine 90, euro 7,50) risponde invece ad altre esigenze: quella innanzitutto di fare un po’ di chiarezza sull’epidemia di Covid-19 e sul processo di cambiamento rivoluzionario che col pretesto dell’emergenza è stato innescato. Un processo destinato a sconvolgere l’economia, la vita personale e pubblica di milioni di persone, e persino la religiosità. Non per niente il libretto contiene una raccolta di preghiere, molto più efficaci nei confronti della malattia di molti farmaci.

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Come il latino (e gli antichi classici) ci salvano la vita. Incontro con Silvia Stucchi

Il latino non è affatto una lingua morta. Basti pensare che la parola più pronunciata in questo 2020 è “virus”che in latino significa “veleno”. Un raro esempio di termine neutro con la desinenza “us”. Ma altri termini della lingua di Cicerone sono comunemente utilizzati, come “media”, plurale di medium, mezzo. E potremmo continuare ancora. Ma la più completa e accurata disamina dell’importanza di questo antico idioma, incubo per molte generazioni di studenti liceali, è quella che ha fatto Silvia Stucchi nel suo recente libro Come il latino ci salva la vita (Edizioni Ares 2020, pagine 312 euro 15) dove spiega perché dobbiamo essere grati alla lingua di Virgilio e Tacito, e perché essa non è uno scoglio, ma un’ancora di salvezza che insegna a vivere meglio.

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Rileggere “il Mondo Nuovo” per capire dove viviamo

Il Mondo Nuovo è sicuramente, dopo 1984 di Orwell, il più celebre romanzo distopico. Il suo autore, Aldous Huxley, apparteneva ad una famiglia importante dell’Inghilterra di inizio ‘900, che annoverava personaggi di rilievo nel mondo accademico e scientifico. Nel 1932, quando l’Europa e il mondo avevano visto l’affermarsi della rivoluzione comunista in Russia e si accingevano ad assistere alla crescita delle dittature in occidente, diede alle stampe un romanzo in cui immagina un mondo dominato da un totalitarismo soft, caratterizzato da un pensiero unico, così come un governo unico mondiale, che controlla strettamente ogni individuo.

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Le tabelline di Dio

La pubblicistica religiosa, come ben sa chi frequenta le librerie, è decisamente ampia. La maggior parte dei titoli che troviamo sugli scaffali riguardano l’attuale pontefice oppure sono opere dei teologi più in voga, soprattutto da un punto di vista mediatico. Troviamo però ancora dei buoni classici della Spiritualità, dei Padri della Chiesa, testi del monachesimo, ma anche qualche novità interessante.

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Daniel Defoe – Diario dell’anno della peste

Non sono poche le descrizioni della peste nella letteratura: quella solenne di Tucidide, quella severa di Lucrezia, quella pensosa di Boccaccio, quella commossa e misurata di Manzoni. Ma questo Diario dell’anno della peste (Elliot editore, 2014 pag 182 euro 17,50), una terribile epidemia avvenuta nel 1665, si impone per la forza della scrittura, realistica e visionaria insieme, e per la drammaticità sobria e vivida. Ne fu autore, nel 1722, Daniel Defoe, lo scrittore inglese, autore del celebre romanzo d’avventura “Robinson Crusoe”.  

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Gli ultimi giorni del mondo

Gli Ultimi giorni del mondo (Marcovalerio Editore, pagine, 152 euro 12) scritto dal giornalista e scrittore piemontese Patrizio Righero, è un Drabble. Ma cos’è un Drabble, si chiederanno i nostri lettori? Non è semplicemente un tipo di racconto. È prima di tutto un’arte. L’arte di raccontare una storia in 100 parole. Si può raccontare una storia in 100 parole, ovvero poco meno della pagina di un libro? La risposta è inequivocabilmente sì, e questa certezza viene dal fatto che ciò è stato possibile. Abbiamo esempi di drabble nella letteratura mondiale, pochissimi in italiano, e quindi il libro di Patrizio Righero è assolutamente il benvenuto già solo per questo motivo.

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“L’ultima battaglia”, il nuovo romanzo di Aldo Maria Valli

La letteratura distopica è tra le più affascinanti forme di narrativa. Una letteratura che fa riflettere, da 1984 di Orwell a Fahreneit 451 di Bradbury passando da Il mondo nuovo di Huxley e Il padrone del mondo di R.H. Benson. Queste distopie del ‘900 sembrano in parte essersi avverate nel nostro tempo. La nostra epoca sembra vedere nascere un mito speculare a quello dell’onnipotenza dell’uomo artefice della storia, quello della sua impotenza di fronte alla complessità del mondo. Una sorte di sindrome bipolare, per cui si passa da un’esaltazione della scienza e della tecnica a una sorta di depressione collettiva, una rassegnazione di fronte a quella che il sociologo Zygmunt Bauman ha descritto come Società liquida. Una società che sembra essere caratterizzata da un profondo disprezzo per la religione.

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