Silvio Berlusconi, ovvero la realizzazione del ’68

Mario Adinolfi negli scorsi giorni ha brillantemente dimostrato perché un cristiano non possa in alcun modo votare per Renzi, alla luce dei provvedimenti presi dal suo governo e da quello del suo clone Gentiloni.

Tuttavia, se Sparta piange, Atene non ride. Nel corso di più di vent’anni, dal momento della sua famosa “discesa in campo”, tanti buoni cattolici sono stati tratti in inganno dalle parole del Cavaliere Mascarato. Molti credettero che il patron di Mediaset fosse un difensore dei valori non negoziabili. I fatti dimostrano che non è stato così. E la cosa non può stupire. La storia di Silvio Berlusconi è lì a dimostrare che i valori della famiglia, della vita, dell’umanesimo cristiano, non gli sono mai importati più di tanto. Nulla di strano dunque che Berlusconi cerchi l’inciucio con Renzi e pure la Bonino: la cultura politica, il pensiero ideologico in cui il Cavaliere si è formato è molto più vicino a quello di questi personaggi di quanto un’opinione pubblica un po’ ingenua non si sia mai accorta.

Eppure qualche anno fa ci fu chi smascherò il vero volto di Berlusconi, mostrandolo come il perfetto realizzatore della Rivoluzione del ’68.

 

Negli scorsi giorni ho riletto un saggio assolutamente straordinario: Berlusconi o il ’68 realizzato. L’autore di questo breve testo che uscì nel 2011 è Mario Perniola, scomparso recentemente, che fu autore di numerose opere filosofiche, intellettuale di chiara fama, docente di Estetica per molti anni presso l’Università di Roma.

Secondo Perniola, Berlusconi ha dato un apporto determinante affinché si realizzassero in Italia gli obiettivi del ’68. Qualcuno- immaginiamo- storcerà subito il naso. Quella del ’68, obietteranno, fu una ribellione giovanile, a sfondo marxista-leninista. Niente affatto. I cattivi maestri del ’68 appartenevano ad una diversa corrente ideologica. Berlusconi, come sostiene Perniola, ha portato a termine un progetto rivoluzionario che era stato teorizzato già negli anni Venti del Novecento dal movimento austriaco Sexpol, il cui principale animatore era Wilhelm Reich, psichiatra che inventò la cosiddetta “liberazione sessuale”. Reich e i suoi pensavano che sottraendo i bambini all’autorità dei genitori li avrebbero “liberati” dalla sedicente repressione genitoriale e dall’autoritarismo patriarcale. Occorreva quindi sottrarre ai genitori l’educazione dei figli e attribuirla alla società. Attenzione: la società, e non solo lo Stato. E per società si intende anche la cultura, i mass media. Quello che ai tempi di Reich era decisamente velleitario, cioè che una minoranza “illuminata” potesse avere una influenza significativa sulle coscienze, si è realizzata dopo il ’68 con la comunicazione globale, e con i suoi mezzi, in primis la televisione. Forse Berlusconi non avrà mai nemmeno sentito parlare di Sexpol e Reich, ma è un dato di fatto che è stato profondamente influenzato dallo spirito del ’68, il cui slogan più celebre, “l’immaginazione al potere”, calza a pennello col suo stile, con le sue strategie aziendali e politiche. In Berlusconi si ritrova quella volontà di potenza, quel trionfalismo farneticante, quella estrema determinazione di destabilizzare tutta la società precedente da ciò il Sessantotto fu pervaso. In primo luogo l’attacco alla famiglia, ma anche al lavoro, alla scuola, all’università, e soprattutto alla religione. Il discredito della famiglia tradizionale, la deregolamentazione della sessualità, l’ostilità nei confronti delle istituzioni, viste come repressive, il vitalismo giovanilistico, il trionfo della comunicazione massmediatica, l’oblio della storia e il presentismo spontaneistico, tutto questo- che era progetto e sogno nel 1968, con Berlusconi è diventato realtà. Sebbene Berlusconi abbia un modo di affrontare i problemi una buona dose di improvvisazione sessantottesca, egli non è solo un abile intrattenitore mediatico, un simpatico commediante della politica: è stato il portatore di un preciso progetto ideologico.

Questo progetto potrebbe ora entrare nella sua fase finale grazie alle “grandi intese” col PD, realizzando un radicalismo di massa. Un progetto che non contempla in alcun modo i valori dell’umanesimo cristiano, con buona pace del suo sedicente “moderatismo” che invece nasconde una convinta volontà sovversiva. Ci riflettano bene gli elettori cattolici, e non solo loro.

Paolo Gulisano

La Croce di giovedì 22 febbraio 2018 pag. 2

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *