Dizionario della fede – “A” come Annuncio

Opened book with flying lettersAnnuncio: significa dare notizia. Oggi gli annunci sono soprattutto pubblicitari. Un tempo “annunciare” significava comunicare pubblicamente, dare un messaggio. Il Cristianesimo è un fatto, un avvenimento, una realtà concreta, che non si può tenere per sé. E’ un evento straordinario, accaduto 2000 anni fa, ma che accade, ri-accade ogni giorno, per chi incontra nella sua vita Cristo. Un evento, appunto, di cui dare notizia. La parola stessa Vangelo significa “buona notizia”. E qual è allora il messaggio che i cristiani portano al mondo?

“Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita … noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi” (1Gv 1,1-3). E’ l’inizio del Vangelo di Giovanni, uno dei testi-chiave di tutta la Rivelazione cristiana.

Esso in primo luogo descrive ciò che semplicemente è il cristianesimo: la Vita si è fatta visibile, e pertanto Dio stesso poté essere udito, veduto, toccato. Agostino, commentando quel testo, scrive: “Ma come questa vita si è resa visibile? Essa era, infatti, fin da principio; ma non era resa visibile agli uomini; si era resa visibile, invece, agli angeli, che la contemplavano e se ne nutrivano come di loro pane. Ma che cosa dice la Scrittura? dice: “l’uomo mangiò il pane degli angeli”. Dunque la vita stessa si è resa visibile alla carne: e si è posta nella condizione di essere veduta affinché quelle cose che possono essere vedute solamente dal cuore venissero vedute anche dagli occhi per poter guarire i cuori. Infatti il Verbo si vede solamente col cuore; invece la carne si vede anche con gli occhi del corpo. Pertanto ci era possibile vedere la carne, ma non ci era possibile vedere il Verbo; per questo “il Verbo si è fatto carne”” (Commento alla prima lettera di Giovanni, discorso I)

L’incontro con Dio non avviene attraverso una rinuncia alla propria sensibilità, se non nella misura in cui questa si è disintegrata dallo spirito. L’incontro con Dio avviene attraverso la nostra corporeità: “ciò che noi abbiamo udito…”. E’ questa l’assoluta originalità del cristianesimo: Verbum-caro. Il cardinale Carlo Caffarra, commentando questa fondamentale pagina del Vangelo di Giovanni, disse che quanto Giovanni ha descritto come esperienza vissuta da lui e dagli apostoli in parte appartiene a loro esclusivamente  (contemplare, toccare colle mani) azione puntuale accaduta nel passato, nella sua sostanza si continua anche oggi, come possibilità offerta a tutti , e si continua sempre colla stessa modalità, mirabilmente espressa da un Prefazio del Natale: “conoscendo Dio visibilmente, per mezzo suo siamo rapiti all’amore delle realtà invisibili”. Questa modalità nel suo intero è la Chiesa: essa costituisce la via visibile mediante la quale siamo introdotti nel mondo invisibile.

Questo modo di “vedere” la Chiesa implica però la messa in atto di tutto l’essere umano-cristiano della persona: la sua sensibilità, la sua ragionevolezza, la sua fede. Non staccate o disintegrate l’una dall’altra, ma in un’unità all’interno della quale ciascuna dimensione umana si realizza in pienezza.  Questo modo di vedere e sentire la Chiesa” oggi è spesso assente nei cristiani stessi, sbilanciati o verso il basso o verso l’alto. Verso il basso: parlare, vedere e capire la Chiesa “come se” essa esistesse e potesse esistere senza Gesù Cristo. Verso l’alto: parlare e capire la Chiesa come fosse una “idea” cui non corrisponde mai nulla nella realtà, se non una vaga tensione verso un orizzonte mai storicamente raggiungibile.

Annunciare la fede significa dunque anzitutto dare testimonianza a una persona, Gesù Cristo, che attraverso la Chiesa abbiamo incontrato, che ha toccato il nostro cuore, che ha cambiato la nostra vita. Un fatto così straordinario non può essere tenuto nascosto: va detto, va comunicato, con gioia e commozione. Il termine “annuncio” non va quindi inteso con quel termine oggi sentito come negativo da molti cristiani, “proselitismo”. Annuncio vuol dire portare a chi incontro la notizia che Dio  si è rivelato in Gesù Cristo, per salvare l’uomo, cioè per dare senso, gusto, bellezza alla sua vita. E’ “proselitismo” questo? No: è un atto di amore per il prossimo, per chiunque incontro, a cui porto la più bella delle notizie, e magari non con parole, ma con la mia stessa vita.

L’avvenimento della salvezza è offerto a questo prossimo, alla sua libertà, alla sua intelligenza.  La rivelazione cristiana viene mostrata nella sua ragionevolezza a chi non crede o a chi ne contesta la ragionevolezza stessa.

Infine, credo che una delle interpretazioni più fini del concetto di annuncio sia stata data dal grande scrittore anglo-irlandese C.S. Lewis.  Egli, al momento della sua conversione, aveva scritto di avere compreso che un mito- uno dei suoi amati miti antichi- era diventato un Fatto. Cioè una realtà incontrabile. E trascorse tutta la sua vita letteraria e personale a dare ragione di questo fatto, questo avvenimento che nelle Lettere di Belicche chiama “trasposizione”. Essa consiste nel trasferimento di una realtà superiore nella realtà inferiore, nella quale noi siamo in grado di percepire e capire la prima. “Potete dire che per mezzo della Trasposizione la nostra umanità, con i sensi e tutto, può divenire un veicolo di beatitudine. Oppure potete dire che i beni celesti, tramite la Trasposizione, sono già incarnati in questa vita, nella nostra esperienza temporale”. E noi lo annunciamo a tutti.

Paolo Gulisano

http://www.zenit.org/it/articles/dizionario-della-fede

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