E così l’Italia è diventata Vaccinolandia

Non chiamatela più Italia: chiamatela Vaccilandia. Quando entrerà in vigore, il decreto Lorenzin farà del Belpaese l’unico stato al mondo con ben dodici vaccinazioni obbligatorie. E quando si dice obbligatorie si intende che l’eventuale inadempienza sarà duramente sanzionata. Con l’esclusione dalla scuola (sia statale che paritaria) fino ai sei anni dei bambini, e fino a sedici anni con sanzioni economiche molto salate, fino a 7.500 euro, e la potestà genitoriale sospesa.

Insomma: il decreto Lorenzin è andato giù veramente pesante, facendo dell’Italia, come dicevamo, un unicum a livello mondiale. Già in Europa potevamo vantare il primato – condiviso a pari merito con la Francia – di avere delle vaccinazioni obbligatorie. In tutti gli altri civilissimi Paesi, dalla Svizzera alla Norvegia, dall’Irlanda alla Germania, i vaccini vengono proposti ma non imposti.  Da noi invece pugno duro, anzi, durissimo. Così ha voluto a tutti i costi il leader del PD Matteo Renzi, che da quando è ai vertici governativi ha cambiato radicalmente la politica vaccinale italiana. Renzi si è fatto sentire con estrema decisione nei confronti delle poche voci critiche all’interno del suo partito, lanciando al tempo stesso il guanto di sfida al Movimento 5 Stelle, da sempre piuttosto critico nei confronti di quello che viene definito il “talebanismo vaccinale”. Nel dibattito è stato pressoché assente il centro-destra, che evidentemente non ha una posizione in merito. Ora poi che il Decreto è stato approvato, tutti come sempre si affrettano a saltare sul carro del vincitore e si dicono pro vaccinazioni senza se e senza ma.

Eppure qualche perplessità è pure lecito averla. Non tanto sull’utilità in generale delle vaccinazioni, che hanno contribuito certamente a ridurre e in alcuni casi debellare determinate malattie, ma quello che pone interrogativi è in primo luogo l’enorme interesse che la politica ha dedicato alla questione vaccinale. Credo che fosse dai tempi in cui si discuteva del metodo Di Bella per curare le patologie tumorali che un argomento medico non infiammava tanto il dibattito politico. Naturalmente la motivazione che i politici coinvolti potrebbero addurre è il supremo interesse della salute pubblica, che in questa visione si sostituisce addirittura alla potestà genitoriale. E’ lo Stato che decide cosa fa bene ai figli, non i loro genitori. E se questi si mettono di traverso alla macchina statale delle aziende sanitarie, ecco scattare le sanzioni, le punizioni “correttive” dei reprobi. Il giorno stesso dell’approvazione del Decreto, il PD di Torino ha organizzato dei volantinaggi davanti agli asili per spiegare perché bisogna assolutamente vaccinarsi. Dalla militanza antifascista a quella antivirale, insomma. Perché tanto interesse, ribadiamo? Forse che erano in corso in Italia epidemie tali da giustificare una legge approvata tra l’altro in tempi record, come se avessimo Ebola alle porte? No: non c’è alcuna epidemia, anche se per mesi è stato creato un allarmismo febbrile intorno alle meningiti, senza alcuna giustificazione. E guarda caso le vaccinazioni contro i ceppi di Meningococco C e B (quest’ultimo rarissimo nel nostro Paese) sono tra le “magnifiche dodici” che andranno obbligatoriamente somministrate, insieme a quelle contro Difterite, Tetano, Polio, Pertosse, Epatite B, Haemophilus, Morbillo, Parotite, Rosolia, Varicella. Un po’ a sorpresa è rimasto fuori il Papilloma Virus. Non per una dimenticanza, ma perché è probabile, come ha già spiegato la NBQ, che diventi l’oggetto di un decreto ad hoc che lo estenda anche ai maschi. 

Nessuna epidemia? No, obiettano i vaccina listi ad oltranza: nei primi tre mesi di quest’anno si è registrato un aumento dei casi di Morbillo. Non vogliamo certo che le vite dei nostri piccoli siano minacciate dagli untorelli non vaccinati? Peccato però che i dati epidemiologici rivelino che la stragrande maggioranza dei casi di Morbillo registrati siano in adulti. E c’è anche un altro dato che fa pensare: di questi casi ci viene detto che l’88% non era vaccinato. Leggendo in altro verso il dato, significa che il 12% degli ammalati era invece vaccinato. 

Che i vaccini non siano infallibili è qualcosa che è stato completamente rimosso dal dibattito, dai commenti dei media dove le vaccinazioni vengono presentate tra iperboli di ogni genere come il rimedio sicuro per sconfiggere le malattie. Eppure, ci sono malattie infettive che in Occidente sono state debellate non dai vaccini, ma dal miglioramento delle condizioni di vita, come nel caso della Tubercolosi. Il vaccino che veniva fino a pochi anni fa praticato in Italia è stato da tempo ritirato dal mercato perché inefficace. Intanto però i casi di TBC sono in Italia circa 5.000 all’anno, ma evidentemente ciò non giustifica una implementazione della ricerca, e il bacillo sta diventando sempre più resistente agli antibiotici. Un’altra cosa che non si può dire della TBC (meglio vincere facile contro un avversario più abbordabile come la Varicella) è che una percentuale molto alta, che si avvicina al 40%, dei migranti, è positiva al test tubercolinico.

Insomma, più che a un serio dibattito scientifico sulle malattie infettive e sulla loro prevenzione, abbiamo assistito ad una grande operazione di marketing che ha visto protagonisti alcuni soggetti politici. Per quali motivi? Uno può essere quello che ergersi a paladini della salute pubblica e del progresso scientifico, contro le resistenze degli “oscurantisti”, può essere pagante su un piano elettorale. Come si diceva all’inizio, lo scontro è stato soprattutto tra PD eM5S. Non per niente l’iniziativa dei volantinaggi è partita da Torino, dove il sindaco è una pentastellata.  

Questa faida elettoralistica tra i due principali competitor della scena politica italiana avrà comunque un grosso costo economico, perché tutta la macchina delle 12 vaccinazioni obbligatorie più quelle ancora facoltative, tutte naturalmente offerte gratuitamente, andrà a gravare pesantemente sui bilanci sanitari. Dove verranno presi i milioni di euro necessari alla campagna vaccinale a tappeto? Con tasse, aumenti di ticket, o tagli ai servizi. Già, ma il vantaggio senza prezzo di salvare vite umane? Intanto cominciamo a dire che le morti per malattie infettive rappresentano lo 0,5% di tutti i decessi nel nostro Paese. Si muore di ben altro. Ci si ammala di ben altro. Ma se le centinaia di migliaia di casi ogni anno di tumori, o di malattie cronico degenerative, non fanno notizia, il caso di Morbillo è diventato un’emergenza davanti al quale lo Stato mostra i muscoli. Come sempre forte con i deboli e debole coi forti, anche nei confronti delle patologie.

E per finire, resta la preoccupazione per normative che sempre più svuotano il ruolo e l’importanza delle famiglie. E’ lo Stato che decide per te, baby.

Paolo Gulisano

http://www.lanuovabq.it/it/articoli-e-cosi-l-italia-e-diventata-vaccinolandia-19921.htm

 

 

 

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