Fare apologetica con la narrativa

Fare apologetica con la narrativa. Se ne parlerà al Terzo incontro nazionale della Lega per la preghiera di riparazione. Intervista a Paolo Gulisano

Lunedì 1° maggio, a Pagnano di Merate (LC) si terrà il terzo Incontro nazionale della Lega cattolica per la preghiera di riparazione. Il programma, che potete leggere e scaricare cliccando qui, prevede al mattino una relazione su “Chi ben racconta fa una buona opera. Fare apologetica con la narrativa”. Nell’intervista che segue, il relatore, Paolo Gulisano, ci parla di grandi scrittori che, con la loro arte narrativa, hanno saputo comunicare la bellezza della Fede.

Augurando a tutti una buona lettura, ricordiamo che le adesioni alla giornata del 1° maggio vanno inviate entro il 15 aprile, precisando se si intende consumare il pranzo al ristorante. Inviate una mail a legariparazione@email.it .

Chi ben racconta fa una buona opera. Fare apologetica con la narrativa. Questo è il titolo dell’intervento che lo scrittore e medico Paolo Gulisano farà all’incontro nazionale della Lega per la preghiera di riparazione.  Davvero occorrono romanzi e racconti, oltre che saggi teologici e filosofici, per fare apologetica?

Direi proprio di sì. Oggi appare evidente uno smarrimento profondo nei confronti della concretezza della Fede. La Fede non è un opinione personale, ma un’adesione totale di sé a Cristo, che è Via, Verità e Vita. Questa adesione si esprime attraverso l’esercizio delle Virtù, ovvero la abituale e salda capacità di un uomo di compiere esattamente il proprio dovere, esercitare la propria responsabilità. Essere cristiani significa ricercare, perseguire e mettere in pratica le virtù, e in particolare quelle che la Chiesa definisce “cardinali”: Prudenza, Giustizia, Fortezza, Temperanza. Tutto ciò è stato rappresentato nell’arte narrativa da grandi scrittori. Molti di questi non sono mai stati annoverati tra gli scrittori ufficialmente “cattolici”, ma in realtà hanno fatto molto di più per comunicare la bellezza della Fede di tanti autori sedicenti cristiani.

Può farci degli esempi?

Certamente. In primo luogo J.R.R. Tolkien, l’autore del Signore degli Anelli. Pensi che esistono ancora dei cattolici cosiddetti tradizionalisti che diffidano di lui ritenendolo “pagano”. Tolkien in realtà era un cattolico a tutto tondo. Sua madre si era convertita dal protestantesimo, e aveva fatto battezzare il piccolo John, che quindi crebbe nell’alveo del grande cattolicesimo inglese erede dei martiri ricusanti, di Tommaso Moro, del Beato John Henry Newman. Il Signore degli Anelli di J.R.R. Tolkien non è semplicemente un libro fantasy, di avventure per ragazzi, ma deve essere considerato un vero e proprio classico della letteratura. Non è azzardato, all’inizio del Ventunesimo secolo, guardare a Tolkien come all’Omero cristiano del ‘900, che ha saputo coniugare il mito e la grazia. Ciò che ispirò e che diede significato alla sua vita e alla sua opera non è riconducibile ad una ideologia, ma ad una visione della vita, ad una concezione dell’essere, dell’uomo, della storia che è ben di più che una ideologia: è una filosofia. Tolkien possiede addirittura quella che potremmo definire una visione teologica della storia, attraverso la quale giudica, con l’autorevolezza di un filosofo o di un profeta le vicende umane. L’elemento religioso è radicato nelle storie di Tolkien e nel loro simbolismo. La sua stessa passione per il narrare nasce dal desiderio di comunicare la Verità, attraverso simboli e visioni. “Il Vangelo – spiegava- è la più grande Fiaba, e produce quella sensazione fondamentale: la gioia cristiana che provoca le lacrime perchè qualitativamente è simile al dolore, perchè proviene da quei luoghi dove gioia e dolore sono una cosa sola, riuniti, così come egoismo e altruismo si perdono nell’Amore”.In questa intensità epica e spirituale dell’opera di Tolkien sta il segreto della straordinaria attualità di questo autore di narrativa fantastica che si fa veicolo di valori immutabili, profondamente connaturati col cuore dell’uomo, i suoi sogni, le sue speranze.

Temi assolutamente attuali…

Esatto. Il Signore degli Anelli è il racconto epico di un periodo di transizione, che rappresenta un autentico manuale di sopravvivenza tra gli errori e gli orrori della Modernità. “Come può l’uomo giudicare che cosa deve fare in tempi come questi ? – chiede un personaggio del capolavoro tolkieniano, e gli risponde Aragorn, l’uomo destinato ad essere Re giusto: “Come ha sempre giudicato: il bene e il male non sono cambiati nel giro di un anno e non sono una cosa presso gli elfi e i nani e un’altra tra gli uomini. Tocca ad ognuno di noi discernerli”. Il Signore degli Anelli di Tolkien, ben lungi dunque dall’essere un semplice racconto per ragazzi o una storia fantasy di evasione, è il racconto intenso e affascinante di questa lotta iniziata agli albori dei tempi, scritta da un uomo dalla biografia apparentemente semplice e tranquilla, che fu invece uno dei più grandi scrittori del Novecento, e che ridando dignità all’arte umana della subcreazione ci ha insegnato a ricercare la Bellezza e la Verità.

E a parte Tolkien, quali altri scrittori hanno fatto apologetica con la narrativa?

Tutti coloro che hanno cercato di parlare al cuore delle persone per invitarle a non cedere alla tentazione dello scoraggiamento, del cinismo, della bruttezza e del male. Questo è il grande segreto dell’opera di Tolkien, di Lewis, di Chesterton, di Guareschi, di Silvana De Mari e altri ancora. Come ebbe a spiegare in un’intervista un figlio di Tolkien, Michael: “ Almeno per me , non c’è nulla di misterioso nell’entità del successo toccato a mio padre, il cui genio non ha fatto che rispondere all’invocazione di persone di ogni età e carattere, stanche e nauseate dalla bruttezza, dall’instabilità, dai valori d’accatto, dalle filosofie spicciole che sono stati spacciati loro come tristi sostituti della bellezza, del senso del mistero, dell’esaltazione, dell’avventura, dell’eroismo e della gioia, cose senza le quali l’anima stessa dell’uomo inaridisce e muore dentro di lui”.

Lei è notoriamente molto legato, tra questi autori, a Chesterton…

Gilbert K. Chesterton, oltre che essere uno straordinario scrittore, uno dei più importanti autori del ‘900, è in grado di dare sempre a chi lo legge, e io sono tra questi, un senso di profonda serenità. Fu lui a dire che lo straordinario segreto del cristiano è la gioia. Una gioia né infantile, né irresponsabile, ma profondamente consapevole. Chesterton fu un grandissimo apologeta, che dimostrò nelle sue opere, e non solo in quelle saggistiche, ma anche in quelle narrative, la bellezza della Fede e la follia del mondo contemporaneo, quello con cui tanti cristiani, ahimè, vorrebbero oggi venire a compromesso, un mondo che ha la grottesca pretesa di vivere e di comportarci ut si Deus non daretur, come se Dio non esistesse.

Chesterton è stato una sorta di Guareschi inglese. Non è un caso che nella giornata di Pagnano li accosteremo.

Su che basi?

Entrambi vissero e agirono rifiutando di conformarsi alla mentalità di questo mondo, e dei poteri che vogliono controllare i nostri pensieri e le nostre anime. Ebbero il coraggio di andare controcorrente, cioè avendo il coraggio delle proprie idee senza mai tirarsi indietro, amando la Verità più che ogni altra cosa.

Lei Gulisano parla di narrativa ma è un autore di saggi…

E’ vero, ho scritto finora un solo romanzo, alcuni anni fa. A Pagnano tuttavia ci sarà una sorpresa: presenterò in anteprima  un nuovo romanzo, Il prodigio di Lisbona. Un romanzo ambientato tra l’Italia, la Scozia, l’Irlanda, che prende spunto da un fatto realmente accaduto 50 anni fa, ma dove entra in campo un po’ di narrativa. Non dico altro, per ora, per non rovinare la sorpresa a chi verrà a Pagnano!

Riscossa Cristiana

 

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