La navigazione di San Brandano

Anche presso la Biblioteca di Riscossa Cristiana si festeggia san Patrizio, il Patrono di Irlanda, la cui ricorrenza, il 17 marzo, è Festa Nazionale nella Repubblica d’Irlanda ma è anche occasione di far orgogliosamente memoria dell’identità irlandese in tutto il mondo. Irlanda: una terra antica, magica, affascinante, diventata negli ultimi anni oggetto di sogno e desiderio per tutti coloro che, visitandola o semplicemente sentendone parlare, ascoltando la sua musica, leggendo i suoi miti e le sue tragiche vicende storiche, vi hanno riconosciuto una patria dell’anima, legando in vario modo ad essa il proprio affetto.

Da tempo va dunque crescendo l’interesse per questo lontano paese, per questa terra del mito che accende nel cuore sogni e visioni. Non c’è ormai città che non abbia il suo Pub irlandese, ove bere birra scura e magari ascoltare la musica tradizionale celtica che annovera sempre più estimatori. Anche la letteratura e la cinematografia contribuiscono ad alimentare l’interesse e la passione per questo paese, ormai conosciuto non solo per James Joyce, ma anche per un numero davvero considerevole di scrittori, a cominciare dal premio Nobel Seamus Heaney. Volendo rendere omaggio all’Irlanda, vogliamo dunque segnalare un grande classico della letteratura di questa isola: La Navigazione di San Brandano.

Scritta da un autore ignoto, probabilmente un ecclesiastico, nel IX o X secolo, conobbe vasta fama e popolarità, diventando un autentico best-seller del suo tempo. Ci è pervenuta attraverso un notevole numero di codici, databili dalla fine del X al XV secolo. Vi si narra di San Brandano di Clonfert, personaggio vissuto all’inizio del VI secolo, fondatore di monasteri nel remoto occidente dell’isola che si affaccia sull’Atlantico: Ardfert nel Kerry e Clonfert nella Contea di Galway. Brendan, questo il suo nome gaelico, era stato uno dei primi a prendere il mare, fidando totalmente nella Divina Provvidenza, volgendo la sua barca verso l’ignoto. Fu in Scozia, e poi si spinse ancora più a nord, fino ad arrivare alle lontane Isole Far Oer, dove esiste tuttora una toponomastica che ricorda il nome di Brendan. San Brandano divenne il protagonista di una storia leggendaria che apparteneva ad un genere letterario molto diffuso nell’antica Irlanda, quello degli Imram. L’Imram era la narrazione di un viaggio avventuroso per mare, compiuto da uno o più eroi.

Fu questo genere a influire sulla genesi della Navigazione di San Brandano, in cui al tema del viaggio dell’eroe si sostituisce quello della “peregrinatio pro Cristo”. Se per gli antichi celti d’Irlanda l’immenso oceano che si stende a Occidente prefigurava l’esistenza di isole misteriose e incantate, Brandano, figlio di quella Irlanda che dopo aver ricevuto il Battesimo da San Patrizio aveva sfornato asceti e evangelizzatori instancabili, è il nuovo eroe che affronta il Mistero forte di una fede eroicamente vissuta, ricca di aspri sacrifici, di sforzi contro ogni pericolo e avversità.

L’Imram di Brendan era una prova di grande coraggio, che non poteva non affascinare per uomini di quell’indole, avidi di imprese gloriose. Uomini esagerati, diremmo oggi, che scelsero con la conversione un cristianesimo altrettanto radicale e appassionato. Così anche il monaco Brandano con i suoi confratelli, “una ciurma di frati”, prende il largo, per un viaggio dove incontrerà, in un simbolico itinerario verso la Redenzione, mostri marini, anime di defunti, spiriti trasformati in uccelli, santi eremiti, Giuda Iscariota. Un’opera, quella dell’anonimo irlandese, che fece conoscere all’Europa lo spirito impavido e la fede visionaria degli uomini di Erin, quella impressionante schiera di uomini senza paura e ardentemente innamorati di Cristo che non avevano avuto remore a lasciare i propri villaggi nativi, i monasteri sulle rive dei Loughs o nelle verdi foreste per avventurarsi in ogni parte del continente, sciamando – come si è visto- in ogni dove, dalle alpi svizzere alle coste mediterranee della Francia fino alle colline toscane . Un libro colmo di simboli: al centro della cultura del Medio Evo stava il simbolo. La vita dell’uomo medievale era inscritta in un universo simbolico, dove ogni forma del pensiero, artistica, mistica, teologica, si basava su di esso. L’esperienza quotidiana era esperienza spirituale, nutrita dai simboli che la provocavano, la animavano, le conferivano un valore profondo. Il linguaggio del simbolo trasfigurava la realtà stessa e la sua comprensione, ed era capace di mantenere la sua pregnanza trascorrendo, inattaccabile, il tempo e la storia. Il cristianesimo irlandese fiorito nell’Alto Medio Evo, diede un contributo eccezionale alla formazione della civiltà europea sia per quanto riguarda la fede, sia per la cultura filosofica, sia per le sue espressioni artistiche e letterarie.

La Navigazione ci mostra quindi il volto affascinante del Cristianesimo irlandese delle origini. La prova che Brandano affronta – una particolare forma di prova estrema, di cristianesimo intenso – era l’espressione dello spirito delle antiche popolazioni celtiche, nella cui cultura e nella cui visione della realtà aveva grande importanza il cimento, la sfida eroica, il gusto della competizione, che nell’alto Medioevo assume la dimensione dell’ordalia,il giudizio di Dio, che si diffuse dall’area dei Franchi dal VI secolo in gran parte del continente. C’era una piena corrispondenza al concetto di eroismo celtico inteso come superamento di una sfida, di una prova dalle caratteristiche eccezionali. Gli antichi miti celtici non ignoravano nemmeno la discesa agli inferi: nel ciclo gallese del Mabinogion si narra dell’avventura dell’eroe Pwyll che va nel regno di Annwn, ossia nell’Oltretomba. Così come i Fianna, gli antichi guerrieri dei cicli leggendari, dovevano sostenere prove difficilissime per la loro iniziazione, così il cristiano che scende nel pozzo di San Patrizio si confronta con le proprie paure, con il mostruoso,con i demoni, con il proprio stesso male. L’eroe non è più un guerriero feroce e implacabile come il Cu Chulainn delle antiche saghe, ma un uomo di Dio, un monaco, un Miles Christi. Da questo antico scritto, da questa profonda sapienza, viene ancora oggi un messaggio intenso e commovente.

Paolo Gulisano

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