San Gaspare del Bufalo – 28 dicembre

San Gaspare del Bufalo è uno dei più noti e amati santi popolari, cari a quella devozione semplice che ormai sta sparendo con l’ultima generazione che l’ha praticata, ormai anziana. Nacque nel 1786, il 6 gennaio, e fu il motivo per cui gli furono dati i nomi tradizionali dei tre Re Magi: Gaspare, Melchiorre e Baldassarre. La famiglia era piuttosto povera, residente nei pressi della parrocchia di Santa Prassede, tra i popolari rioni Monti ed Esquilino.

Gaspare all’età di un anno e mezzo si ammalò di vaiolo, una malattia che in quegli anni costituiva una seria minaccia di morte. Malgrado un peggioramento delle sue condizioni di salute, gli effetti del morbo si ritirarono velocemente dopo che la madre invocò l’intercessione di San Francesco Saverio. L’episodio segnò la vita del piccolo Gaspare. Durante l’infanzia si distinse per il tempo dedicato alla preghiera e alla penitenza, nonché alle opere di carità. Sotto le finestre del Palazzo Altieri, dove la famiglia si trasferì quando il padre cuoco trovò lavoro nella cucina della nobile famiglia romana, lo attendevano ogni giorno, nelle ore dei pasti, frotte di poveri. Essi avevano scoperto la disponibilità di Gaspare a donare il cibo, sovente privandosi lui stesso del pasto. Visse la sua infanzia e la sua adolescenza negli anni terribili che seguirono la Rivoluzione Francese e l’esportazione delle nuove idee in tutta Europa.

Fin da bambino, come si è detto, si sentì attratto dalla Fede e avvertì la chiamata a servire Dio nel sacerdozio. Tentò anche di fuggire di casa per recarsi ad evangelizzare i pagani, sognando la gloria del martirio. Ordinato sacerdote nel 1808, iniziò il suo apostolato fra le classi popolari fondando il primo oratorio in Santa Maria in Pincis e specializzandosi nell’evangelizzazione dei carrettieri e contadini della campagna romana, che avevano i loro depositi di fieno nel Foro Romano, chiamato allora Campo Vaccino.

Per la Chiesa, intanto, correvano tempi duri: il 17 maggio 1809, Napoleone dichiarò cessato il potere temporale dei Papi. Per tutta risposta, Pio VII fece affiggere in città la bolla di scomunica. Gesto che provocò una decisa reazione napoleonica: nella notte dal 5 al 6 luglio 1809 Pio VII fu fatto prigioniero e deportato in Francia e tutti i dignitari pontifici furono rimossi. Un decreto, inoltre, ordinò che i cardinali, i vescovi, i parroci e i canonici prestassero giuramento di fedeltà all’Imperatore, pena l’esilio e il carcere per chi rifiutasse. Il 13 giugno 1810 anche Gaspare fu convocato presso un posto di polizia. Alla richiesta di giurare fedeltà a Napoleone, giunse sferzante la risposta determinata e vigorosa del giovane prete “romano de Roma”, come amava definirsi: “Non posso, non debbo, non voglio”. Una frase che rimarrà celebre, giacché successivamente utilizzata anche da Pio IX durante la “questione romana”.

Il coraggio costò caro a don Gaspare. Insieme ad altri preti riluttanti, dovette subire l’allontanamento dagli affetti, l’impedimento della predicazione e l’asprezza di una dura detenzione. Fu incarcerato per circa quattro anni senza sapere se ne sarebbe mai uscito vivo, conobbe le celle a Piacenza, poi a Bologna, a Imola e infine nella medievale Rocca di Lugo. Sostenne queste esperienze con animo sereno per quattro anni. Fu anche grazie alla resistenza di uomini come San Gaspare del Bufalo che l’intento dei rivoluzionari giacobini non si realizzò.

Tornato a Roma nei primi mesi del 1814, dopo la caduta di Napoleone, mise le sue forze e la sua vita al servizio del papa. Pio VII gli diede l’ordine di dedicarsi alle missioni popolari per la restaurazione religiosa e morale. Quale mezzo efficacissimo per promuovere la conversione dei peccatori, per debellare lo spirito di empietà e di irreligione, scelse la devozione al Sangue Preziosissimo di Gesù e ne divenne ardentissimo apostolo.

Il 15 agosto 1815 fondò la Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue, a cui si iscrissero uomini di grande santità, come il Venerabile don Giovanni Merlini, Giovanni Mastai Ferretti, il futuro Pio IX. Si attuava così la predizione fatta dalla pia religiosa suor Agnese del Verbo Incarnato nel 1810, da lei confidata al suo direttore spirituale, Francesco Albertini, in seguito direttore di Gaspare e suo compagno di prigionia, secondo cui, in tempi calamitosi per la Chiesa sarebbe sorto uno zelante sacerdote il quale avrebbe scosso i popoli dalla indifferenza mediante la devozione al Prezioso Sangue, del quale egli sarebbe stato l’ annunciatore.

L’apostolato di Gaspare segnato da fatiche e sofferenze non comuni, benedetto da Dio con frequenti manifestazioni soprannaturali, fu di enorme efficacia. Al suo passaggio fiorivano la fede e la pietà cristiana, cessavano gli odii e il malcostume, si verificavano strepitose conversioni. S. Vincenzo Strambi, che gli fu compagno in qualche missione, lo definí “terremoto spirituale”; le masse lo acclamavano “angelo di pace”.

Sostenne con straordinario coraggio la lotta accanita che gli mossero le società segrete, in particolare la massoneria. Ma nonostante le loro minacce e gli attentati alla sua stessa vita, non cessò mai di predicare apertamente contro tali sette, fucine di rabbioso laicismo ateo; convertí intere logge massoniche e non si stancò di mettere in guardia il popolo contro la loro propaganda satanica. Per questo si guadagnò anche un altro soprannome: “martello dei settari”. Il suo zelo apostolico non si arrese neanche dinnanzi alle minacce e agli attentati alla sua stessa vita di cui fu fatto oggetto. Nonostante la restaurazione del potere temporale della Chiesa, infatti, sacche d’insofferenza penetrarono e si radicarono un po’ ovunque in Italia. Le società segrete, soprattutto la massoneria, divennero così cospicue fucine di velenoso astio anticristiano. Esse attecchirono molto tra le classi facoltose, ove più forte era il desiderio di affrancarsi dal potere della Chiesa e il vezzo di dedicarsi a dottrine esoteriche.

La sua predicazione schietta prese piede tra le persone più semplici, persino presso quei margini della società in cui si diffuse il fenomeno del brigantaggio. Inviato a predicare in mezzo ai briganti che infestavano lo Stato Pontificio da papa Leone XII, Gaspare riuscì a ridurre la terribile piaga nei dintorni di Roma brandendo il crocifisso e testimoniando la misericordia evangelica. Grazie a lui molti banditi abbandonarono la via del malaffare per tornare alla famiglia e all’amore cristiano.

Nel 1834, affiancò alla sua Congregazione, con l’aiuto di Santa Maria de Mattias un ramo femminile le Suore Adoratrici del Sangue di Cristo. La congregazione di Missionari da lui fondata ha missioni attive soprattutto in India e Tanzania.

Morí a Roma il 28 dicembre 1837, in una stanza del palazzo Orsini sopra il Teatro di Marcello, fissando il presepe. San Vincenzo Pallotti, suo caro amico, vide la sua anima salire al cielo in forma di stella luminosa e Gesù venirle incontro. La fama della sua santità si diffuse subito anche fuori d’Italia specialmente in Francia, sia per la guarigione di Francesca De Maistre, figlia del governatore di Nizza e nipote di Giuseppe De Maistre, sia per opera di Gastone de Ségur, che lo fece conoscere con la parola e gli scritti e di Pietro Giuliano Evmard, fondatore dei Sacerdoti e delle Ancelle del S.mo Sacramento, che esortava pressantemente ad invocare Gaspare quale apostolo della devozione al Sangue Preziosissimo di Gesú. Fu beatificato da San Pio X il 18 dicembre 1904 e canonizzato da Pio XII il 12 giugno 1954 in piazza San Pietro. Il suo corpo riposa a Roma nella chiesa di Santa Maria in Trivio. Lasciò in eredità la devozione al Preziosissimo Sangue di Cristo, una devozione importantissima che andrebbe riscoperta, rivissuta, riproposta.

Paolo Gulisano

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