LA FINESTRA DI OVERTON DELLA CHIESA

IL PROCESSO SINODALE E LA CRISI DELLA FEDE

Della crisi della Chiesa si sta parlando da diverso tempo, e a ciò si deve aggiungere anche un recente stato di crisi proprio tra le persone che più sono sensibili a questo tema, che lo avvertono in tutta la sua drammaticità. Da questo punto di vista, particolare allarme sta destando il Sinodo sulla Sinodalità che impegnerà la Chiesa dall’autunno del 2023 fino al 2024.

Un anno di lavori, che produrranno documenti, e naturalmente un gran vociare mediatico, che potrebbero rappresentare una vera e propria rivoluzione all’interno della Chiesa Cattolica. Il Sinodo determinerà il modus vivendi e operandi della Chiesa del futuro. Sarà il sigillo del pontificato di Jorge Mario Bergoglio, che avrà esaurito il suo compito, che – come ha sempre enunciato- è quello di “avviare processi”.  Temi già dibattuti a livello teutonico potrebbero essere quelli dominanti il Sinodo di tutta la Chiesa: il ruolo delle cosiddette “minoranze emarginate”, l’”inclusività”, la “democratizzazione” della Chiesa, lo stravolgimento del concetto di famiglia, l’abrogazione di fatto del sesto comandamento, e così via. Alla fine del Sinodo potremmo trovaci di fronte ad una Chiesa radicalmente trasformata.

Il Sinodo sarà una tappa fondamentale e cruciale della Finestra di Overton che si è aperta anche per la Chiesa, dopo essersi spalancata per la società civile. La finestra di Overton, come noto, è un approccio per identificare le idee che definiscono lo spettro di accettabilità di politiche governative. I politici possono agire soltanto all’interno dell’intervallo dell’accettabile. Spostare la finestra implica che i sostenitori di politiche al di fuori della finestra persuadano l’opinione pubblica ad espandere la finestra.

E’ avvenuto così per molti princìpi morali e civili, e lo “stato di emergenza” pseudopandemico ha sancito un nuovo paradigma per le libertà personali. Allo stesso modo, è in atto da tempo un processo di metamorfosi della Chiesa cattolica, finalizzata a modificarne il credo, la dottrina, la liturgia, la struttura stessa.  Il Sinodo, gestito da una ristretta élite di prescelti, nell’indifferenza quasi generale del popolo cattolico delle parrocchie abituato ad accettare ogni cambiamento in quanto buono per definizione, farà poi in modo di convincere il Popolo di Dio a considerare normali e accettabili (come lo sono già per l’opinione pubblica) comportamenti, scelte e politiche ecclesiali che dovrebbero essere considerate normalmente eterodosse e inaccettabili. Sarà il tracollo mentale di cui aveva parlato quasi un secolo fa Chesterton.

Di fronte a questo scenario, la domanda quasi disperata che si alza, quasi sempre, è: che fare? E’ chiaro che i nuovi padroni della Chiesa Cattolica sarebbero ben felici che gli “indietristi” come si suole definire chi si oppone al processo rivoluzionario, se ne andassero e facessero loro, lo scisma. Probabilmente il senso di responsabilità dei fedeli più legati alla Tradizione li porterà ad un atteggiamento di rispettosa obbedienza, e di sopportazione fino ad una sorta di martirio non cruento ma molto doloroso, nel permanere nella neo-Chiesa. Ma le cose potrebbero anche andare diversamente: tutto dipenderà da fino a che punto si spalancherà la finestra di Overton…

Paolo Gulisano

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