IL DOTTOR PAOLO GULISANO: “NON SONO PASSATO DALLA PARTE DI ANDREA CIONCI”

SEDE IMPEDITA: UNA QUESTIONE ANCORA APERTA  

La situazione della Chiesa, che vede prese di posizione vaticane che ormai suscitano l’aperto dissenso di cardinali, di vescovi, di intere conferenze episcopali, e una crescente disaffezione tra i fedeli, sempre più lontani da una Chiesa in uscita, nel senso che se ne sta davvero andando, abbandonando il compito di essere presenza di Cristo tra gli uomini, sempre più avvolta nell’abbraccio mortale del Mondo, è sempre più preoccupante. Molti vedono la fonte del problema nel discusso pontificato di Francesco. Molti, sconvolti dall’idea stessa che un papa possa essere eretico – la cui cosa invece è possibile e si è già verificata in passato- preferiscono pensare che Jorge Mario Bergoglio non sia papa di diritto.

Questa ipotesi cominciò a diffondersi già pochi mesi dopo la sua elezione, quando uno dei più brillanti intellettuali cattolici italiani, Antonio Socci, pubblicò un libro dal titolo assai eloquente: “Non è Francesco”, uscito per il maggior editore italiano, Rizzoli. Socci parlava di irregolarità, parlava di violazioni dei canoni del Diritto della Chiesa, ma su di lui si scatenò una reazione fortissima da parte dei Media, che fecero di tutto per ridicolizzarlo, per farlo passare per matto o visionario. Anche il potente movimento ecclesiale di cui Socci faceva parte, Comunione e Liberazione, gli voltò le spalle. Due anni dopo, pubblicò un nuovo libro, “Il segreto di Benedetto XVI. Perché è ancora papa”. Ancora una volta, tuttavia, le sue tesi non furono accolte, e ancora una volta venne tacitato come complottista. Da parte mia, ebbi modo di leggere il giornalista senese con interesse e senza preclusioni, cercando di capire. 

La tesi che in occasione dell’abdicazione di Benedetto XVI e del Conclave del marzo 2013 successe qualcosa di quantomeno strano, è stata recentemente rilanciata con forza, e corredata di nuove ipotesi, dal giornalista Andrea Cionci, autore del volume “Codice Ratzinger”, in cui presenta le sue teorie, sostenute da una serie di indizi, secondo le quali papa Benedetto si sarebbe trovato in condizioni di Sede Impedita, circondato da quei lupi di cui aveva parlato fin dall’inizio del Pontificato. Di conseguenza avrebbe progettato un complesso sistema per invalidare il Conclave che si sarebbe svolto in seguito al suo ritiro, così che oggi, dopo la sua morte, da Sede Impedita ci troviamo in uno stato di Sede Vacante, non essendo stato eletto validamente  Jorge Mario Bergoglio. Una prospettiva che apre scenari molto gravi per la vita della Chiesa, perché se così fosse anche ogni documento, e ogni nomina, di Francesco sarebbe invalida, comprese le nomina dei vescovi e dei cardinali. Una tabula rasa che ribalterebbe totalmente la vita della Chiesa.

Nelle scorse settimane, sul tema del Sedevacantismo sono stato chiamato a parlare dal giornalista Francesco Toscano, su Visione TV, dove ho espresso le mie perplessità e le mie opinioni in merito. In seguito a questa trasmissione, mi sono trovato a  subire gli attacchi livorosi e sarcastici di uno dei principali esponenti del Sedevacantismo, il sacerdote scomunicato Alessandro Minutella.  Diversamente dal teologo siculo, Andrea Cionci ha avviato con me una corrispondenza rispettosa e civile. Ho poi avuto l’occasione di incontrarlo di persona, e in seguito a ciò è nata una lunga conversazione tenuta sul suo canale. Ho ricevuto degli interessanti commenti riguardo a questo confronto, quasi tutti positivi, di persone che hanno apprezzato il fatto che, pur avendo idee diverse, si cercasse un dialogo rispettoso e costruttivo. Qualche manicheo, per il quale o si sta da una parte o dall’altra, mi ha invece criticato, e per il solo fatto che non avendo inveito contro Cionci o dichiarato la sua insanità di mente, sarei passato “dalla sua parte”.  

In realtà, io credo che la tesi della Sede Impedita sia plausibile, e non è da scartare a priori. Gli indizi che il giornalista e storico romano ha raccolto sono molto interessanti. Quello che ho avuto modo di dirgli è che devono diventare prove. Come ogni buon investigatore, deve trovare l’arma del delitto, con le impronte digitali del colpevole. Fuor di metafora, il lavoro da lui fatto è notevole, secondo un metodo deduttivo, ma si deve arrivare alle prove, che significativamente in inglese si chiamano “evidence”, ossia evidenze. Il dottor Cionci mi ha detto che quello che ha trovato è già prova, ma il fatto è che non deve convincere me, o i suoi lettori, o perfino i suoi detrattori. L’investigatore non è colui che imbastisce il processo, ma il suo compito è portare le prove certe sul tavolo dei giudici. E chi sono i giudici? I Cardinali di Santa Romana Chiesa. Anche se un poliziotto arrestasse in flagranza di reato un delinquente, non spetta a lui condannarlo. Occorre che Andrea Cionci si armi di santa pazienza, e prosegua le sue indagini. Credo che lo stesso Benedetto XVI avrebbe voluto che il fare verità e giustizia avvenisse secondo le regole. Anche se Bergoglio non fosse papa, non può essere deposto dal popolo, come in una rivoluzione. Ratzinger non era un rivoluzionario: ebbe sempre orrore delle rivoluzioni, fin da quando partecipò attivamente a quella enorme rivoluzione che fu il Concilio Vaticano II. Dopo pochi anni, mentre era professore universitario, si accorse di quali forze distruttive il Concilio avesse messo in moto, e cercò di rimediare. Partecipò alla fondazione di una rivista, Communio, che si contrapponeva a quella delle forze progressiste più radicali, Concilium, guidata dai suoi colleghi Rahner e Kung. Communio diventò un laboratorio di idee delle intelligenze teologiche che potremmo definire moderate. Categoria poco usato in campo ecclesiale, ma che ritengo più adatta di “conservatori” o “tradizionalisti” nel definire questi pensatori. La rivista Communio era sostenuta e realizzata dagli ambienti di Comunione e Liberazione, tra i quali il teologo lecchese Angelo Scola, che ebbe in seguito grazie a Giovanni Paolo II e Benedetto XVI una brillante carriera, fino a diventare Cardinale Patriarca di Venezia e poi traslato nella sede Arcivescovile di Milano, un vero e proprio trampolino di lancio per il Conclave che avrebbe dovuto scegliere il successore di Ratzinger, dal quale tuttavia uscì invece Bergoglio. 

L’inchiesta di Cionci, che deve essere assolutamente continuata, dovrebbe aprire un nuovo filone di indagini, interrogando anche i testimoni e le persone informate dei fatti. A cominciare dal braccio destro di Ratzinger, il cardinale Bertone, e poi Scola, il papa mancato. E poi ancora ripercorrere quel filo rosso dato da Comunione e Liberazione, il movimento fondato da don Giussani, cui appartiene Scola e l’ambiente di Communio, cui apparteneva Socci, il primo a sentire odore di bruciato, e cui appartengono le consacrate che per 10 anni hanno vegliato su Benedetto XVI nel monastero Mater Ecclesiae, definito da Cionci come l’ultima fortezza in cui Ratzinger si era rifugiato. Di questa fortezza le Memores Domini erano le guardie fidate, e chissà perché contro questo ramo di CL negli ultimi anni si sono rivolti gli strali di Bergoglio, con il commissariamento e con un atteggiamento di aperta ostilità. Anche da loro potrebbero arrivare informazioni preziose. 

Insomma, per Andrea Cionci c’è ancora tanto lavoro da fare. Purtroppo non deve illudersi di essere arrivato alla soluzione finale. Io credo che sarebbe stato fin troppo facile attaccarlo o deriderlo, come hanno fatto in tanti: io ho preferito ragionare insieme a lui e fornirgli qualche consiglio, tra cui un ultimo, il più importante: deve evitare fughe in avanti, deve evitare di aderire a forme di ribellione, di sedizione, di rottura, di piccole chiese autocefale, che sono una sorta di “autoproclamate repubbliche indipendenti”. Sono certo che papa Benedetto non avrebbe approvato. Non è una rivoluzione che si  deve realizzare, ma una restaurazione. E’ il mandato che diede Nostro Signore 800 anni a Francesco- il vero Francesco- a san Damiano: va e ripara la mia Chiesa. Il Concilio proclamò l’abbattimento dei bastioni. Ora invece per salvare la Chiesa occorre riparare e restaurare.

Paolo Gulisano

Un pensiero su “IL DOTTOR PAOLO GULISANO: “NON SONO PASSATO DALLA PARTE DI ANDREA CIONCI”

  1. Maria Ballarin

    Grazie per questo suo intervento lucido e lungimirante. Penso comunque che presentare prove a questi Cardinali nel tentativo di avere da loro una risposta chiara sia un po’ illusorio, molti dovrebbero ammettere di essere complici di un atto illegale.

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