Archivi categoria: Celtic Football Club

Il sogno (divenuto realtà) di fra Walfrid

L’Osservatore Romano

Il 6 novembre del 1887 venne fondato in uno dei più poveri quartieri di Glasgow, in Scozia, il Celtic Football Club. Il Celtic, destinato in seguito a diventare uno dei più prestigiosi club calcistici al mondo, nacque come una sorta di “squadra dell’oratorio”, per iniziativa di un religioso marista, fratello Walfrid.

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DIO, PALLA E FAMIGLIA 1 – Il Celtic saluta i Leoni di Lisbona

Negli scorsi giorni, due lutti hanno colpito il Celtic di Glasgow, la squadra campione di Scozia fondata nel 1887 per iniziativa di un religioso irlandese, Fra Walfrid. Due campioni sono morti nel giro di pochi giorni: prima è toccato a Billy Mc Neill, e quindi a Steve Chalmers. Erano due dei cosiddetti “Leoni di Lisbona”, la squadra che nel 1967 nella finale della Coppa dei Campioni giocata nella capitale portoghese conquistò il trono d’Europa battendo la Grande Inter. Quel 25 maggio la finale era tra la favoritissima plurivincitrice di tutti i trofei e l’outsider, arrivata in finale alla sua prima partecipazione alla competizione.  Era una sfida praticamente impossibile contro quella che in quel momento era la più forte squadra del mondo: l’Inter era una squadra di fuoriclasse assoluti come Facchetti e Mazzola, guidata da un carismatico allenatore come Helenio Herrera, soprannominato “il Mago” per le sue soluzioni tecnico e tattiche spesso straordinarie e imprevedibili, delle vere magie.

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[DA SENTIRE] Il Prodigio di Lisbona

[DA SENTIRE] Il Prodigio di Lisbona: quando il Celtic vinse la Coppa dei Campioni in un romanzo di Paolo Gulisano

In esclusiva la registrazione audio della 496° conferenza di formazione militante, tenuta il 7 giugno 2018 a cura della Comunità Antagonista Padana, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore: parla Luca Fumagalli, introdotto da Piergiorgio Seveso. Buon ascolto!

[DA SENTIRE] Il Prodigio di Lisbona: quando il Celtic vinse la Coppa dei Campioni in un romanzo di Paolo Gulisano

Dio, palla e famiglia

Dio, palla e famiglia. Paolo Gulisano racconta la favola del Celtic di Glasgow

Non è vero che il calcio divide le famiglie. Il tifo divide. Il calcio unisce. Chi ama il football, inteso nel senso più britannico possibile del termine, magari sbraita e si ubriaca, esulta e insulta, ma avrà sempre un’occasione di condivisione finché il pallone (progresso permettendo) continuerà a rimanere rotondo: la partita. Perché: «Football is nothing without fans». Anche per questo motivo, se una sera organizzi un incontro per parlarne con Paolo Gulisano, profondo conoscitore del football, a casa di Alessandro Gnocchi (mettendolo a conoscenza del meeting pallonaro solo a organizzazione fatta), non può che uscirne una bella serata in cui si parla più che altro di Dio, di storia delle Isole Britanniche e ciclismo, tutto davanti a una partita di pallacanestro in Tv, la versione italiana del gioco che più si avvicina quello che dovrebbe essere sulla carta il basket.

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Natale clandestino

Premessa. Nel mio romanzo Il prodigio di Lisbona, uno dei personaggi è il giornalista scozzese Peter Smyth. Le vicende del romanzo avvengono nel 1967, quando la squadra di calcio del Celtic si avvia a diventare campione d’Europa nella finale di Lisbona. Nel romanzo ci sono tuttavia dei flash back alla Seconda Guerra Mondiale, quando Peter Smyth era un giovane sottufficiale della Royal Air Force che viene abbattuto in Italia e fatto prigioniero. Per quasi due anni Peter è nel campo di prigionia di Fossoli, presso Carpi. L’8 settembre del ’43 riesce a fuggire, ma viene ferito dai tedeschi nelle campagne presso Correggio. Un giovane studente di Medicina, Antonio Azzoni, lo trova, lo soccorre e lo cura. Peter resta poi alcuni mesi nascosto nella casa degli Azzoni. Il racconto che segue- ambientato al momento del Natale che Peter trascorse in casa Azzoni, il Natale del ’43- è dunque un piccolissimo spin off del romanzo, o meglio, semplicemente un approfondimento da vicino di quanto viene accennato nella storia. Buona lettura e buon Natale.
Paolo Gulisano

Era la Vigilia di Natale. Aveva fatto buio presto. Peter guardava fuori dalla finestrella della mansarda di casa Azzoni, il suo rifugio segreto. La luce era spenta, e ciò consentì a Peter di godere della vista della campagna emiliana coperta di neve. Il giovane scozzese sospirò. Certo, godeva del calore, dell’affetto, del sostegno della famiglia Azzoni, ma la nostalgia di casa era forte. Intorno imperversava la guerra, che continuava più feroce che mai. Avrebbe avuto modo di trascorrere un Natale come non aveva avuti da tre anni in là. Il peggiore era stato l’anno precedente, passato in campo di concentramento. Peter cercò di scacciare il triste ricordo. Ora era lì, con attorno a sé le premure della signora Azzoni, e il profumo dei manicaretti che saliva dalla cucina gli stuzzicò piacevolmente le narici e gli ricordò che lo aspettava l’indomani uno squisito pranzo. C’erano le cure di Antonio e di suo padre, il farmacista del paese, e infine le attenzioni affettuose di Maria Grazia, la sorella di Antonio, con la quale trascorreva tante ore a chiacchierare della sua Scozia.

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Gulisano ricorda il grande Celtic: la presentazione domani in libreria

21/06/2017 – Nel novembre del 1887 venne fondato in uno dei più poveri quartieri di Glasgow, in Scozia, il Celtic Foot Ball Club. Il Celtic, destinato in seguito a diventare uno dei più prestigiosi club calcistici al mondo, nacque come una sorta di “squadra dell’oratorio”, per iniziativa di un religioso, Fra Walfrid, originario della Contea irlandese di Sligo. Glasgow,dalla metà dell’800, aveva accolto decine di migliaia di irlandesi che cercavano lavoro, sfuggendo alla miseria che imperversava sulla loro terra, e che ricoprivano i ruoli più poveri: minatori, muratori, operai nelle fabbriche di una delle più grandi città industriali del regno. Vivevano in tuguri, in quartieri-ghetto, discriminati per la loro fede cattolica. Solo la Chiesa era accanto ai loro bisogni, attraverso la presenza di sacerdoti e religiosi, che con grandi sacrifici diedero vita a strutture parrocchiali, a chiese e scuole…e al Celtic. La finalità della squadra biancoverde di raccogliere fondi, attraverso partite e tornei, da destinare alle opere di carità non è mai venuta meno, così come l’essere un punto di riferimento, attraverso bandiere, canti e iniziative parallele, per le comunità irlandesi presenti in tutto il mondo. Con le sue vittorie il Celtic diede alla comunità irlandese in Scozia e in tutta la Gran Bretagna l’orgoglio di una appartenenza e di una identità, e il sapore dolce della vittoria per un popolo che non poteva essere solo di vinti.

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LETTURE/ Dalle periferie di Glasgow alla Coppa dei Campioni, il “miracolo” di Fra Walfrid

Accadde cinquant’anni fa, ma sembra una favola di tempi antichi. O una reminiscenza di libri sacri, come la Bibbia, dove si racconta di un ragazzo, Davide, che affronta un gigantesco guerriero, Golia. Il 25 maggio del 1967 accadde a Lisbona uno strano prodigio: il Celtic di Glasgow batté nella Finale della Coppa dei Campioni l’Inter di Helenio Herrera, diventando Campione d’ Europa. Era la prima squadra britannica a conquistare il massimo titolo calcistico. Anzi: la prima squadra non “latina”, cioè non appartenente a Italia, Spagna, Portogallo, le nazioni che fino a quel momento avevano dominato il calcio europeo e mondiale. Società potenti e ricchissime come Benfica, Real Madrid, Barcellona, Milan e Inter. Il Celtic, invece, era una squadra che era composta da giocatori prodotti quasi tutti dal proprio vivaio. Tutti nati nel raggio di trenta chilometri da Glasgow.

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Una birra con… Paolo Gulisano: “Io, il basket, l’Irlanda e il Celtic”

b_0DSC_0572Lecchese di Acquate, 56 anni, Paolo Gulisano è medico, scrittore e grande appassionato di sport, di Irlanda e di Celtic. Definirlo un personaggio eclettico è quasi riduttivo perché, alla sua attività lavorativa all’azienda sanitaria di Lecco, abbina la passione per la scrittura e il lavoro di medico sociale per il Basket Lecco.

Lo abbiamo incontrato all’indomani dell’Old Firm, il derby di Glasgow che ieri ha opposto il suo Celtic ai Rangers. Una partita che Gulisano ha seguito con alcuni amici biancoverdi allo Shamrock Pub di Lecco.

Paolo, dove nasce la passione per il Celtic?
Nasce quando ero ancora bambino. Ero rimasto colpito sia da queste bellissime maglie a strisce orizzontali biancoverdi ed ero rimasto molto colpito da un grande campione

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