Archivi categoria: politica

Paolo Gulisano & l’onorevole Peppone. Per un’Italia sovrana e popolare

Un po’ per indole e un po’ per formazione tendo a starmene alla larga da tutto quanto sa di elettorale. Sarà per qualunquismo, sarà per vetero ma veramente veterofascismo, sarà manifesto e mai sopito anarchismo, oppure sarà, a voler fare il raffinato, per quel che Giorgio Gaber dice delle “Elezioni”.

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L’Irlanda politicamente corretta tradisce i suoi eroi

Michael Collins in uniforme

L’Irlanda politicamente corretta tradisce i suoi eroi. Ricordiamo noi Michael Collins e i suoi compagni

Negli scorsi giorni l’Irlanda ha visto la formazione di un nuovo governo, dopo oltre quattro mesi dalle elezioni politiche che avevano visto una incredibile ascesa da parte dello Sin Fein, una formazione che si potrebbe definire socialista e populista, e la sconfitta dei due partiti che nell’Isola avevano costituito nella scena politica un bipolarismo sempre più imperfetto: il Fianna Fail e il Fine Gael.

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È nato il governo della nuova Irlanda post-cristiana

Quattro mesi dopo le elezioni irlandesi, gli ex rivali Fianna Fail e Fine Gael hanno formato un nuovo governo (con l’aiuto dei verdi). Resta fuori lo Sinn Fein, che aveva preso più voti. Espansione di aborto, gender e Pma nel programma dell’esecutivo, che si basa su due partiti formalmente di centrodestra ma che non sostengono più un solo valore cattolico.

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Coronavirus, poche strategie e confuse. E ora l’Italia chiude

Con oltre tremila contagiati e 107 deceduti, il nostro Paese è il più colpito in Europa dal Covid-19, a causa di misure discutibili e nonostante le rassicurazioni iniziali di Conte. Il premier ha annunciato nuove regole, valide per 30 giorni: in realtà si tratta del prolungamento della chiusura delle scuole, estesa a tutta la Penisola, oltre che lo svolgimento a porte chiuse delle manifestazioni sportive. Tutto qui. Il governo reitera misure di cui non conosce l’efficacia, senza individuare altre strategie.

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MEETING DI RIMINI 2018. Quella voglia pazza di ’68

Al Meeting di Rimini di Rimini impazza il ’68. Si potrebbe dire che sia il vero protagonista della manifestazione riminese. Un protagonista all’insegna della nostalgia e dell’amarcord, come se fosse una rimpatriata tra vecchi indossatori di eskimo anziché la kermesse di quello che un tempo era considerato un movimento cattolico “integralista”. E in effetti forse è propria questa voglia di essere accettati e accreditati dal mondo che muove CL a rimpiangere i “bei tempi” delle contestazioni e delle okkupazioni. Un ’68 mitizzato e selezionato, in un Meeting assolutamente dimentico di altri avvenimenti e personaggi di quell’anno terribile, che avrebbero meritato da parte di CL un ricordo con incontri o mostre, come l’invasione sovietica della Cecoslovacchia, la strage di Città del Messico che venne testimoniata da Oriana Fallaci, la morte di Padre Pio, l’uscita dell’Enciclica Humanae Vitae e il polverone di polemiche e contestazioni da parte del progressismo teologico e la nascita del “Dissenso” all’interno dello stesso mondo cattolico. Volendo si poteva anche ricordare uno dei momenti più esaltanti del ’68 per lo sport italiano, cioè i due titoli mondiali pugilistici conquistati da Benvenuti e Mazzinghi.

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MEETING DI CL 2018. Il “Vitta” fa l’esegesi del “Gius”. O forse di Marx

E così, anche quest’anno, domenica 19 agosto, parte quella che per anni è stata definita la grande kermesse estiva di Comunione Liberazione. Una settimana di incontri, dibattiti e mostre nella calura di Rimini. La stampa notava immancabilmente che tante migliaia di persone disertavano le affollate spiagge di giorno e le discoteche di sera per seguire impegnative conferenze e spettacoli teatrali. In realtà per quello che era chiamato “il popolo del Meeting” questa scelta non ha mai rappresentato una gravosa rinuncia: girare per i padiglioni voleva dire stare con gli amici, mangiare, divertirsi, ritrovarsi. Un vero piacere, anche per i celebratissimi volontari i cui numeri impressionanti sono stati sempre sciorinati con orgoglio dagli organizzatori.

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L’Altra Italia di Berlusconi? L’abbiamo già vista e non ci piace

“Ancora tu? Ma non dovevamo vederci più?”, così cantava Lucio Battisti nel lontano 1976.  Berlusconi, l’incorreggibile, ci riprova. Vuole tentare l’ultimo assalto al Palazzo, dal quale non sopporta, visceralmente, di stare lontano, e così sta dando vita a un nuovo soggetto politico. Più che altro si tratta di un nuovo marchio commerciale, perché le idee sono le stesse di sempre, e perfino le persone. L’annuncio fatto nei giorni scorsi della nascita del nuovo brand, dal suggestivo (si fa per dire ) nome di “L’Altra Italia”, ha preso di sorpresa anche i più stretti collaboratori, dirigenti, capigruppo e portavoce. Tutto un ambaradan di giovani rampanti, di signorine sottratte ai salotti buoni e alle sfilate di moda, perfettamente inutili per la rivincita che Berlusconi sta disperatamente cercando dal 4 marzo, da quando Matteo Salvini gli ha inopinatamente sottratto la scena e i riflettori della politica, oltre che la leadership.

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VACCINI, LA POSIZIONE SFUMATA DEL PDF

Nella campagna elettorale uno dei classici temi infiammati da populismo trova nel Popolo della Famiglia una posizione mite

Chi ha avuto modo di vedere il Programma elettorale del Popolo della Famiglia, avrà notato un punto interessante alla voce “Più solidarietà Meno solitudine Libertà di cura”: “Vaccini sì, obbligo no”.

Qualcuno si sarà chiesto cosa significa. Significa che il Popolo della Famiglia non si colloca tra i cosiddetti no vax, ma coerentemente con i propri princìpi difende la libertà delle famiglie. Infatti, con il recente Decreto-Legge Lorenzin 7 giugno 2017, n. 73 “Disposizioni urgenti in materia di prevenzione vaccinale”, la famiglia si è vista sottratta dallo Stato la possibilità di decidere in merito alle vaccinazioni cui sottoporre i propri figli. Queste disposizioni “urgenti”, un elemento questo da sottolineare, perché col pretesto dell’emergenza-urgenza si possono fare pericolose forzature in materia normativa, hanno legiferato che dieci vaccini sono in Italia assolutamente obbligatori: anti-poliomelitica; anti-difterica; antitetanica; anti-epatite B; anti-pertosse; anti Haemophilusinfluenzae tipo B; antimorbillo; anti-rosolia; anti-parotite; anti-varicella. La legge inoltre sta trovando un’applicazione rigorosissima, attraverso il sistema scolastico. Se non si produce un certificato che attesti che tutte le vaccinazioni obbligatorie siano state effettuate, il proprio figlio non può mettere piede a scuola. Una burocrazia dal sentore vagamente sovietico sta vigilando attentamente affinché il Decreto Lorenzin venga scrupolosamente applicato. Al di là del merito della questione vaccini, che è ampia e complessa, e sulla quale si può solo dire che la situazione epidemiologica italiana non era tale da dover ricorrere a “disposizioni urgenti”, come se ci trovassimo ad affrontare delle pandemie, è preoccupante vedere la vaccinazione diventare in Italia una sorta di Trattamento Sanitario Obbligatorio.

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Silvio Berlusconi, ovvero la realizzazione del ’68

Mario Adinolfi negli scorsi giorni ha brillantemente dimostrato perché un cristiano non possa in alcun modo votare per Renzi, alla luce dei provvedimenti presi dal suo governo e da quello del suo clone Gentiloni.

Tuttavia, se Sparta piange, Atene non ride. Nel corso di più di vent’anni, dal momento della sua famosa “discesa in campo”, tanti buoni cattolici sono stati tratti in inganno dalle parole del Cavaliere Mascarato. Molti credettero che il patron di Mediaset fosse un difensore dei valori non negoziabili. I fatti dimostrano che non è stato così. E la cosa non può stupire. La storia di Silvio Berlusconi è lì a dimostrare che i valori della famiglia, della vita, dell’umanesimo cristiano, non gli sono mai importati più di tanto. Nulla di strano dunque che Berlusconi cerchi l’inciucio con Renzi e pure la Bonino: la cultura politica, il pensiero ideologico in cui il Cavaliere si è formato è molto più vicino a quello di questi personaggi di quanto un’opinione pubblica un po’ ingenua non si sia mai accorta.

Eppure qualche anno fa ci fu chi smascherò il vero volto di Berlusconi, mostrandolo come il perfetto realizzatore della Rivoluzione del ’68.

 

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