Archivio mensile:Ottobre 2018

La Spagnola fece 70 milioni di morti ma resta ancora un killer misterioso

Autunno 1918: il mondo è sconvolto da una spaventosa pandemia, detta “Spagnola”. Fu una delle più grandi catastrofi sanitarie di tutti i tempi, in grado di far impallidire il ricordo della Peste del ‘300, del vaiolo, e di qualunque altra pandemia del passato. È il buco nero nella storia della medicina moderna, un assassino di massa mai consegnato alla giustizia. L’influenza spagnola che tra l’ottobre 1918 e i primi mesi dell’anno successivo colpì un quinto della popolazione mondiale, lasciandosi alle spalle una spaventosa, immane scia di morti – settanta milioni- resta ancora oggi un mistero, oltre che un incubo sempre latente.

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Superman: il nemico del superuomo di Nietzsche

Quella del Superuomo è una delle figure mitologiche più antiche dell’epica. Da almeno tremila anni l’uomo lo sogna, ma le filosofie e le ideologie come quella nazista lo fecero diventare incubo. La storia di Superman invece, raccontata nel saggio di Rossi, tratta – date le origini ebraiche degli autori – un aspetto messianico: non un superuomo che vuole eliminare i deboli ma che viene ad aiutarli.

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Netflix rilancia Lewis e l’utopia di Narnia

Netlflix rilancia Lewis e l’utopia di Narnia che fu messa al bando dalla cultura atea

Le Cronache di Narnia sono l’opera Fantasy in sette libri di Clive Staples Lewis,  uno dei più singolari intellettuali dell’Inghilterra del ‘900: professore di Oxford, docente di Lingue e Letteratura inglese presso il Magdalen College di Oxford, uno degli insegnanti più noti e stimati di tutto il corpo accademico, il fiore all’occhíello dell’università, e infine uno dei più celebri convertiti del suo tempo: approdato al Cristianesimo, dopo una lunga militanza atea e scientista grazie al suo grande amico J.R.R. Tolkien, l’autore del Signore degli Anelli, scrisse opere storiche e libri in difesa del Cristianesimo in un mondo che vedeva scivolare inesorabilmente verso l’indifferentismo religioso.

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La vera storia di Kit Carson

Da sempre accompagna in quasi tutte le avventure il suo amico Tex: è inconfondibile con il suo pizzetto e l’abbigliamento sfrangiato da trapper: è Kit Carson, la spalla che ogni eroe che si rispetti deve avere. Non c’è Holmes senza Watson, non c’è Padre Brown senza Flambeau, non c’è Tex Willer senza Kit Carson. Ma se il cowboy con la camicia gialla è un frutto di immaginazione, il suo pard invece si ispira ad un personaggio realmente esistito. Insieme a Buffalo Bill (che un po’ gli assomiglia anche fisicamente) Carson fu uno dei protagonisti della avventura della Frontiera, della conquista del West. Il Carson reale non fu esattamente il simpatico vecchietto che abbiamo imparato a conoscere sugli albi Bonelli: fu un avventuriero, un uccisore di indiani, per lo meno di sesso maschile, visto che le sue due prime mogli erano una Arapaho e una Cheyenne. La sua famiglia era originaria dell’Ulster: era un calvinista, che infine si convertì al cattolicesimo per poter sposare la sua terza (ed ultima) moglie, che era una messicana devota cattolica. Carson aveva combattuto anche i messicani, ed evidentemente impalmare le donne dei nemici era per lui una via di riconciliazione. Oggi si direbbe che costruiva ponti, e non muri. Divenne cattolico, dopo essere stato un ardente massone. Insomma, fu un uomo dalla vita avventurosa, e con un percorso esistenziale non proprio lineare.

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Leggendo Shakespeare

Il compito che Gilbert Keith Chesterton, il grande saggista, romanziere e apologeta inglese che tutti ben conosciamo, si assunse nel corso della sua vita, fu in primo luogo quello di testimoniare, nel bel mezzo di una cultura liberale, tecnica e razionale che vuole appiattire tutti i misteri, la pienezza che Cristo affida alla sua Chiesa: «Avverto la difficoltà nel riconoscere il diritto dei cristiani più liberali e dalla mente aperta di scorgere nient’altro che bene in tutte le religioni e nient’altro che male nella mia» disse. Chesterton ebbe ben chiaro che il cristiano è chiamato a difendere questa pienezza calandosi nell’arena delle opinioni, provocando gli animi a una ricerca della verità: era quello che faceva quotidianamente nel suo lavoro di giornalista.

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