Archivi categoria: Storia d’Irlanda

Madri spirituali dell’antica Irlanda

Il Cristianesimo irlandese dei primi secoli rappresenta una delle più straordinarie esperienze della storia della cristianità. Molto si è detto e scritto delle grandi figure di questa Chiesa, da San Patrizio, l’Apostolo dell’Irlanda, a San Brendano, a San Colombano, fino a San Malachia. Ancora si doveva leggere delle figure femminili dell’antica Irlanda, e Madri spirituali dell’antica Irlanda, il libro curato da Alberto Maria Osenga per Monasterium giunge a colmare questa lacuna offrendo le biografie di quattro figure di sante, tra cui Brigid, la Patrona d’Irlanda.

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LETTURE/ Roger Casement, l'”inventore” dei diritti umani che morì battezzato

roger-casementSi deve ad una piccola ma intraprendente casa editrice romana, Fuorilinea, la prima pubblicazione in Italia di un libro che un secolo fa cambiò la storia dell’umanità e pose per la prima volta con forza l’attenzione sulla questione dei diritti umani nei Paesi colonizzati dall’Occidente. Si tratta de Il Rapporto sul Congo, di Sir Roger Casement, uno degli eroi dell’Indipendenza irlandese, fucilato cento anni fa nel carcere londinese di Pentonville.

Casement, nato nell’Irlanda del Nord, figlio di un militare britannico di fede protestante e di madre cattolica, aveva lavorato a lungo per la diplomazia Britannica. Era stato console in Africa, un compito che si era assunto volentieri. Era stato educato ai valori civili dell’Impero Britannico. Il suo animo gentile e sensibile era convinto che l’Europa potesse e dovesse farsi carico di una missione civilizzatrice nei confronti dei popoli più arretrati del mondo, dall’Africa all’India fino al Sud America.

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STORIA/ “Cessate il fuoco”: il fazzoletto bianco di padre Daly

Edward Daly Bloody SundayIl 30 gennaio 1972 tra le immagini drammatiche del massacro compiuto dai soldati dell’Esercito Britannico nella città nordirlandese di Derry, e che fecero subito il giro del mondo, una destò particolare impressione: quella di un prete che sventolava un fazzoletto bianco e che cercava di portare in salvo un ragazzo ferito, camminando curvo sotto il fuoco incrociato dei parà inglesi.

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Irlanda: A cento anni dalla rivolta di Pasqua. Intervista a Paolo Gulisano

Per l'onore d'IrlandaIl 2016 corrente vede cadere il centenario della grande rivolta di Pasqua dell’Irlanda contro il Regno Unito e l’inizio del processo che avrebbe portato all’indipendenza dell’isola ma anche allo scoppio di una cruenta guerra civile e al sorgere dell’annosa, e ancora irrisolta, questione nord-irlandese. Domus Europa ne parla con Paolo Gulisano, autore del successo editoriale Per l’onore d’Irlanda. L’insurrezione irlandese del 1916 (Edizioni Il Cerchio, 2016).

A cura di Nicolò Dal Grande.

Il 1916 rappresenta una data fondamentale per la storia irlandese: la rivolta di Pasqua e l’inizio della lotta che avrebbe portato l’isola di San Patrizio alla tanto agognata indipendenza. A cento anni di distanza, che significato incarna per gli irlandesi questo evento?

“Questo anno 2016 in cui ricorre il Centenario della Rivolta di Pasqua con cui la Nazione proclamò l’Indipendenza in una insurrezione che venne schiacciata nel sangue dall’Esercito Britannico, sembra costituire un’importante opportunità per gli irlandesi per riflettere non solo sulla propria storia, gloriosa e tragica, ma anche sul proprio destino, che resta in bilico tra il diventare una piccola, simpatica provincia periferica di un mondo globalizzato, e l’unica alternativa vera, che consiste nel  ritrovare la propria anima.

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24 aprile 1916/ Rivolta di Pasqua, quando la patria vale il sacrificio della vita

easter-rising2004-372x600Fu esattamente cento anni fa, il 24 aprile del 1916, che una piccola, antica nazione europea insorse a rivendicare, davanti a Dio e davanti agli uomini, il proprio diritto alla libertà. Si trattava dell’Irlanda: una terra antica, da secoli soggetta ad una dominazione straniera.

L’Irlanda era stata la prima conquista coloniale britannica, la prima tappa di un tenace progetto di conquista che doveva passare dapprima dalla sottomissione delle altre nazioni delle isole britanniche (Galles e Scozia) per poi rivolgersi all’Europa, alle Indie, alle Americhe, al mondo intero. La Gran Bretagna divenne una potenza quasi mitica, una sorta di nuovo Impero Romano apportatore di civiltà, la Nazione Eletta destinata a dominare il mondo.

Parecchi sono i popoli che hanno fatto le spese di questa “missione” di cui si sentiva investito l’Impero Britannico, ma il calvario più lungo e doloroso è stato quello percorso dall’Irlanda. Quest’isola, da cui nel medioevo erano venuti monaci e cavalieri, studiosi e folli mistici, poeti sublimi ed evangelizzatori instancabili, subì per secoli il tentativo ossessionante degli invasori di strapparle l’anima. Le fu tolta l’antica lingua gaelica, la libertà, la cultura, ma nessuno riuscì mai a toglierle la Fede.

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L’insurrezione che l’Irlanda ha tradito

Per l'onore d'IrlandaCento anni fa, il 24 aprile del 1916, l’Irlanda insorse per rivendicare la propria indipendenza, dopo secoli di occupazione inglese, un’occupazione che per trecento anni aveva significato in primo luogo persecuzione religiosa, con la Chiesa cattolica costretta nelle catacombe, alla clandestinità. L’insurrezione si concluse con un fallimento, ma a causa della durissima repressione inglese che ne seguì, riuscì a risvegliare nel popolo irlandese la consapevolezza della propria identità nazionale.

Quest’isola, da cui nel Medioevo erano venuti monaci e cavalieri, studiosi e folli mistici, poeti sublimi ed evangelizzatori instancabili, aveva subito per secoli il tentativo ossessionante degli invasori di strapparle l’anima. Le fu tolta l’antica lingua gaelica, la libertà, la cultura, ma nessuno riuscì mai a toglierle la fede. Una fede che significava amore testardo e fedele per la verità e la giustizia annunciati da Cristo e che avevano forgiato un popolo unico nella storia.

Tutto cambiò davvero, in quel lunedì di Pasqua, come ebbe a scrivere Yeats? In realtà la storia irlandese, anche nel ‘900, anche dopo la Rivolta, è stata attraversata da un elemento di continuità: la sua fede. É scritto che il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani, e il martirio civile ma anche religioso del 1916 generò dei nuovi irlandesi, consapevoli pienamente dei propri diritti e soprattutto della propria identità. Iniziò, soprattutto grazie alle politiche culturali di De Valera, un pieno recupero delle sue radici: la cultura celtica arcaica, l’età dell’oro della civiltà monastica, il tempo delle persecuzioni, le diverse espressioni del cristianesimo irlandese. Questo tipo di fede, intensa, mistica, innamorata, è stata dunque in grado di generare una nuova civiltà, che ha retto per 1.500 anni, che ha affrontato prove, che ha seminato in ogni parte del mondo e dato frutti, dando luogo ad una civiltà, quella dei monasteri, le cui rovine possiamo oggi ammirare con rimpianto: la Glendalough di St.Kevin, Monasterboice, Mellifont, Clonmacnoise.

Quelle enormi croci, quelle torri rotonde dalle quali si cercava febbrilmente di avvistare l’arrivo degli invasori vichinghi, quegli eremi rocciosi sperduti nell’Atlantico come Skellig Michael, dai quali salpavano i fragili curragh che si inoltravano nel deserto d’acqua dell’Oceano senza timonieri, “essendo Cristo il Pilota”, come aveva fatto San Brendano. Quei codici miniati, primo tra tutti il Book of Kells che ammiriamo esterrefatti, sono la testimonianza di una cultura unica e irripetibile fondata sull’avvenimento cristiano.  Gli irlandesi rimasero testardamente cattolici, ossia cristiani dell’unica, antica fede che era stata loro trasmessa. Ciò significò il martirio, la miseria, la sofferenza, la diaspora, ma nulla mai valse a far recedere gli irlandesi da ciò che avevano di più caro, che più di ogni altra ragione, etnica, culturale o sociale ne costituiva l’identità.

Oggi, tuttavia, per la prima volta, nel corso di tanti secoli, si è aperta una linea di frattura fra la Chiesa e la società irlandese attuale, che si è avviata a diventare una delle “società liquide” della post modernità, con una classe politica alla rincorsa di ogni possibile espressione del polically correct. Era per una società di questo tipo che combatterono gli eroi del ’16? Sembra un paradosso, ma dopo aver tanto a lungo lottato per l’indipendenza l’Irlanda attuale sembra tornata ad essere un Paese colonizzato. Colonizzato da tutte le mode politiche e culturali che vengono dall’esterno, e non solo dall’Inghilterra. A che è valsa, allora, tanta sofferenza, se il destino dell’Irlanda era quello di diventare una piccola, simpatica provincia periferica di un mondo globalizzato?  Per non rendere vano tutto questo, l’Irlanda deve ritrovare la propria anima.

A distanza di un secolo dalla Rivolta di Pasqua, l’Irlanda deve ritrovare se stessa, deve ritrovare le ragioni del suo essere una comunità di destino, con un lungo cammino alle spalle, e il futuro che attende questa giovane Nazione nell’ambito dell’Europa. L’Irlanda deve ritrovare lo spirito degli uomini del ’16, il cui fallimento portò infine al trionfo della causa per cui loro e le generazioni passate si erano battuti. Bisogna tornare alla Proclamazione del Lunedì di Pasqua, al suo spirito, alla sua forza morale.

Paolo Gulisano

http://www.lanuovabq.it/it/articoli-linsurrezioneche-lirlandaha-tradito-15931.htm

 

 

 

 

 

Irlanda: San Patrizio 2016 tra festa e ferite ancora aperte

 

Red cat with leprechaun hat and Irish beer on four leafs clover

Oggi è il Saint Patrick’s Days, la Festa di san Patrizio: un momento di gioia e di celebrazione per tutti gli irlandesi del mondo: da Dublino a Glasgow, da Manchester a Boston, da Toronto a Melbourne si indossa il verde e si inneggia all’Irlanda, la cara vecchia isola da cui partirono a centinaia di migliaia i poveri irlandesi nell’800 per sfuggire alla fame, alla carestia, all’oppressione politica e sociale. In patria e nelle comunità della diaspora si sta insieme, si canta, si balla. La festa di san Patrizio per la verità ormai viene celebrata in ogni dove, anche in assenza di autentici figli di Ibernia o di loro discendenti. E’ il caso dell’Italia, dove non c’è ormai città che non abbia il suo Pub irlandese, ove il 17 marzo esplode l’allegria, si beve birra scura e si ascoltare la musica tradizionale celtica che annovera sempre più estimatori. E’ il trionfo dell’”Irlandesità”, che non è principalmente una questione di nascita o di sangue o di lingua, ma è la condizione di chi è coinvolto nella realtà irlandese.

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Settimana irlandese: presentazione del libro “Per l’onore d’Irlanda”

Per l'onore d'IrlandaIl nuovo libro di Paolo Gulisano “Per l’onore di Irlanda – L’insurrezione irlandese del 1916” verrà presentato prossimamente nei seguenti eventi:

  • giovedì 17 marzo alle ore 15.00 St. Patrick’s Day 2016 presso The Shamrock Irish Pub di Lecco;
  • venerdì 18 marzo alle ore 20.45 “Anche oggi è San Patrizio !” presso la Mediateca di Imbersago (LC);
  • sabato 19 marzo alle ore 20.15 Irlanda in festa 2016 a Padova;
  • domenica 20 marzo 2016 alle ore 16.00 Festa di San Patrizio 2016 a Verona.

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