Archivio mensile:Dicembre 2017

Il virus mai sconfitto che può uccidere intere popolazioni

Tra gli anniversari che verranno celebrati nel 2018, ce ne è uno particolarmente significativo: i cento anni dell’epidemia detta “Spagnola”. Una delle più grandi catastrofi sanitarie di tutti i tempi, in grado di far impallidire il ricordo della peste del ‘300, del vaiolo, e di qualunque altra pandemia del passato. Periodicamente, quando fanno la loro comparsa nuovi virus come Ebola o Sars oppure si paventa l’arrivo di qualche nuova forma virale, viene evocato un nome che ai più non dice molto: l’influenza Spagnola, o più semplicemente “la Spagnola”. 

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Come la chiesa finì, l’utopia che sta diventando realtà

La parola utopia nacque nel 1516, cinquecento anni fa, dalla fervida mente del grande umanista e santo martire Tommaso Moro. Era il titolo di una sua opera letteraria destinata ad essere non solo un capolavoro immortale, ma anche a costituire un vero e proprio paradigma in campo letterario, filosofico e politico. La parola Utopia inventata da Moro da cinque secoli è entrata nel lessico comune con il significato di sogno, di progetto, di immaginazione proiettata sul futuro. A volte queste utopie mostrano scenari decisamente cupi se non disastrosi, e in tal caso vengono definite distopie.

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LETTURE/ Londra 1605: i cattolici contro il re, una storia da raccontare di nuovo

Nel suo romanzo “L’esecuzione della giustizia”, Elisabetta Sala ambienta una storia ricca di intrighi e colpi di scena al tempo della “congiura delle polveri”

Diceva Oscar Wilde che l’unico dovere che abbiamo nei confronti della storia è quello di riscriverla. E’ esattamente quello che ha fatto Elisabetta Sala, docente di storia e letteratura inglese e autrice di diversi preziosi saggi sull’epoca di Enrico VIII, di Elisabetta I e di Shakespeare, in questo romanzo, L’esecuzione della giustizia (D’Ettoris Editori 2017) in cui riscrive la tragica vicenda della cosiddetta “Congiura delle polveri”, il tentativo avvenuto nel 1605 di far saltare in aria il Parlamento di Londra, con il Re Giacomo e tutta la corte. La storia ufficiale ci racconta che il complotto fu elaborato da un gruppo di tredici fanatici cattolici ispirati probabilmente dai Gesuiti. La storia — si sa — è scritta dai vincitori, ma per il suo romanzo Elisabetta Sala ha utilizzato non solo la sua fantasia, ma anche alcune antiche e rimosse fonti, che dicono che le cose andarono molto diversamente.

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Natale clandestino

Premessa. Nel mio romanzo Il prodigio di Lisbona, uno dei personaggi è il giornalista scozzese Peter Smyth. Le vicende del romanzo avvengono nel 1967, quando la squadra di calcio del Celtic si avvia a diventare campione d’Europa nella finale di Lisbona. Nel romanzo ci sono tuttavia dei flash back alla Seconda Guerra Mondiale, quando Peter Smyth era un giovane sottufficiale della Royal Air Force che viene abbattuto in Italia e fatto prigioniero. Per quasi due anni Peter è nel campo di prigionia di Fossoli, presso Carpi. L’8 settembre del ’43 riesce a fuggire, ma viene ferito dai tedeschi nelle campagne presso Correggio. Un giovane studente di Medicina, Antonio Azzoni, lo trova, lo soccorre e lo cura. Peter resta poi alcuni mesi nascosto nella casa degli Azzoni. Il racconto che segue- ambientato al momento del Natale che Peter trascorse in casa Azzoni, il Natale del ’43- è dunque un piccolissimo spin off del romanzo, o meglio, semplicemente un approfondimento da vicino di quanto viene accennato nella storia. Buona lettura e buon Natale.
Paolo Gulisano

Era la Vigilia di Natale. Aveva fatto buio presto. Peter guardava fuori dalla finestrella della mansarda di casa Azzoni, il suo rifugio segreto. La luce era spenta, e ciò consentì a Peter di godere della vista della campagna emiliana coperta di neve. Il giovane scozzese sospirò. Certo, godeva del calore, dell’affetto, del sostegno della famiglia Azzoni, ma la nostalgia di casa era forte. Intorno imperversava la guerra, che continuava più feroce che mai. Avrebbe avuto modo di trascorrere un Natale come non aveva avuti da tre anni in là. Il peggiore era stato l’anno precedente, passato in campo di concentramento. Peter cercò di scacciare il triste ricordo. Ora era lì, con attorno a sé le premure della signora Azzoni, e il profumo dei manicaretti che saliva dalla cucina gli stuzzicò piacevolmente le narici e gli ricordò che lo aspettava l’indomani uno squisito pranzo. C’erano le cure di Antonio e di suo padre, il farmacista del paese, e infine le attenzioni affettuose di Maria Grazia, la sorella di Antonio, con la quale trascorreva tante ore a chiacchierare della sua Scozia.

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GLI ULTIMI JEDI… O FORSE NO

Ho visto Episodio VIII, Gli ultimi Jedi. L’ho visto con uno sguardo particolare, quello che mi si è formato negli scorsi mesi lavorando con il caro amico Filippo Rossi alla realizzazione del nostro libro La Forza sia con voi. Inevitabile. Con Filippo abbiamo ripercorso quarant’anni di Saga, di discussioni, di emozioni, di polemiche a volte.

Gli Ultimi Jedi mi ha dunque dato delle conferme e delle sorprese. Tra le conferme, anzitutto quella che Star Wars rappresenta un tipo di cinema senza tempo. Questa Saga non è affatto usurata, ha ancora molto da dire ma allo stesso tempo ha molte cose da ricordarci. Da questo punto di vista non trovo né banali né scontati i richiami agli episodi precedenti, così come certi clamorosi ritorni, come quello di Yoda, che poi tanto clamorosi non sono. Sono conferme.

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La nuova dinastia – recensione di Paolo Gulisano

Come ci ha insegnato il grande creatore di miti J.R.R. Tolkien la letteratura dell’immaginario può essere lo specchio dei gusti, degli umori e addirittura della condizione psicologica dell’epoca moderna, esprimendo i dubbi, le paure, le domande insoddisfatte, le esigenze profonde dell’animo umano. I miti, i simboli, le leggende e le tradizioni ci rivelano noi stessi.

Non è un caso, probabilmente, che molti di questi grandi frequentemente prefigurano scenari decisamente inquietanti.  Non così i grandi interpreti dell’epica religiosa, radicata nel realismo ed espressa attraverso il linguaggio simbolico del Mito.

L’eroe cristiano di questa nuova epica è diverso da quello antico, poiché ha una diversa consapevolezza del destino, che è disegno di Dio, e non fato inesorabile.

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Arduin, l’orco che rifiutò il male

Una delle più grandi saghe Fantasy contemporanee giunge all’atto finale.  Si tratta della Saga dell’Ultimo Elfo, di Silvana De Mari, che con l’omonimo capolavoro che apriva il ciclo narrativo seguito poi da L’Ultimo Orco, Gli Ultimi Incantesimi, L’Ultima Profezia del Mondo degli Uomini, Io mi chiamo Yorsh e infine L’Ultima Profezia del Mondo degli Uomini. Epilogo, conquistò l’amore di migliaia di lettori e il riconoscimento della critica internazionale, dalla Francia agli Stati Uniti.

Una saga che si è segnalata per una scrittura avvincente, originale, arricchita da un senso dell’umorismo irresistibilmente graffiante, che strappa il sorriso anche nelle pagine più cupe. Già, perché il ciclo letterario nato dalla fervida immaginazione di Silvana De Mari, un medico che  ha lavorato in ospedali dell’Etiopia, che si è dedicata come psicoterapeuta a donne abusate e violate,  vinse lette, è un mondo dove si combatte una dura lotta contro la violenza, contro l’ingiustizia, contro il sopruso. Niente di nuovo sotto il sole, potrebbe dire qualcuno. In fondo la grande narrativa dell’Immaginario, dal Signore degli Anelli Star Wars ci racconta proprio questo: questa titanica lotta fatta da pochi coraggiosi per fermare l’avanzata del Male, rappresentato da Sauron o dall’Imperatore Palpatine.

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La forza di Star Wars

di Samuele Pinna

Ho conosciuto Paolo Gulisano quando ero ancora seminarista: ricordo che avevamo cenato insieme e, poi, aveva tenuto per noi una serata, anche se non mi rammento quale sia stato il tema. Quando ci siamo incontrati pochi giorni fa abbiamo cercato di fare mente locale, ma invano. In realtà, la conversazione su Chesterton, Tolkien, Lewis e altri ci ha sviato e portato a parlare di mille e più argomenti. Paolo è così: un fiume in piena con un’oratoria che affascina e non stanca, anzi che ti permette di scoprire una curiosità che non sapevi o avevi semplicemente trascurato. Il tempo con lui passa veloce e appare sempre poco e hai la sensazione, molto interiore, che ti sei dimenticato di farti chiarire quell’aspetto o di approfondire quell’altro. Tra i massimi esperti in Italia di Tolkien, è Vicepresidente della Società Chestertoniana Italiana e profondo conoscitore del pensiero di Lewis, Guareschi, Newman, san Colombano e di un Oscar Wilde che non ti aspetti in questo novero. Ha scritto, persino – per non citare che alcuni studi della sua vasta produzione –, su Peter PanMoby DickFrankenstein, senza dimenticare le sue ricerche sulla storia della medicina o del mondo celtico.

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