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“Arancia meccanica”, un classico da riscoprire

L’Inghilterra ci ha regalato nello scorso secolo numerosi grandi scrittori; in tempo di Brexit è buona cosa ricordarlo. Un aspetto sicuramente notevole è che molti di questi autori erano cattolici profondamente convinti: Chesterton, Belloc, Tolkien, lo scozzese Marshall, Benson, Waugh, Knox e altri ancora. In questo gruppo di scrittori cattolici di Albione si può annoverare anche una figura decisamente intrigante, quella di Anthony Burgess, nome d’arte di John Burgess Wilson. Il suo nome resta principalmente legato a quello della sua opera più famosa, ovvero il romanzo Arancia meccanica, in originale A Clockwork Orange, letteralmente “Un’arancia a orologeria”, scritto nel 1962, da cui fu tratto nel 1971 l’omonimo e celeberrimo film di Stanley Kubrick. Un film che fece epoca, che fece discutere anche per la rappresentazione cruda della violenza, magari trascurando il fatto che il nucleo centrale del libro di Burgess consiste nel fatto che è impossibile che l’uomo sia buono o virtuoso solo perché lo ordina lo Stato.

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LETTURE/Da “Arancia meccanica” al “Seme inquieto”, le profezie (azzeccate) di A. Burgess

Si sono appena concluse in Inghilterra le celebrazioni del ventennale della morte di Anthony Burgess, scrittore, critico letterario britannico,  esperto conoscitore di musica, uomo di interessi molteplici e sperimentatore di linguaggi, tra gli autori inglesi più prolifici e tradotti del Novecento.

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