La cultura dominante non sopporta il Natale, e non è difficile comprenderne i motivi: si celebra la nascita di Gesù, il Figlio di Dio che viene nel mondo per salvarci dal male. Ciò è evidentemente insopportabile per chi non vuole riconoscere l’esistenza del problema del male e tanto meno che Dio possa essere la risposta. Il Natale viene dunque avversato in molti modi, e dopo gli episodi degli scorsi anni di avversione manifesta, con divieto di Presepi e benedizioni, ora questa cultura si è fatta più furba: non l’eliminazione del Presepe, ma la sua manipolazione, realizzando delle parodie di presepi. Per non dire degli altri Natali, quelli consumistici, che ormai da anni ci tediano con lustrini televisivi e proposte per gli acquisti.
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L’ultimo Natale di Dickens
Pubblicato il 23/12/2012 da La Provincia di Como
Fra la nebbia che cominciava a scendere nel pomeriggio freddo di Londra e il giallastro luccichio dei lampioni, un uomo di mezza età fissava silenzioso una casetta al numero 48 di Doughty Street, nel quartiere di Bloomsbury, ignaro delle persone ansiose di andarsene in fretta a casa, a godersi la Vigilia di Natale. Non c’era niente di notevole in lui, eccetto un lieve contrasto fra la festiva gaiezza dei suoi vestiti e la solenne gravità del suo aspetto, eppure si trattava di uno dei più famosi scrittori del suo tempo: Charles Dickens. Il suo volto scarno che terminava con una corta barba già imbiancata venne riconosciuto da qualcuno dei passanti, che alla sera avrebbe avuto modo di raccontare ai propri famigliari il celebre autore di David Copperfield, di Oliver Twist e del Circolo Pickwick.
-“Non capisco perché ho voluto tornare qui”- mormorò a bassa voce lo scrittore, scuotendo la testa mentre osservava con malinconia la casa dove aveva vissuto poco dopo il matrimonio, dove aveva scritto i suoi primi capolavori, dove erano nati i suoi primi figli.