DA SERVO DEL PARTITO RADICALE A FIGLIO LIBERO DI DIO

INTERVISTA A DANILO QUINTO

Danilo Quinto è uno di quei giornalisti e scrittori cattolici che non fanno mistero di praticare l’antica, nobile arte dell’apologetica. Sposato, di origine barese, per molti anni ha vissuto a Roma, da quando vi si recò per lavorare, prima come collaboratore di Radio Radicale, poi addirittura come tesoriere del Partito Radicale. Proprio così: Quinto è un convertito, un grande convertito, che ha raccontato questa esperienza nel libro  Da servo di Pannella a figlio libero di Dio.

Dalla conversione in poi ha scritto molto di fede, della Chiesa, della società italiana. Tra i suoi titoli: Emma Bonino, dagli aborti al Quirinale? Come si diventa un’icona laica della modernità e del potere,  L’Europa tra Sodoma e Gomorra. Un viaggio nel continente senza Dio , Eurislam. L’invasione dell’Europa e la caduta dei valori occidentali, Ancilla Hominis- La Chiesa è il corpo mistico dell’uomo? E infine il recente La Porta stretta. Opere importanti di testimonianza, di riflessione, di meditazione.

Danilo Quinto, cominciamo a chiederle – ancora una volta, ma “repetita juvant”- la storia della sua conversione.

È una storia semplice. Oltre vent’anni fa, Dio – che aspetta sempre i Suoi figli che si perdono – volle tirarmi per i capelli dalla situazione che vivevo da moltissimi anni e che mi sembrava senza via d’uscita. Pose sulla mia strada Lidia, che sposai in Chiesa dopo quattro mesi dalla nostra conoscenza. Ci vollero due anni per comprendere che avrei potuto santificare il sacramento del matrimonio solo abbandonando la mia vita precedente. Non fu una scelta facile, perché dovetti combattere la forza seduttiva del male e vincere le mie angosce. Sono certo che nella mia scelta di rinunciare a tutte le lusinghe e le sicurezze terrene, mi abbiano aiutato dal Cielo coloro che mi volevano bene, i miei cari, che ho perso nel lontano 1992, ai quali stava a cuore la mia anima. Da quel momento, il male si è scatenato. L’ho affrontato, insieme a mia moglie, subendo processi e condanne ingiuste, vedendo non riconosciuti i miei diritti di lavoratore, rimanendo a lungo senza lavoro. Ho conosciuto bene la forza del potere che può distruggere le vite. I corpi, non l’anima. Ho resistito, con la forza della fede, giorno dopo giorno, abbandonandomi alla volontà di Dio, che mi ha dato coraggio e determinazione.

Lei ha parlato spesso di un prezzo da pagare… 

Il prezzo da pagare è stato molto alto. Qui, però, vorrei citare solo un aspetto: l’evidente imbarazzo e fastidio di molti cattolici liberali e buonisti da strapazzo rispetto alla testimonianza della mia vita. Mi spiego: quando un fabbricatore seriale del male come me sosteneva che i radicali avevano fatto il loro mestiere nel far vincere un’ideologia anti-umana e che i criminali veri erano quei cattolici che l’avevano praticata con gli aborti, i sistemi anti-concezionali e i divorzi – grazie ad una gerarchia ecclesiastica che per decenni non aveva combattuto quell’ideologia – sono stato isolato totalmente da un mondo che non ammetteva di essere messo sotto accusa. Un mondo, quello cattolico, che non esisteva e non esiste – come affermava il mio amico Mario Palmaro – se per cattolico s’intende colui che si batte per la Verità contro la menzogna, per il sì sì no no contro il pensiero unico dominante. La Verità, quando viene gridata dai tetti, fa molto male. Questo è stato il più alto prezzo da pagare.

C’è un concetto che mi sembra esserle molto caro: non si possono servire due padroni… 

Dio e Mammona non sono concialibili. Nel Vangelo di Giovanni, il mondo viene definito nemico di Dio. Gesù Cristo si è incarnato nel seno della Santa Vergine Maria, per combattere il mondo, non per servirlo o per assecondarlo, come ha inteso fare la Chiesa conciliare, con tutte le conseguenze nefaste che stiamo vivendo. Pensiamo alla cosiddetta pandemia che abbiamo vissuto a partire dal 2020: il primo atto della gerarchia vaticana è stato quello di chiudere le chiese; l’atto conseguente è stato quello di promuovere e d’imporre al suo interno il vaccino, definito atto d’amore, senza porsi alcun dubbio sulla sua efficacia e sulla sua pericolosità. I cardinali cattolici, un tempo, scendevano dai loro palazzi per dare conforto e pregare insieme agli appestati. Oggi, servono i desiderata di un gruppo di potere – che non potendo colpire Dio, colpisce l’uomo, l’essere che è fatto a immagine e somiglianza di Dio – e negano perfino l’esistenza del concetto di castigo divino. Se nel nostro cammino terreno scegliamo il piano orizzontale, la conseguenza è quella di abbandonare Dio, com’è avvenuto per l’intera società occidentale. Si accetta, ad esempio, che i nostri figli vadano in una scuola che insegna e promuove l’esistenza del terzo o quarto sesso o che le madri accompagnino i loro figli ad abortire o che i cosiddetti progressi scientifici dominino le nostre vite. Senza un’aspirazione al trascendente, senza un’educazione alle virtù, la nostra vita ha lo stesso valore di quella di un animale.

Nel suo libro Maria e il serpente lei sostiene che non solo la politica e la società, ma anche la Chiesa è immersa nel mistero dell’iniquità. Cosa intende? 

Anche Giuda fa parte della storia della Chiesa. Pietro rinnegò Nostro Signore tre volte dopo la consegna ai Suoi carnefici. Tutti gli apostoli, tranne Giovanni, abbandonarono Cristo nell’ora che Egli scelse come estrema. L’esistenza del mistero dell’iniquità l’ha insegnata Cristo stesso: prima della Sua predicazione pubblica, Gesù si reca nel deserto per quaranta giorni per fortificarsi e combattere Satana. La nostra vita è insidiata ogni giorno e più volte al giorno dalle tentazioni di questa realtà spirituale e materiale, che opera con il permesso di Dio. Siamo continuamente messi alla prova da un mistero dell’iniquità che ha origine dal peccato dei nostri progenitori. La Chiesa conciliare sente il bisogno di rinnegare le parole del Padre Nostro dette da Gesù – non ci indurre in tentazione -perché non crede al peccato originale. Lo considera una favoletta da raccontare ai bambini prima di farli addormentare. Non insegna le conseguenze del peccato e come combattere le tentazioni, lasciando campo aperto alla potenza del forze anticristiche.

Recentemente ha scritto in difesa della Fraternità San Pio X, l’opera fondata da monsignor Lefebvre. Ce ne può parlare? 

Partiamo da questo premessa: chi legge la biografia di mons. Lefebvre non può non rendersi conto che la sua vita sia stata santa. Ha sfidato il mondo pur di rimanere nella Tradizione. Non ha avuto paura. Solo in Cristo, per Cristo ed in Cristo sempre. La Chiesa che appartiene alla Vergine Santissima, che la riceve sotto la Croce, è piena di forza e santità, che si esprime esortando il fedele ad avere gli occhi, il cuore e la mente rivolti sempre alle ultime verità: la Morte, il Giudizio, l’Inferno, il Paradiso. Allora, la vita viene consumata solo per giungere all’appuntamento certo della morte e a forgiare la propria anima al sacrificio quotidiano, nella prospettiva d’incontrare Nostro Signore. Non è un caso che proprio in questo momento siano molteplici gli attacchi che riceve la Fraternità. È mia convinzione che essa sia l’unica realtà ecclesiale che preserva intatto, nella predicazione e nella liturgia, il deposito della fede. Desidero tramandare quello che ho ricevuto, affermava mons. Lefebvre, che non voleva rinnegare la Tradizione per piegarsi alle esigenze e ai bisogni del mondo, che sotterra i diritti di Dio.

La sua ultima fatica, uscita lo scorso anno, è La porta stretta. Un riferimento evangelico chiaro… Un libro che fa pensare.

Ho scritto questo libro dopo l’esperienza degli esercizi spirituali di sant’Ignazio di Loyola, ai quali ho partecipato la scorsa estate al Priorato di Montalenghe della Fraternità Sacerdotale San Pio X. Ne sono rimasto profondamente, intimamente colpito e convertito, per la pace interiore e la rinascita spirituale che donano. Sono entrato cristiano e ne sono uscito cattolico. Dopo gli Esercizi, se ben fatti, è assai difficile non coltivare il profondo desiderio di rimanere in stato di Grazia, di praticare i Sacramenti e di partecipare quotidianamente – cosa che da circa un anno faccio, al Priorato della Fraternità che si trova a Silea, vicino Treviso, dove ora vivo – al sacrificio incruento di Nostro Signore che si celebra durante la Santa Messa. Ecco, ho scritto questo libro per far sì che tra i miei lettori vi fossero persone interessate a partecipare agli Esercizi. Salvano l’anima e preparano bene alla morte, che è il compimento della vita di un cristiano.

Un’ultima domanda, sicuramente impegnativa: come vede il futuro della Chiesa?

La Chiesa è un’Istituzione divina. Le porte degli Inferi non prevarranno su di essa, nonostante gli uomini di Chiesa. La crisi è nella Chiesa, non della Chiesa. Dobbiamo attraversare quello che stiamo vivendo nella consapevolezza, da un lato, che Dio ci sottopone alle prove per renderci più forti nella fede, dall’altro che nessuna delle sofferenze che viviamo è paragonabile a quella di Nostro Signore Gesù Cristo. Soffrire per la situazione della Chiesa è un momento di grazia, è come abbracciare la Croce di Cristo, affidarsi a Lui e alla Sua misericordia. Sarà Lui e solo Lui a dire quando e come la Chiesa visibile tornerà ad essere Sua testimone. Viviamo questo momento, quindi, in serenità e con la Grazia nel cuore, abbandonandoci alla volontà di Dio.

Paolo Gulisano

https://www.informazionecattolica.it/2024/04/19/da-servo-del-partito-radicale-a-figlio-libero-di-dio

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