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Fare apologetica con la narrativa

Fare apologetica con la narrativa. Se ne parlerà al Terzo incontro nazionale della Lega per la preghiera di riparazione. Intervista a Paolo Gulisano

Lunedì 1° maggio, a Pagnano di Merate (LC) si terrà il terzo Incontro nazionale della Lega cattolica per la preghiera di riparazione. Il programma, che potete leggere e scaricare cliccando qui, prevede al mattino una relazione su “Chi ben racconta fa una buona opera. Fare apologetica con la narrativa”. Nell’intervista che segue, il relatore, Paolo Gulisano, ci parla di grandi scrittori che, con la loro arte narrativa, hanno saputo comunicare la bellezza della Fede.

Augurando a tutti una buona lettura, ricordiamo che le adesioni alla giornata del 1° maggio vanno inviate entro il 15 aprile, precisando se si intende consumare il pranzo al ristorante. Inviate una mail a legariparazione@email.it .

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Tommaso Moro, la coerenza come virtù

tommaso moro-copertinaUn raffinato intellettuale laico, un brillante avvocato, un politico dagli alti ideali. Un uomo caratterizzato da una fede intensa e profonda ed estremamente concreto, dedito al bene comune e alle opere di misericordia.

Tutto questo è stato sir Thomas More, uno degli umanisti più in vista nell’Europa del XVI secolo e consigliere del re d’Inghilterra Enrico VIII. Ma Moro è stato anche Autore di un’opera a noi oggi poco conosciuta: il racconto Utopia, scritto in lingua latina e pubblicato nel 1516.

Nel libro, fresco di stampa, Un uomo per tutte le utopie – Tommaso Moro e la sua eredità (Ed. Ancora, p. 167, 15 euro), il medico e scrittore Paolo Gulisano restituisce ai Lettori una corretta immagine di Tommaso Moro e della sua influenza culturale. In particolare si propone – riuscendosi perfettamente – di (ri)portare  alla luce Utopia, un testo che aveva un fine anche oggi di grande attualità: ridestare nella coscienza umana il desiderio di cose belle, buone e grandi, nell’ottica di sollecitare il miglioramento morale e il pieno adeguamento dell’azione con la coscienza.

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Famiglia – Intervista a Paolo Gulisano su Tommaso Moro

tommaso moro-copertinaProponiamo oggi un approfondimento sulla figura di Tommaso Moro, celebre umanista inglese nato sul finire del Quattrocento e morto martire, che si fece portavoce di un pensiero sulla famiglia di profonda attualità e che merita di essere conosciuto, in quanto condivisibile a livello razionale anche da coloro che non abbracciano la fede cattolica.Nel fare questo abbiamo intervistato il medico e scrittore Paolo Gulisano – già collaboratore di ProVita –, che è recentemente tornato in libreria con un interessante testo dal titolo Un uomo per tutte le utopie (Ancora Editrice, 2016).

Dottor Gulisano, potrebbe innanzitutto dettagliarci brevemente la figura storica di Tommaso Moro e il contrasto socio-politico nel quale si muoveva?

Thomas More, italianizzato come Tommaso Moro, è una delle più straordinarie figure della storia della Chiesa. Visse a cavallo del XV e del XVI, in un momento di transizione drammatico per la sua Inghilterra e per il mondo, che conobbe in quegli anni le terribili fratture della Cristianità operate da Calvino e soprattutto Lutero. Moro fu un avvocato, un padre di famiglia, un grande studioso, un raffinato pensatore, un uomo che viveva intensamente la propria fede. Quando Erasmo da Rotterdam venne a Londra per incontrare questo suo illustre collega, trovò un uomo che non trascurava assolutamente nulla nella vita quotidiana: il lavoro, la famiglia, gli amici, gli impegni pubblici, e tantomeno Dio. Tanto che Erasmo definì l’amico con un’affermazione che ha attraversato i secoli: “Omnium Horarum Homo”, un uomo per tutte le ore. Secoli dopo questa definizione si trasformò in “un uomo per tutte le stagioni”, secondo il titolo che Robert Bolt, uno dei maggiori poeti statunitensi del XX secolo, diede ad una sua opera teatrale che conobbe anche fortunate trasposizioni cinematografiche. La definizione “un uomo per tutte le stagioni” ha finito così per descrivere, nel lessico corrente, esattamente il contrario dell’etica di Moro: allude alla capacità di restare a galla a tutti i costi, ad attraversare varie stagioni politiche, magari attraverso la pratica opportunistica del compromesso.

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Moro, padre dell’Utopia

Schermata 2016-08-08 alle 18.20.25IL GIORNALE DI LECCO – 01/08/2016

Il nuovo libro di Gulisano ripercorre le fortune di un ricco filone letterario moro, padre dell’utopia

LECCO 500 anni di Utopia. E di utopie. La letteratura da sempre sogna mondi ideali. O “antimondi”, distopie.

Una lunga tradizione che ha affascinato uno degli studiosi più attenti della letteratura del Fantastico: Paolo Gulisano. Il medico lecchese, scrittore e saggista per passione, non si è lasciato sfuggire il ghiotto anniversario. Vicepresidente della Società chestertoniana italiana, dopo aver spaziato da J. R. R. Tolkien a Clive Staple Lewis, da Mary Shelley a James Barrie fino a Hermann Melville, ha voluto onorare il mezzo millennio dalla pubblicazione del capolavoro di Tommaso Moro scrivendo il saggio Un uomo per tutte le utopie, uscito ai primi di giugno.

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LETTURE/ L’Utopia di Tommaso Moro e “l’altrove” che aiuta la realtà

St.-Thomas-MoreTra i tanti anniversari che si celebrano quest’anno (penso a Shakespeare e a Cervantes), abbiamo la pubblicazione (nel 1516) di un libretto rinascimentale in latino, Utopia di Thomas More.

Fiumi d’inchiostro sono stati dedicati all’interpretazione del messaggio: che voleva dire, il futuro santo e martire, parlandoci di una comunità ideale (e pagana) che viveva secondo ragione e virtù?  Individuare una risposta anche parziale richiederebbe, ovviamente, troppo spazio. Segnalerei dunque solo due o tre cose.

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Tommaso Moro: un uomo per tutte le utopie

tommaso moro-copertinaNel 1516, cinquecento anni fa, veniva pubblicata un’opera destinata ad essere non solo un capolavoro immortale, ma anche a costituire un vero e proprio paradigma in campo letterario, filosofico e politico. Utopia era uscita dalla fervida mente dell’inglese sir Thomas More, in italiano Tommaso Moro.

Colui che in quel momento era uno degli umanisti più in vista d’Europa, consigliere del Re d’Inghilterra Enrico VIII, brillante avvocato e raffinato intellettuale pubblicò un romanzo scritto in lingua latina in cui descrive un’isola immaginaria, una società ideale. Moro derivò il termine dal greco antico con un gioco di parole fra ou-topos (cioè non-luogo) ed eu-topos (luogo felice); utopia è quindi, letteralmente un “luogo felice inesistente”. Il grande umanista dipinse un opposto idealizzato della società sua contemporanea, che egli sottopose a una satira sottile. La parola Utopia da allora entrò nel lessico comune con il significato di sogno, di progetto, di immaginazione proiettata sul futuro. Eppure Moro era tutt’altro che un sognatore, che un uomo in fuga dalla realtà. Era un uomo estremamente concreto, abituato ad affrontare l’esistenza propria e degli altri, le persone della sua famiglia, coloro i cui casi giudiziari gli erano affidati e che per lui erano sempre prima di tutto persone, e non appunto “casi”. Un uomo che si prendeva cura della vita pubblica, della politica, del bene comune dei suoi concittadini inglesi. Un uomo caratterizzato da una profonda, intensa fede, che anni dopo lo avrebbe portato al patibolo, vittima di quel re che aveva fedelmente servito ma che non seguì nella sua rottura con Roma, con la Chiesa universale. Virtù che secoli dopo sarebbero state riconosciute dalla Chiesa stessa, dopo che lo erano state dal piccolo gregge cattolico di Inghilterra, perseguitato a lungo. Nel 1935 Tommaso Moro venne canonizzato da papa XI, e anni dopo un altro papa, san Giovanni Paolo II, lo avrebbe proclamato santo protettore dei politici, una categoria di persone che effettivamente ha un enorme bisogno di protezione sovrannaturale, in primo luogo per sfuggire alle tentazioni del potere cui sono sottoposti, e nei confronti dei quali si rivelano debolissimi nella propria resistenza, con conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti. Un santo dunque, l’autore di una chimera letteraria, filosofica, politica?

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Un uomo per tutte le utopie

tommaso moro-copertinaPaolo Gulisano
UN UOMO PER TUTTE LE UTOPIE
Tommaso Moro e la sua eredità

Un’indagine su Tommaso Moro e il suo capolavoro Utopia, nel cinquecentesimo anniversario della pubblicazione. Un’opera che da cinque secoli influenza la letteratura e il pensiero.
Nel 1516 veniva pubblicata L’utopia di Sir Thomas More, uno dei più grandi umanisti dell’epoca. Un’opera destinata a diventare non solo un capolavoro immortale, ma un vero e proprio paradigma in campo letterario, filosofico e politico. Un’isola immaginaria, una società ideale, che rappresenta un opposto idealizzato della società contemporanea Moro, da lui sottoposta a una satira sottile. Da allora la parola utopia entrò nel lessico comune con il significato di sogno, progetto, immaginazione proiettata nel futuro.
Tuttavia Tommaso Moro non era affatto un sognatore in fuga dalla realtà. Al contrario, era uomo estremamente concreto: profondamente coinvolto nella vita pubblica, nella politica, teso alla ricerca del bene comune dei suoi concittadini. E animato da una profonda e intensa fede che lo avrebbe portato al patibolo, traditore agli occhi di quel re, Enrico VIII, che aveva fedelmente servito ma che non seguì nella sua rottura con la Chiesa di Roma.
Paolo Gulisano torna sulla storia di Tommaso Moro e ne traccia il profilo umano e intellettuale, concentrandosi però soprattutto sull’analisi dei temi presenti in Utopia. Un’opera dalle diverse sfaccettature, che nelle intenzioni del suo autore si proponeva di ridestare la coscienza umana e il suo desiderio di bellezza. Questo è il punto di partenza per scoprire l’eredità di Tommaso Moro: Utopia è il luogo, o meglio il non-luogo, dove tutte le utopie si incontrano: Atlantide, Repubblica, Città del Sole, e da cui traggono ispirazione grandi romanzi fantastici come Le avventure di Robinson Crusoe e I viaggi di Gulliver, fino alle distopie di Huxley e Orwell.

Dalla vita e dal martirio di san Tommaso Moro scaturisce un messaggio che attraversa i secoli e parla agli uomini di tutti i tempi della dignità inalienabile della coscienza, nella quale risiede il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli si trova solo con Dio, la cui voce risuona nella sua intimità