È nato il governo della nuova Irlanda post-cristiana

Quattro mesi dopo le elezioni irlandesi, gli ex rivali Fianna Fail e Fine Gael hanno formato un nuovo governo (con l’aiuto dei verdi). Resta fuori lo Sinn Fein, che aveva preso più voti. Espansione di aborto, gender e Pma nel programma dell’esecutivo, che si basa su due partiti formalmente di centrodestra ma che non sostengono più un solo valore cattolico.

Quattro mesi dopo le elezioni politiche generali, la Repubblica d’Irlanda ha un nuovo governo. L’esito delle votazioni era stato uno shock per il Paese, avendo visto un’inaspettata vittoria dello Sinn Fein che era arrivato al suo massimo storico. A ridosso della storica formazione politica repubblicana e indipendentista, i due partiti che nell’Isola avevano costituito nella scena politica dell’isola un bipolarismo sempre più imperfetto: il Fianna Fail e il Fine Gael.

Questi due partiti sempre contrapposti e alternativi hanno per decenni rappresentato due anime e due tradizioni del Paese: da una parte il Fine Gael, erede della politica che un secolo fa portò al compromesso con l’Inghilterra e quindi alla divisione dell’Isola, con la fondazione dell’entità amministrativa chiamata “Irlanda del Nord”, fondata su basi settarie anticattoliche; e dall’altra il Fianna Fail fondato da Eamonn de Valera e altri eroi della guerra di indipendenza, che nel 1921 si erano opposti alla firma del Trattato. Queste contrapposizioni avevano portato anche alla Guerra Civile, con lutti e tragedie che hanno profondamente segnato la vita irlandese lasciando un triste lascito durato molti anni.

A quel tempo lo Sinn Fein, dopo essere stato il partito unitario degli indipendentisti, aveva conosciuto un tramonto politico, lasciando il posto a Fine Gael e Fianna Fail. La formazione repubblicana aveva continuato ad avere un certo consenso prevalentemente nell’Irlanda del Nord, dove ha rappresentato a lungo il riferimento politico della minoranza cattolica della Provincia. Ma negli ultimissimi anni il partito ha trovato sempre più consensi anche nelle Contee della Repubblica, grazie ad una proposta politica molto attenta alle fasce sociali più svantaggiate, e a febbraio aveva fatto il botto.

Da parte loro, Fianna Fail e Fine Gael, entrambi sconfitti alle elezioni, hanno ora trovato un’inedita intesa, in funzione di fare fronte comune contro lo Sinn Fein. Per fare un governo di larghe intese, tuttavia, i numeri non c’erano, e dopo estenuanti trattative, in un clima sociale e politico paralizzato dall’emergenza Coronavirus, i due partiti sono riusciti a convincere il piccolo gruppo di parlamentari verdi a votare il nuovo esecutivo.

Siamo così arrivati a questo accordo, che prevede una staffetta-alternanza alla guida del governo a metà legislatura, ma soprattutto siamo arrivati ad un programma di governo che è stato da poco reso noto. Il titolo è ambizioso: “Per il nostro futuro condiviso”.

Qual è il futuro che vogliono dare all’Irlanda i due partiti ex nemici? Un futuro di modifica radicale dell’identità irlandese, per diventare un Paese completamente post-cristiano. Il governo prevede di emanare la legge sulla riproduzione assistita, che consentirà la maternità surrogata, le “donazioni” di gameti, la sperimentazione sugli embrioni. Vuole poi facilitare il cambiamento di sesso (o di genere) a richiesta anche per i minorenni: allo stato attuale delle leggi, è necessario disporre di due relazioni mediche specialistiche prima di poter presentare domanda per modificare il proprio genere legale. Una semplice auto-dichiarazione sarà invece considerata sufficiente. Inoltre, si sta prendendo in considerazione l’ipotesi di abbassare l’età per richiedere il cambiamento di sesso al di sotto dei 16 anni oggi richiesti.

Il programma di governo vuole inoltre offrire un riconoscimento legale alle “persone non binarie” (coloro che non si considerano un uomo o una donna) e vogliono anche modificare la legislazione sulla parità con una nuova forma di discriminazione sulla base dell’“identità di genere”. Ancora: si vuole rivedere l’insegnamento dell’educazione sessuale a livello primario e post-primario in tutti i tipi di scuole, comprese evidentemente le scuole cattoliche che in Irlanda sono ancora il principale soggetto educante. Ciò significherà impartire a tutti gli studenti un insegnamento improntato ai dettami ideologici oggi in agenda in tutto il resto dell’Occidente. Ma non basta. Il governo vuole istituire una “Assemblea dei cittadini sul futuro dell’istruzione”.  Non è difficile prevedere quale sarà la sua finalità: entrare a gamba tesa sui principi e sui valori trasmessi a scuola, con l’ambizione neanche troppo nascosta di arrivare ad una totale secolarizzazione dell’istruzione.

Non finisce qui l’omologazione al modello politically correct imperante in tutta Europa: il nuovo governo prevede di introdurre una “legislazione sui crimini ispirati dall’odio”, che limiterebbe la libertà di parola. Una tale legislazione non era mai stata neppure immaginata in tempi in cui l’odio in Irlanda generava violenze, aggressioni, omicidi. Oggi il tipo di odio che si vuole contrastare non è naturalmente quello che fu dei gruppi paramilitari, ma semplicemente i pensieri e le opinioni non conformate all’ideologia imperante.

Infine, il programma prevede una revisione della legislazione sull’aborto da attuarsi entro il prossimo anno. Il programma non fornisce dettagli sui cambiamenti che il governo farà, ma durante i negoziati si è parlato di un’abolizione del periodo di attesa di tre giorni prima che una donna gravida ottenga l’autorizzazione ad abortire, un periodo minimo di riflessione.

Come si può vedere, è un tipo di programma che si potrebbe definire di sinistra radicale. In realtà formalmente sia il Fine Gael che il Fianna Fail sono partiti di centrodestra, più liberal conservatore il primo, più nazionalista il secondo. Entrambi si sono storicamente appropriati del voto cattolico e anche delle simpatie della Gerarchia. Oggi nessuno dei due sostiene pubblicamente un solo valore cattolico, anche il programma parla di attenzione agli anziani, di un Paese “anziani-friendly”, parla di attenzione allo sviluppo, di immigrati, ma non c’è un solo riferimento all’identità cristiana del Paese, che sembra essere un retaggio di cui liberarsi al più presto e completamente. Dell’Irlanda cristiana si vogliono lasciare solo le suggestive rovine degli antichi monasteri, buone per le visite dei turisti.

Tutto sommato bisogna dire che questo governo potrà essere un grande regalo per lo Sinn Fein. Questo partito, che invece è formalmente di sinistra, una sinistra dal sapore antico, anticapitalista, socialista, populista, ma anche fortemente legata alla storia di lotta per la liberà dell’Isola e rivendica la riunificazione di tutte le Contee, sembra essere l’unico partito interessato più alle questioni sociali che a quelle sessuali: un partito che si preoccupa della disoccupazione, del welfare più che di aborto e gender. Tutto sommato molto meno anticlericale dei due partiti pseudo conservatori, anche se niente affatto intenzionato a ostacolare la deriva libertina in atto nel Paese.

Si potrebbe quasi dire che lo Sinn Fein sta lasciando fare il lavoro sporco ai nuovi alleati di governo. Dovesse in futuro prendere il potere, è prevedibile che si guarderà bene dal modificare le leggi che verranno approvate.

Il futuro politico dell’Isola sembra davvero oscuro.  La nuova Irlanda che sembra profilarsi dietro i progetti del Fianna Fail e del Fine Gael sarà anche tra i più avanzati al mondo dal punto di vista dei sedicenti “diritti personali”, ma si avvia anche a un impoverimento e alla creazione di una frattura sociale tra nuovi ricchi di Dublino e una classe media sempre più impoverita che alla lunga potrebbe favorire lo Sinn Fein.

Ma il governo non teme le eventuali proteste populiste. Il programma presentato ha in serbo anche un’ulteriore spiacevole sorpresa: l’imposizione delle cosiddette “zone di esclusione”, ovvero spazi pubblici in cui ogni manifestazione sarebbe penalmente perseguita. Ciò vorrebbe dire niente manifestazioni da parte dell’opposizione, ma anche un divieto alle silenziose veglie pro-vita al di fuori degli ospedali e degli ambulatori di medicina generale in cui si verificano o sono facilitati gli aborti. Questa è una misura estrema e, come legge nazionale, sarebbe unica in Europa.

Leo Varadkar, l’ex premier, leader del Fine Gael, durante l’emergenza Covid aveva dichiarato che il governo stava incontrando “molte difficoltà nel limitare la protesta pacifica e la libertà di parola”.  E per quali motivi la pacifica protesta e la libertà di parola dovrebbero essere limitate? Un’affermazione sfacciatamente arrogante, figlia della volontà precisa di vietare la libertà di espressione. Una volontà di soffocare la libertà che riporterebbe l’Isola alle tristi epoche dell’occupazione inglese.

Paolo Gulisano

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