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Dizionario della fede – “E” come Eutrapelia

Opened book with flying lettersA praticare questa virtù della “buona risata” furono grandi santi come san Filippo Neri, san Francesco di Sales e san Giovanni Bosco

Eutrapelia? Sì, avete letto bene. Che parola è? Si tratta nientemeno che di una virtù. Una virtù di cui parlarono i grandi filosofi greci, come Aristotele, e che poi divenne una virtù cristiana, cara a San Tommaso d’Aquino, a San Filippo Neri, a San Francesco di Sales, a San Giovanni Bosco.

Ne parlò dell’eutrapelia addirittura Dante Alighieri nel Convivio, definendola come la decima virtù del cristiano, la penultima prima della Giustizia e dopo Fortezza, Temperanza, Liberalità, Magnificenza, Magnanimità, Amativa d’onore, Mansuetudine, Affabilità, Verità. “La decima – scrive l’Alighieri- si è chiamata Eutrapelia, la quale modera noi ne li sollazzi facendo, quelli usando debitamente.”

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SAN PATRIZIO/ Quando la fede crea un popolo

st patrickL’Irlanda: una terra antica, magica, affascinante, diventata negli ultimi anni oggetto di sogno e desiderio per tutti coloro che, visitandola o semplicemente sentendone parlare, ascoltando la sua musica, leggendo i suoi miti e le sue tragiche vicende storiche, vi hanno riconosciuto una patria dell’anima, legando in vario modo ad essa il proprio affetto. Anche la letteratura e la cinematografia contribuiscono ad alimentare l’interesse e la passione per questo paese, ormai conosciuto non solo per il celebrato James Joyce, ma anche per un numero davvero considerevole di scrittori, fino all’ultimo premio Nobel Seamus Heaney. Il cinema poi ha attinto a piene mane alla storia, ai miti, ai drammi di Irlanda, da Michael Collins al Bloody Sunday, dalla rivolta per l’indipendenza senza trascurare – anzi, indulgendovi a volte spietatamente- i problemi della contemporaneità, della nuova Irlanda che sembra avviarsi all’omologazione nei gusti e nei comportamenti col resto del mondo occidentale.

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San John Ogilvie, il primo santo scozzese canonizzato dopo la Riforma

st john ogilvieIl gesuita delle Highlands appartiene alla schiera di martiri del tremendo periodo di persecuzioni anti-cattoliche del XVI e XVII secolo in Inghilterra, la Scozia e l’Irlanda

Martedì 10 marzo la Scozia ha celebrato  il 400° anniversario  del martirio di San John Ogilvie, il primo santo scozzese canonizzato dopo la Riforma. Alle celebrazioni, guidate dall’arcivescovo di Glasgow Philip Tartaglia, ha presieduto l’inviato speciale del papa, il cardinale Cormac Murphy-O’Connor, arcivescovo emerito di Westminster e Primate d’Inghilterra. John Ogilvie appartiene a quella schiera di martiri del tremendo periodo di persecuzioni anti-cattoliche che si abbatterono, nel periodo elisabettiano e per tutto il XVII secolo sull’Inghilterra, la Scozia, l’Irlanda. La Chiesa cattolica venne schiacciata, resa clandestina, confinata in una sorta di nuove catacombe.  I martiri affrontarono la morte nel nome della Fede, e tra di essi spicca S.John Ogilvie, ucciso in odio alla fede a Glasgow nel 1615 e canonizzato nel 1976.

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Dizionario della fede – “D” come Diavolo

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La più precisa descrizione dell’azione del diavolo è stata fatta, in ambito letterario, dallo scrittore anglo-irlandese C.S. Lewis nel libro “Le lettere di Berlicche”

«A questa generazione hanno fatto credere che il diavolo fosse un mito, una figura, un’idea, l’idea del male. Ma il diavolo esiste e noi dobbiamo lottare contro di lui». Così ha affermato recentemente papa Francesco. Per il Pontefice il diavolo è una presenza reale che lavora dietro le quinte, una presenza insidiosa: «È il bugiardo, è il padre dei bugiardi – dice il papa- il padre della menzogna, è un seminatore di zizzania, fa litigare, induce nell’errore grave”. Da qui, l’esortazione a «prendere l’elmo della salvezza e la spada dello Spirito che è la Parola di Dio». L’antidoto secondo papa Francesco resta la fede e la consapevolezza che «la vita sia una milizia. La vita cristiana è una lotta, una lotta bellissima, perché quando il Signore vince in ogni passo della nostra vita, ci dà una gioia, una felicità grande”. Insomma, “si deve combattere: non è un semplice scontro, è un combattimento continuo».

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Mostra La Magia dell’Anello “Fondamentalmente cattolica, perchè pagana”

La Magia dell'AnelloClaudio Testi, direttore della collana Tolkien e Dintorni, presenta il suo libro “Santi pagani nella Terra di Mezzo di Tolkien” nel quale cerca di rispondere a una domanda che fin dall’uscita del primo volume de “Il Signore degli Anelli” si sono posti i critici: l’opera di Tolkien è cristiana o pagana? Testi propone allora una sua “originale” lettura sintetica che pone in luce l’inesauribile profondità dell’opera tolkieniana. Si vedrà così come Frodo, Gandalf o i Cavalieri di Rohan, pur essendo a tutti gli effetti dei pagani, esemplificano gli aspetti migliori della natura umana, capace di cogliere che oltre i confini del mondo vi è qualcosa “più dei ricordi”. A discutere del tema con l’autore ci saranno lo scrittore Paolo Gulisano e Marco Respinti, curatore dell’edizione italiana de “Il Silmarillion”.

Ingresso libero alla conferenza – Ingresso alla mostra 5 euro (ridotto 3 euro)

Dizionario della fede – “C” come Confessione

Opened book with flying lettersOvvero il riconoscimento e la lode della santità di Dio e della sua misericordia verso l’uomo

Confessione: per la Chiesa uno dei più importanti Sacramenti, ovvero quegli aiuti della Grazia che sostengono l’umanità nel suo cammino verso Dio. Questo sacramento viene chiamato anche della Penitenza, perché coloro che lo ricevono ottengono dalla misericordia di Dio il perdono delle offese fatte a lui e insieme si riconciliano con la Chiesa, alla quale hanno inflitto una ferita col peccato e che coopera alla loro conversione con la carità, l’esempio e la preghiera. È chiamato anche sacramento della Conversione poiché realizza sacramentalmente l’appello di Gesù alla conversione, il cammino di ritorno al Padre da cui ci si è allontanati con il peccato.

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Dizionario della fede – “B” come Beatitudini

Opened book with flying lettersCos’è la beatitudine? Uno stato meraviglioso di pace, di serenità, di gioia. Essere beati: un’aspirazione di ogni persona, ma per tanti una mera utopia, con tutte le cose brutte della vita, le avversità, le sofferenze. Eppure Gesù ha detto che la beatitudine non è un sogno, un’utopia irrealizzabile, una fantasia consolatoria. E che beati possono essere anche (e magari soprattutto) quelli che soffrono, quelli che piangono, quelli che sono offesi, umiliati, oppressi. Com’è possibile? Al nostro scetticismo risponde uno dei passaggi cruciali del Vangelo: il Discorso della Montagna di Gesù come riportato dal Vangelo secondo Matteo al capitolo 5 e dal Vangelo secondo Luca al capitolo 6. Le Beatitudini qui illustrate descrivono le caratteristiche per essere veramente felici. Quelli che vivono questo messaggio sono i Beati, cioè i felici. Le Beatitudini soprattutto rappresentano la persona di Gesù, sono l’identità del cristiano, il cristiano che vive secondo questi insegnamenti, sa ed è consapevole di portare la croce della vittoria, l’emblema della risurrezione, come Cristo nel momento della trasfigurazione nel dialogare con Elia e Mosè alla presenza di tre apostoli disse, se prima non fosse stato innalzato sulla croce non sarebbe potuto entrare nella gloria del padre, spazzando via la morte. Così il cristiano se non si identifica nella persona di Cristo non può accedere al Regno di Dio.

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