La sistemazione del corpo. Un’autobiografia in terza persona

Francesco Mario Agnoli è un giudice che ha svolto per oltre quarant’anni attività di magistrato e ha terminato la carriera come presidente di sezione nella Corte di Appello di Bologna. È stato componente del Consiglio Superiore della Magistratura nella consiliatura 1986-1990. Il prossimo 30 gennaio Agnoli compie 85 anni. Un’età importante, una pietra miliare significativa. In vista di questo traguardo, Agnoli ha scritto una interessante autobiografia, stesa in terza persona, come se l’autore guardasse a se stesso dall’esterno. Così il libro porta come sottotitolo “autobiografia in terza persona”. Decisamente suggestivo invece il titolo del libro, La sistemazione del corpo. L’incipit del volume ci fa subito capire di che si tratta: “Compiuti i settanta Alvise cominciò improvvisamente ad occuparsi di un argomento in precedenza sempre trascurato, anzi fino a qualche anno prima nemmeno balenatogli alla mente: la sistemazione delle sue spoglie mortali.“

Alvise, insomma, che naturalmente è il nome dietro il quale si cela il giudice Agnoli, comincia ad un certo punto della sua vita, quando il compimento dei 70 anni non può che rappresentare l’inizio della Senectus, dell’età anziana, a prendere seriamente in considerazione il proprio destino. Non che non l’avesse fatto prima: Alvise ci viene descritto come un buon cattolico, credente e praticante, e anche militante nell’ambito dell’impegno civile e culturale, ma la preoccupazione della morte, o prima ancora di una buona vita, nella sua ultima fase, è una scelta importante, che non molte persone riescono a fare.

Questo libro ha particolarmente colpito l’estensore di questa recensione, che si avvicina ormai al traguardo dei 60 anni. In un mondo dove trionfa un patetico e ridicolo giovanilismo, dove vediamo politici ormai ottuagenari nascondere la propria età dietro una pelle allampadata, botulinizzata, mascarata, e dove perfino Vescovi- cioè successori degli Apostoli- “battono cinque” ai ggiovani (sì, con due G) e ballano sull’altare, la preoccupazione delle “cose ultime”, come si diceva un tempo, da parte di Alvise non può che suscitare ammirazione e stima. C’è un bellissimo nome greco, ormai usato quasi esclusivamente in Sicilia, che è Calogero. Calogero significa letteralmente “bel vecchio”. Ecco, personalmente uno dei miei auspici, e dei miei obiettivi, è quello di diventare un Calogero, un bel vecchio, un anziano dignitoso, amabile e rispettabile. Non un pagliaccio che si copre di ridicolo.

Agnoli, attraverso il suo Alvise, ripercorre la propria vita, parlandoci dei propri interessi e delle proprie passioni. Chi come me ha avuto modo di conoscere e almeno un po’ frequentare il giudice ravennate, ha sorriso di gusto leggendo dei viaggi di Alvise tra le Dolomiti, ben ricordando che proprio Agnoli fu tra i primissimi autori italiani a parlare di un grande personaggio a lui (e non solo lui) molto caro: Andreas Hofer, l’eroe cristiano del Tirolo. Agnoli in qualche modo attraverso la storia di Alvise ripercorre la propria: un magistrato che cresce bambino in una cittadina della Val Padana, che conosce la Seconda Guerra Mondiale e le sue appendici, che matura nei ruggenti anni ’50 e ’60, che fa precise scelte di vita e culturali, che dagli anni ’70 affianca alla sua attività di magistrato quella di storico interessato alle vicende del periodo che va dalla violenta importazione in Italia dei principi della rivoluzione francese (1796) alla prima guerra mondiale. Nei suoi libri Agnoli ha spaziato dalle lotte del popolo meridionale (i cosiddetti “briganti”) contro l’aggressione dello Stato italico-sabaudo-massonico alle insorgenze antigiacobine romagnole, alle vicende della Repubblica di Venezia, alle quali ha dedicato un vero e proprio “ciclo veneto” di saggi riguardanti le Pasque veronesi, i processi delle Pasque Veronesi e Napoleone e la fine di Venezia. Non a caso – probabilmente – Agnoli da al personaggio che rappresenta se stesso il nome di Alvise, che è la forma veneta di Aloisio, Luigi. I protagonisti dei suoi libri sono sempre stati i più modesti, quelli da tutti dimenticati: i contadini e i piccoli artigiani, descritti in un’ottica non certo da sociologia marxista, ma con la visione del cattolico tradizionale.

Così, proprio in forza della Dottrina della Chiesa di sempre, Alvise comincia ad occuparsi sempre più della sua anima. Un tempo la Chiesa invitava a coltivare la devozione della Buona Morte: una grazia che non si può meritare, ma alla quale ci deve predisporre attraverso una buona vita cristiana.

Così, a conclusione di questa recensione, vogliamo omaggiare Alvise nonché Francesco Mario Agnoli in occasione del suo 85° genetliaco, di questa preghiera a san Giuseppe per una Buona Morte, certi che non la accoglierà con pratiche apotropaiche scaramantiche paganeggianti, ma consapevole che il Signore può chiamarci in ogni momento e noi dobbiamo farci trovare pronti. Gloriosissimo San Giuseppe, fortunato sposo di Maria, voi che meritaste di essere fatto Custode del Salvator del mondo Gesù Cristo, e, abbracciandolo teneramente, godeste anticipato il Paradiso, deh! ottenetemi dal Signore un intero perdono de’ miei peccati, la grazia d’imitare le vostre virtù, affinché io cammini sempre per la via che conduce al Cielo. Siccome voi meritaste di avere Gesù e Maria attorno al vostro letto in punto di morte, e tra le loro braccia dolcemente spiraste l’anima beata, vi prego di volermi difendere dai nemici dell’anima mia in quell’ultimo punto di mia vita; di modo che, consolato dalla dolce speranza di volare con voi a possedere l’eterna gloria in Paradiso, io spiri pronunciando i Santissimi Nomi di Gesù, di Giuseppe e di Maria. Così sia.

Paolo Gulisano

Un pensiero su “La sistemazione del corpo. Un’autobiografia in terza persona

  1. stefano degli abbati

    grazie per la segnalazione Paolo…cercherò di intervistare l’autore per RadioinBlu…senza di te probabilmente non avrei mai saputo dell’esistenza di questo libro importantissimo…per le ragioni che tu dici nel pezzo… mi ha fatto venire in mente una frase che ho ascoltato in un intervento nell’ambito di un convegno sulla religione come elemento fondamentale dell’educazione…”La religione insegna ad invecchiare”…lascio a chi legge le ulteriori riflessioni che di qui partono in merito alla sacralità della vita in tutte le sue fasi…alla vita come compito legato al lascito che consegniamo a che viene dopo di noi…Stefano

    Rispondi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *