Covid, la clorochina funziona per bloccare l’infezione

Lo studio del  professor Alessandro Capucci di cui si parla nell’intervista di Andrea Zambrano (La Nuova Bussola Quotidiana), rappresenta davvero un punto di partenza importante per poter dare ai medici uno strumento estremamente importante per curare efficacemente i malati di Covid.

Come sappiamo, la guerra alla clorochina che è stata scatenata nei mesi scorsi è uno dei diversi episodi strani e misteriosi di questa epidemia. Avevamo già sottolineato sulla Bussola che è molto strano che venga messa in dubbio la sicurezza e l’efficacia di un farmaco che conosciamo e utilizziamo da 80 anni, e che fu usato con successo nel 2002-2003 contro il Coronavirus della prima Sars. La prestigiosa rivista britannica Lancet, proprio nel 2003, gli dedicò un interessante studio, pubblicato in Lancet Infectious Desease del 23 ottobre 2003 col titolo “Effects of chloroquine on viral infections: an old drug against today’s diseases”.  Un vecchio farmaco contro le infezioni di oggi.

Gli autori così sintetizzavano l’utilità di questo farmaco: “La clorochina è una 9-aminochinolina conosciuta dal 1934. A parte i suoi noti effetti antimalarici, il farmaco ha interessanti proprietà biochimiche che potrebbero essere applicate contro alcune infezioni virali. La clorochina esercita effetti antivirali diretti, inibendo le fasi dipendenti dal pH della replicazione di numerosi virus tra cui membri di flavivirus, retrovirus e coronavirus. I suoi effetti meglio studiati sono quelli contro la replicazione dell’HIV, che sono stati testati in studi clinici. Inoltre, la clorochina ha effetti immunomodulatori, sopprimendo la produzione / rilascio del fattore di necrosi tumorale α e interleuchina 6, che mediano le complicanze infiammatorie di diverse malattie virali. Esaminiamo le informazioni disponibili sugli effetti della clorochina sulle infezioni virali, sollevando la questione se questo vecchio farmaco possa essere efficace nella gestione clinica di malattie virali come l’AIDS e la sindrome respiratoria acuta grave, che affliggono l’umanità nell’era della globalizzazione”.

Negli scorsi mesi invece, di fronte all’utilizzo con successo del farmaco nei confronti del Covid, da alcune parti erano stati enfatizzati gli effetti collaterali possibili, in particolare a livello cardiaco. Da qui la decisione dell’Aifa di negarne l’uso terapeutico contro il Coronavirus. Lo studio del professor Capucci è estremamente significativo proprio perché è stato condotto da un cardiologo. Il suo studio smonta con tanto di prove l’asserita dannosità della clorochina per il cuore, oltre a dimostrare – una volta di più – che la via delle terapie domiciliari è quella giusta, la via da percorrere non solo per evitare i sovraffollamenti degli ospedali, ma anche per curare efficacemente e guarire i malati.

Capucci ci porta le prove che l’Idrossiclorochina, da sola o associata all’antibiotico azitromicina, ha dimostrato di essere efficace per evitare evoluzioni cliniche sfavorevoli nella malattia da Covid, in particolare se somministrati precocemente a casa. La logica è bloccare lo sviluppo del processo infiammatorio che è la causa principale di gravi danni all’organismo. Un concetto che diversi clinici vanno ripetendo da tempo ma che sembra non ottenere grande ascolto da parte delle istituzioni sanitarie, per motivi che restano assolutamente incomprensibili.

Il professor Capucci ha condotto la sua ricerca con la collaborazione dei Medici di Medicina Generale, indicando loro l’uso di clorochina a casa. La terapia era stata avviata senza attendere i risultati del tampone rinofaringeo, un dettaglio molto importante. Nella cura del Covid la tempestività di intervento è fondamentale. Troppo spesso invece i MMG contattati dai pazienti affetti da sintomatologia riferibile a Covid, si limitano a prescrivere il tampone, e ad attenderne l’esito, facendo assumere solo antipiretici.

Nello studio di Capucci, 58 medici di base hanno trattato 350 pazienti con HCL ai primi sintomi influenzali; in 76 di questi era associata anche azitromicina. Dei 274 pazienti trattati solo con HCL, il 95% non ha necessitato di alcun successivo ricovero in ospedale. E le complicanze paventate da OMS e Aifa? Si sono avuti sintomi minori (principalmente gastrointestinali, diarrea) nel 2,9% delle persone trattate. E le complicazioni cardiache?  Non c’è stata nessuna segnalazione di aritmie maggiori, né di sincope o altri sintomi. Dunque si tratta di una terapia efficace, sicura, praticabile a domicilio. Gli studi randomizzati in corso daranno ulteriori conferme scientifiche di questi dati prospettici preliminari. Ma intanto è importante che i medici sappiano di avere a disposizione una possibilità di cura notevole, e la possano liberamente utilizzare.

Paolo Gulisano

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