ANNULLATO IL POOL PARTY DELLE DONNE MUSSULMANE A LIMBIATE. MA L’INTEGRAZIONE NON PUÒ AVVENIRE ANNULLANDO L’IDENTITÀ RELIGIOSA IN NOME DEI PEGGIORI MALCOSTUMI DELL’OCCIDENTE SENZA DIO
È stato annullato il pool party delle donne mussulmane a Limbiate, in provincia di Monza e Brianza. La Festa avrebbe dovuto tenersi sabato 8 luglio alle piscine “Al Gabbiano” ma l’intervento pesante dei politici ha fatto sì che i titolari della location negassero all’ultimo momento il permesso agli organizzatori.
Di cosa si trattava? Di un Gay Pride? Di un Rave Party? No. Avrebbe dovuto essere una festa in acquapark per donne musulmane, donne di tutte le età, comprese le bambine. Invece è diventato un caso politico. Una giornata con regolare biglietto di ingresso (27 euro per le adulte e 15 per le bambine). E’ usuale che gli Acquapark affittino per una giornata ad associazioni varie, compresi gli oratori. Ma in questo caso c’era qualcosa ce non stava bene a determinati esponenti politici: l’evento era riservato solo alle donne, e alle donne di fede mussulmana, che hanno un senso del pudore che purtroppo nell’Europa cristiana è scomparso da almeno cinquant’anni.
Se negli anni ’60 qualche associazione femminile avesse voluto organizzare un evento per sole donne, nessuno avrebbe avuto niente da ridire, ed infatti questa era la norma, così come i ritrovi associativi per soli uomini, come ad esempio gli ex commilitoni d’arma, che avvengono normalmente anche oggi.
Per le signore di fede mussulmana, magari osservanti, può essere abbastanza imbarazzante andare nelle odierne spiagge, o piscine, che sono spesso una esibizione ostentata di carne umana con costumi ridottissimi, quando non addirittura in topless.
Per cui niente di meglio che passare una bella giornata di sano divertimento nel rispetto del senso del pudore dell’Islam, che – ripetiamo – è lo stesso che aveva la nostra società quando era ancora cristiana. Inoltre, essendo tra sole donne, le signore avrebbero potuto stare senza hijab, cioè senza il velo che copre solo i capelli. Ma l’evento assolutamente innocente è stato bloccato dal veemente intervento della Lega, a partire dal suo leader Salvini, fino all’Europarlamentare bustocca Isabella Tovaglieri, che ha saputo dell’evento (che pure doveva essere una festa assolutamente privata) e ha lanciato il suo grido d’allarme per “un party all’insegna della segregazione”.
L’esponente del Carroccio si era detta preoccupata soprattutto per la presenza delle bambine, “che, in questo modo, vengono indottrinate prematuramente e in modo subdolo, anche attraverso un’occasione di svago, alla segregazione e alla sottomissione». Ma quale segregazione? E sottomissione a chi? Semmai educate ai valori di rispetto per la religione.
Inoltre l’eurodeputata si è indignata perché, sempre per rispondere alle esigenze del senso del pudore, non sarebbero stati ammessi i cellulari (niente fotografie) e spente le telecamere di sorveglianza per permettere alle ospiti di trascorrere una giornata libere dagli sguardi indiscreti.
La compagna di partito di Zaia ha affermato che non possiamo più accettare che “gli immigrati musulmani si vogliano isolare dalla società in cui hanno scelto di vivere, perpetuando usi e costumi incompatibili con i nostri, che stridono con le conquiste e con i diritti faticosamente raggiunti dalle donne in Occidente”.
I diritti delle donne in Occidente sarebbero quello di abortire, o di drogarsi, o di stare in spiaggia a seno nudo, e così via? Che le donne mussulmane imparino bene la lezione dell’Occidente, e si convertano al Gender fluid!
Che peccato che tanta energia gli esponenti non la impieghino per battaglie ben più meritorie, come quelle in difesa della vita e della famiglia. Perché la Tovaglieri non si impegna a fermare la proposta della Regione Veneto per legalizzare il suicidio assistito?
Questo strepitio ha avuto successo, e i gestori dell’Acquapark lo hanno fatto dichiarandosi “a favore dell’emancipazione della donna”. E per questo motivo hanno impedito a signore, ragazze e bambine di passare (pagando) una bella giornata di festa. Dovranno “assimilarsi”: dovranno mischiarsi in piscine pubbliche, o in spiagge pubbliche, o magari partecipare a qualche Gay Pride, per vedere di emanciparsi e comprendere meglio i “valori” dell’Occidente. O stare chiuse in casa.
Nei giorni in cui in Francia emerge con drammaticità il totale fallimento delle politiche di assimilazione degli immigrati condotte all’insegna della totale laicità, che hanno prodotto disadattamento e violenza, il segnale che viene dalla Brianza è proprio brutto.
Quella cattolicissima Brianza dove fino a una generazione fa, come in molte parti d’ Italia, persino a Messa le donne stavano da una parte e gli uomini dall’altra. L’integrazione non può avvenire annullando l’identità religiosa in nome dei peggiori malcostumi dell’Occidente senza Dio. Speriamo che questo brutto episodio non abbia mai più a ripetersi. Per il bene delle donne mussulmane, e anche di quelle cristiane, le quali in buon numero siamo certi che sognerebbero una giornata come quella che si sarebbe dovuta svolgere a Limbiate.
Paolo Gulisano