Il fantastico si manifesta saldamente connesso con tutto l’itinerario spirituale dello scrittore, ricondotto alla fede cristiana dall’amico J.R.R. Tolkien.
Il 22 novembre del 1963 il mondo intero venne sconvolto dalla notizia che il presidente degli Stati Uniti John Kennedy era stato assassinato a Dallas. L’uomo che aveva rappresentato una speranza per un tempo di prosperità e di pace al di là del suo stesso Paese, era stato brutalmente ucciso.
Molto lontano da Dallas, a Oxford, in Inghilterra, era improvvisamente deceduto anche un grande intellettuale, un uomo che aveva dato di che pensare con i suoi scritti letterari e filosofici, ma che allo stesso tempo aveva divertito, commosso e fatto sognare milioni di giovani lettori con le sue narrazioni fantasy: Clive Staples Lewis. Le notizie relative alla tragedia oscurarono totalmente la scomparsa di questo grande studioso e scrittore, che certamente non se ne sarà offeso.
Lewis fu uno dei più singolari intellettuali dell’Inghilterra del suo tempo, un uomo affascinante e contraddittorio: non era un professionista dei racconti per bambini, nè ebbe mai figli a cui narrare fiabe alla sera, ma realizzò con Narnia un autentico classico; visse gran parte della sua vita in Inghilterra, diventando uno dei massimi protagonisti della vita culturale del Paese, benché fosse irlandese.
Da giovane aveva abbandonato la religione protestante dei suoi padri, era transitato nei territori aspri dell’ateismo e infine era approdato al cristianesimo, restando a lungo incerto su quale denominazione di esso (incluso il cattolicesimo) abbracciare, optando infine, ma non senza precisazioni e distinguo, per l’anglicanesimo. Scrisse opere storiche e libri in difesa del cristianesimo in un mondo che vedeva scivolare inesorabilmente verso l’indifferentismo religioso, ma scrisse anche opere di fantascienza, e romanzi ricchi della presenza di riferimenti simbolici e mitici.
Potrebbe sembrare strano che un professore di Oxford, docente ed esperto di letteratura inglese medioevale e rinascimentale, sia conosciuto soprattutto per la sua produzione fantastica. In realtà la biografia di C.S. Lewis ci rivela un percorso in cui il fantastico occupa uno spazio importante, e soprattutto si manifesta saldamente connesso con tutto l’itinerario spirituale dello scrittore. Lewis non è solo il brillante autore delle Cronache di Narnia, lo scrittore moralista di successo, esperto nell’uso del registro ironico con cui dava forza ai contenuti della sua rilettura di un pensiero cristiano radicato nell’esperienza dell’uomo contemporaneo (come nelle arcinote Lettere di Berlicche). Lewis era stato ricondotto alla fede cristiana da un collega e grande amico: J.R.R. Tolkien, che gli aveva fatto comprendere che l’Incarnazione rappresenta la salvezza dell’uomo caduto, la risposta ad una umanità da sempre in ricerca. Questa risposta Lewis la incontrò personalmente e ne divenne testimone.
Tutta la sua vita, e la sua opera, da quel momento divenne testimonianza di questo, divenne in primo luogo ricerca della gloria. L’opera, e la vita stessa di Lewis furono contraddistinte da questo desiderio di realizzare il progetto buono di Dio. Un ideale che si concretizzò nella ricerca della Verità e della Gioia. Tutte le opere di Lewis s’intrecciano attorno ad un tema che ritorna costantemente, ovvero la dialettica del desiderio, un desiderio imprecisabile, ma intensissimo, che Lewis inseguirà tenacemente per tutta la sua vita e che crescerà di pari passo con la sua evoluzione spirituale, assumendo di volta in volta connotazioni sempre più definite e arrivando, finalmente, ad essere identificato come la Gioia.
Da questo punto di partenza, Lewis condusse le sue grandi battaglie contro gli errori della Modernità, descritti in termini quasi profetici nel saggio L’abolizione dell’uomo, dove lo scrittore angloirlandese descrive le prospettive della allora nascente ideologia transumanista. L’impegno che Lewis si era preso con la vita era di essere estremamente serio con essa. La Terra è il luogo dove venne ad abitare il Figlio di Dio, scegliendo di stare in mezzo agli uomi. Di conseguenza non si può non amare la vita appassionatamente, e con grande serietà, con lo stupore di chi si trova di fronte qualcosa di meraviglioso, unico, divino. Tuttavia a questa serietà, che Lewis definiva anche col termine di solennità, non si può non accompagnare anche una certa leggerezza, la leggerezza della gioia. La serietà con la vita non è assolutamente motivo di ostacolo alla gioia. Anzi: la riflessione sui Misteri ultimi ci porta ad una pace interiore e a una letizia profonda.
Paolo Gulisano è autore per Ares di Clive Staples Lewis. Nella terra delle ombre (2023) scritto e pubblicato in occasione del 60esimo anniversario della morte del celebre scrittore. Il libro è diviso in due parti: la prima è biografica (l’infanzia in Irlanda, la carriera accademica, le amicizie, il suo grande amore per la poetessa americana Joy Gresham), la seconda è dedicata alle sue opere: una sorta di piccola guida a Narnia e alle altre grandi storie.
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