di Livio Partiti
Cicerone scriveva che l’amicizia è superiore a tutte le cose perché dona speranza e non fa piegare l’uomo dinnanzi al destino. Quando due persone scoprono di avere in comune un’idea, un interesse o anche soltanto un gusto, che gli altri non condividono e che, fino a quel momento, ciascuno di loro considerava un suo esclusivo tesoro (o fardello), può nascere con sorpresa un’amicizia. Vedere quello che altri non vedono, ecco la straordinaria condivisione che può unire due persone nell’amicizia. Cosa succede quando questo tipo di relazione nasce tra gli scrittori? Gli effetti sono spesso mirabolanti. A volte delle carriere letterarie sono nate in virtù di un’amicizia. Autori si sono influenzati reciprocamente, altri si sono aiutati, spesso hanno condiviso i propri destini, in alcuni casi anche tragici. Questo libro va alla scoperta di questo straordinario sentimento tra alcuni dei più celebri scrittori di tutti i tempi, da Melville a Manzoni, da Dumas a Tolkien, da Leopardi a Chesterton.
Dall’introduzione a “Là dove non c’è tenebra” di Paolo Gulisano:
L’amicizia è una sorprendente scoperta: quella che non siamo soli, che c’è qualcuno che ha gusti, interessi, passioni, molto simili ai nostri. Nella Genesi è scritto che non è bene che l’uomo sia solo. Questa espressione è ricondotta alla figura dell’amore umano, quello tra un uomo e una donna, ma quella solitudine che per la Bibbia non è bene può trovare conforto e soluzione anche nell’amicizia, un rapporto assolutamente gratuito.
Spesso si pensa che l’atteggiamento tipico di coloro che si amano sia il guardarsi negli occhi; in realtà sia l’amore che l’amicizia comportano il guardare nella stessa direzione. Nella sua saggezza, Cicerone, nel dialogo De Amicitia scriveva che l’amicizia è superiore a tutte le cose perché dona speranza e non fa piegare l’uomo dinnanzi al destino. Guardare un amico – suggeriva il grande retore romano – è come rimirare se stessi e anche la morte sembra piacevole, perché accompagnata dal ricordo. La società si basa sull’amicizia, senza la quale neanche le case si ergerebbero. Lo scrittore irlandese Clive Staples Lewis, l’autore delle Cronache di Narnia e delle Lettere di Berlicche ricorda in un saggio come nasca un’amicizia: «Quando due o più compagni scoprono di avere un’idea, un interesse o anche soltanto un gusto, che gli altri non condividono e che, fino a quel momento, ciascuno di loro considerava un suo esclusivo tesoro (o fardello). La frase con cui di solito comincia un’amicizia è qualcosa di questo genere: “Come? Anche tu? Credevo di essere l’unico…”».
Vedere quello che altri non vedono: ecco la straordinaria condivisione o complicità che può unire due persone nell’amicizia. Molto di più di una semplice sintonia, di un’identità di vedute che può fare di due persone dei colleghi o dei soci, quello che accade nell’àmbito di questo incontro è una sorta di piccolo miracolo, in grado di determinare cambiamenti, di liberare la gioia l’uno nell’altro e di far fiorire la vita.
«Ma fintanto che queste persone dotate di una speciale percettività morivano senza aver trovato un’anima gemella, tutto questo – temo – rimaneva senza frutto, e da ciò non scaturiva né arte, né sport, né religione. Quando invece due persone di questo tipo si scoprono a vicenda, quando tra immense difficoltà o, all’opposto, con una velocità ellittica che a noi pare sorprendente, essi condividono la stessa visione, è allora che nasce l’amicizia».
Livio Partiti