NATALE SENZA ABBRACCI?

DIVERSE VECCHIE CONOSCENZE DEL PERIODO PANDEMICO SI SONO RIFATTI VIVI CON MESSAGGI A DIR POCO ALLARMANTI

Negli ultimi giorni, il Covid è tornato sulle prime pagine dei giornali. A commento del numero di segnalazioni di tamponi positivi, diverse vecchie conoscenze del periodo pandemico si sono rifatti vivi con messaggi a dir poco allarmanti. Fabrizio Pregliasco, che in molti ricordano come cantante nel Natale 2021 della grottesca (e stonata) parodia di Jingle Bells in chiave vaccinista insieme ai colleghi Bassetti e Crisanti – ancora non deputato PD- ha parlato di un prossimo “picco” del Covid a Natale con 800.000 casi.

Pregliasco, peraltro, si era già distinto nel periodo pandemico per i consigli di tipo sessuologico, affermando che era necessario usare la mascherina durante i rapporti sessuali, e poi ancora  predicando di sostituire i  normali rapporti con pratiche onanistiche. Sulle manifestazioni di affetto si è negli scorsi giorni pronunciato in una intervista Filippo Anelli, il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici e degli odontoiatri (Fnomceo). Il dottor Anelli non è entrato nel merito delle relazioni sessuali, ma ha lanciato un messaggio ancora più sottile, dal punto di vista psicologico: evitate baci e abbracci negli incontri familiari durante le festività natalizie.

Tali feste sono anche un momento di incontro e di socialità, quest’anno però, “vista l’aumentata circolazione del Covid e dell’influenza serve tornare alla prudenza” ha dichiarato il dottor Anelli. “Per evitare i contagi, meglio evitare gli auguri con baci e abbracci, abitudine diffusa tra gli italiani soprattutto al Sud. Mantenere un po’ di distanza fisica, in questi casi, non è segnale di un minore affetto ma un gesto di attenzione verso sé stessi e agli altri”.

A parte il fatto che il medico pugliese sembra conoscere poco la dimensione relazionale degli abitanti di Lombardia, Emilia Romagna e altre regioni subalpine che non sono abitate da algici anaffettivi e dove la pratica dell’abbraccio è normale e diffusa, questi consigli sembrano diretti a tornare a soffiare sul fuoco della paura, a mostrare il Covid come un mostro sempre incombente, nei confronti del quale siamo del tutto indifesi, e come se fossimo ancora nel 2020, si promuove la pratica del distacco sociale, e del congelamento dei normali rapporti tra parenti e amici. Si vorrebbe che si tornasse alla grottesca pratica del saluto col gomito, come si era cercato di fare nel 2020? Non si sa. In ogni caso si vorrebbe allontanare le persone le une delle altre, infliggendo sofferenza psicologica, in nome della sicurezza nei confronti del contagio.

Nell’intervista Anelli invita a “tornare ad atteggiamenti prudenti perché durante le feste di Natale avremo un picco di contagi, sia per le malattie influenzali sia per il coronavirus”. Da un punto di vista epidemiologico non è certo una novità, e non ci sono evidenze che i ceppi virali influenzali e Covid presenti in queste settimane presentino una particolare aggressività, tuttavia

Anelli sottolinea, pur riconoscendo anch’egli che il Covid oggi non è quello che abbiamo conosciuto nel 2020-/21, che “resta ancora una malattia temibile”. Inoltre, si lamenta che a suo dire  non abbiamo più un sistema di sorveglianza puntuale sulla circolazione virale.  Per questo, con l’avvicinarsi delle feste, con la maggiore frequenza di incontri in luoghi chiusi, serve avere molta prudenza. “Ricordiamo le cose che abbiamo imparato in pandemia: la trasmissione di questi virus passa attraverso le goccioline di saliva. Per questo non va bene baciarsi per scambiarsi gli auguri. E, in generale, applichiamo le misure igieniche che conosciamo”. Per esempio, “nei locali molto affollati, l’uso della mascherina non è una cattiva idea”, conclude il presidente della Fnomceo, ricordando che soprattutto “occorre vaccinarsi contro il Covid e contro l’influenza. Il vaccino è l’unica vera arma che abbiamo e dobbiamo usarla”.

Un’arma della cui efficacia i fautori del distanziamento a oltranza non sembrano poi tanto sicuri. “Torneremo ad abbracciarci” dicevano all’inizio della campagna vaccinale, ampiamente a disposizione dei medici, e soprattutto dell’evidenza che i ceppi di Covid circolanti sono solo lontani parenti del virus di Wuhan, si continua ad esercitare una pressione psicologica tendente a diffondere paura, insicurezza, sospetto. La persona che incontro deve essere vista come un potenziale untore, come una minaccia. Osservare delle buone pratiche di igiene invece non deve assolutamente ledere il diritto a una carezza, ad un abbraccio, soprattutto per le persone che ne hanno più bisogno.

Paolo Gulisano

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *