Il fatidico 2020 che sarà ricordato come “l’anno della Pandemia”, e che è stato indubbiamente un anno di sofferenza per tante persone, è stato anche un’occasione di rinascita per altre. L’elemento cardine che è stato utilizzato da chi ha colto l’occasione di una epidemia per scatenare una vera e propria rivoluzione mondiale, l’esperimento di colossale ingegneria sociale che è ancora in corso finalizzato ad un grande reset della società, della cultura, del lavoro, perfino della religione, è stato ed è ancora la paura. La paura di ammalarsi. Abbiamo visto e vediamo gente morire non per il virus, ma morire di paura. Gente manipolata, controllata, priva di liberà, e purtroppo priva anche di autentiche risposte, alle domande che il grande esperimento può suscitare.
Perfino l’istituzione ecclesiastica ha battuto in ritirata, diventando la grande assente della pandemia, diventando prima una Chiesa virtuale, con le celebrazioni in streaming, e poi riaffiorando dal periodo di chiusura con molta prudenza, timidezza, ligia ai dettami del potentissimo apparato statale che regola e dispone delle nostre vite.
Così, per tenere viva la virtù della speranza, il compito è toccato ai coraggiosi, ai testimoni della fede, alle persone libere, a persone come Gabriele Ritarossi, un giovane professore di Religione, autore del libro “Oltre le tenebre. Messaggi di speranza al tempo della pandemia” (Idrovolante Edizioni Roma 2020 pag 196 euro 14) che è un ottimo antidoto contro la paura. Gabriele non ha abbandonato il campo, non si è fatto chiudere nella gabbia del “lockdown”, dove milioni di persone sono state costrette, isolate ma allo stesso tempo perennemente connesse e costrette davanti ad uno schermo di PC o di una televisione.
Gabriele è rimasto libero, e responsabile. Consapevole del proprio compito, del proprio mandato, della propria missione. E l’ha svolta.
In tempi di messaggi e messaggini, dall’umoristico al patetico, dal disperato al cinico, lui ha scritto. Ha scritto ogni giorno per i suoi studenti dei Pensieri al tramonto, che provvidenzialmente ha deciso grazie anche ad un illuminato Editore di pubblicare.
Che dire di questa raccolta di pensieri? Che si tratta in fondo di una forma antica e nobile di narrativa, quella epistolare, ma che Gabriele ha realizzato con il metodo moderno del whatsapp. Messaggi in bottiglia, durante un tempo di tempesta, con tante navi – un tempo potenti e prestigiose – alla deriva.
Per non fare naufragio Gabriele ha cercato una bussola. Anzi, ce l’aveva messa già nel suo zaino, insieme ad altri oggetti preziosi che lui stesso consiglia in uno dei più bei messaggi di portarsi durante il viaggio, il grande viaggio di ognuno di noi nella vita. Un’altra metafora – quasi scontata – per descrivere i pensieri del giovin professore è quella delle perle.
Questi pensieri sono delle vere e proprie perle preziose, frasi non da bigliettini dei Baci Perugina ma distillati di saggezza. Frasi che vengono non da teorie, ma da una vita vissuta con profondità, con passione per il Bello, il Buono, il Vero. Affiorano nei pensieri di Gabriele quelli che sono stati per lui riferimenti culturali, veri e propri maestri, come Lewis e Tolkien. Affiorano e vengono offerti ai suoi studenti. Un omaggio non solo al genio di questi grandi scrittori, ma anche alla loro fede cristiana, che è anche quella di Gabriele.
Niente di strano, potrebbe dire qualcuno, è un professore di religione. In realtà Gabriele non propone ai suoi ragazzi quel surrogato di religione cattolica che oggi va per la maggiore, fatto di buonismo, di ecologismo, di vago umanitarismo, ma la religione cattolica vera, quella che accende il cuore e la mente, che appassiona, che fa guardare con occhi diversi la persona che ami, le giornate che hai davanti, gli amici, lo sport, lo studio, tutto.
In queste pagine dense e limpide emerge una fede autentica, piena di quel buon senso che era caro al grande Chesterton, ovvero apprezzare quello che si ha: dalla buona tavola a una famiglia capace di riscaldarti nei momenti freddi e di rinfrescarti in quelli asfissianti che ogni persona attraversa nella sua esistenza.
Ed è proprio il rapporto con Dio che segna molti punti a favore di Gabriele Ritarossi, espresso con un pudore che però non è ritrosia, ma segno di un autentico rispetto per il cammino umano che stanno facendo i suoi studenti che però non fa alcuno sconto sulla Verità, che è ciò che ci può rendere liberi.
Per dei giovani costretti a vivere nella cattività pandemica questo è davvero un grande dono che il loro insegnante gli fa.
Questo libro non è soltanto una sorta di diario del rapporto tra un insegnante e i suoi studenti, ma è una vera e propria testimonianza che un giorno rileggeremo con un sorriso di commozione.
Paolo Gulisano