«Non sappiamo ancora perché si registra un aumento di tumori tra i giovani». La virostar Burioni colpisce ancora: evidentemente la scienza tanto idolatrata non ha risposte a tutto. Si riesce a produrre farmaci genici in brevissimo tempo, ma non si riesce a capire perché sono in aumento i cancri tra i giovani.
Domenica scorsa nella trasmissione di Fazio Che tempo che fal’ospite abituale Roberto Burioni è passato in secondo piano per la presenza nel palinsesto di papa Bergoglio, ma nonostante tutto è riuscito a mandare dei messaggi significativi nell’ambito del suo intervento. Il virologo del san Raffaele ha descritto con toni catastrofistici l’epidemia stagionale di influenza che è in atto da diverse settimane. «Quest’anno è molto intensa» ha dichiarato il celebre divulgatore televisivo. «È successo anche in passato, ma quest’anno, per tutta una serie di motivi, sta avendo conseguenze più gravi».
E quali sono questi motivi per cui questa influenza avrebbe caratteristiche più pericolose? Il virostar non è in grado di definirle, ad eccezione di una sola possibile causa: non si è vaccinato abbastanza. «Il mezzo principale per difenderci, il vaccino, è stato usato troppo poco». Il professore torna così a uno dei suoi cavalli di battaglia che gli hanno procurato negli scorsi anni una certa notorietà: tuonare contro i cosiddetti no vax: «Per mesi e anni si è detto che il vaccino fa venire il tumore e morti improvvise» ma queste sono «bugie, come dire che Milano è in Basilicata», e conclude invitando tutti a vaccinarsi contro Covid e influenza.
Nella sua veemente accusa, Burioni sembra fare di tutta un’erba un fascio: in primo luogo non risulta esistere un movimento “no vax” nei confronti dei vaccini antinfluenzali. No vax sembra essere diventata una sigla da applicare a tutte le situazioni, e non solo per il Covid. Ma mentre per il vaccino Covid la resistenza era soprattutto motivata dall’obbligo di tale pratica, con conseguenti sanzioni per l’inadempienza, fino alla perdita del lavoro, come ben sappiamo, il vaccino antinfluenzale è facoltativo, non è di uso universale, ovvero è consigliato solo ad alcune categorie a rischio. Quindi dire che l’epidemia influenzale attuale è causata dai no vax è come dire che Matera è in Lombardia.
Ma c’è un aspetto più importante da sottolineare: Burioni, cercando di denigrare coloro che negli anni scorsi avevano invitato ad un atteggiamento prudenziale nei confronti del vaccino, sostiene che questi accusassero i sieri di causare tumori. Ma proprio mentre esponeva queste sue tesi a Fabio Fazio e agli spettatori, negli scorsi giorni commentava un servizio del Wall Street Journal ripreso da molti social che parlava del notevole aumento dell’incidenza dei tumori tra i giovani. Burioni, che è un virologo e non un oncologo, ma che ha dedicato il suo ultimo libro Match point – Come la scienza sta sconfiggendo il cancro proprio ai tumori, è intervenuto confermando che negli ultimi anni si è registrato un netto aumento dell’incidenza di alcuni gravi tumori tra i giovani. «E non sappiamo ancora il perché». Ha aggiunto.
Evidentemente la scienza tanto idolatrata non ha risposte a tutto. Si riesce a produrre farmaci genici in brevissimo tempo, ma non si riesce a capire perché sono in aumento i cancri – da sempre definiti come patologie che insorgono prevalentemente in età matura o anziana – nella fascia più giovane della popolazione.
Nell’articolo del Wall Street Journal commentato da Burioni si poteva leggere che il cancro sta colpendo sempre più giovani negli Stati Uniti e in tutto il mondo, sconcertando i medici. Negli USA, secondo dati federali, i tassi di diagnosi sono aumentati nel 2019 a 107,8 casi ogni 100mila persone under 50 anni, in crescita del 12,8% rispetto a 95,6/100mila del 2000. Anche uno studio apparso l’anno scorso su British Medical Journal of Oncology ha riportato un forte aumento globale dei tumori nelle persone sotto i 50 anni, con i tassi più alti in Nord America, Australia ed Europa occidentale.
E visto che recentemente qualcuno ha cercato di spiegare l’aumento dell’incidenza dei tumori con la diminuzione degli screening preventivi, occorre sottolineare che per definizione questa fascia di età giovanile o comunque sotto i cinquant’anni non è soggetta a screening.
Il commento laconico e fatalista di Burioni sembrerebbe in piena contraddizione con il titolo tennistico del suo libro: il match point è molto lontano, dal momento che l’avversario – il tumore – sembra aver deciso di giocare molto più duro.
L’aumento dei tumori a esordio precoce – è sempre il Wall Street Journal a rimarcarlo – minaccia di frenare i progressi fatti nella lotta al cancro. Anche se i tumori continuano a colpire prevalentemente gli anziani, nel 2019 un quinto dei nuovi malati di cancro del colon-retto aveva meno di 55 anni, dato quasi raddoppiato rispetto al 1995. E i pazienti più giovani spesso ricevono la diagnosi quando il tumore è in fase avanzata, tanto che i tassi di mortalità per cancro del colon-retto tra gli over 65 stanno diminuendo, mentre crescono negli under 50.
La scienza medica dovrebbe cercare di capire cosa sta succedendo, identificando possibilmente i giovani ad alto rischio. Soprattutto dovrebbero essere identificate le cause – cambiamenti negli stili di vita, alimenti ultra-processati, nuove tossine, o qualcosa non ancora identificato – che hanno aumentato il rischio per le generazioni più giovani. Se come dice Burioni «non sappiamo il perché», bisogna cercare invece di capire al più presto.
Paolo Gulisano