MINISTRO SCHILLACI, QUALCHE MODESTO CONSIGLIO
Negli scorsi giorni è stata resa nota la bozza del Piano strategico operativo di preparazione e risposta ad una pandemia da patogeni a trasmissione respiratoria a maggiore potenziale pandemico per il periodo 2024-2028.
Il Ministro della Salute professor Schillaci fin dal suo insediamento con il governo Meloni nell’autunno del 2022 aveva dato dei significati segnali di discontinuità rispetto al suo predecessore Roberto Speranza, in particolare rispetto alle scelte strategiche rispetto all’epidemia di Sars-Cov2, che con Speranza avevano raggiunto livelli di coercizioni tali da far parlare di “dittatura sanitaria”, in particolare per le misure restrittive che avevano raggiunto il loro apice con il famigerato strumento del Green Pass, rivelatosi inutile dal punto di vista sanitario, ma pesantemente liberticida, in un modo che in Italia non si vedeva più dalla Seconda Guerra Mondiale.
Al ministro Schillaci va riconosciuto di avere tolto il Green Pass, diminuito il tasso di terrorismo mediatico sul Covid, così come di aver tolto l’obbligo vaccinale con relative sanzioni.
Tuttavia, è innegabile che esiste una sorta di Deep State sanitario, che sta esercitando fortissime pressioni sul Ministro perché si torni all’incubo della gestione Speranza.
Da questo punto di vista, il documento di preparazione a eventuali prossime pandemie è un segnale preoccupante di quanto il vecchio entourage che circondava Speranza sia ancora attivo e condizionante. Il Piano strategico di preparazione e risposta ad eventuali pandemie è un atto dovuto, da parte ministeriale, ma si direbbe che i consulenti ministeriali che lo hanno preparato per il ministro abbiano semplicemente fatto copia-e-incolla con il precedente piano.
Certamente la recente epidemia di Covid ha messo in luce i notevoli rischi sanitari, sociali ed economici che possono essere causati da agenti patogeni. L’attuale piano di preparazione si sofferma in particolare sulle malattie respiratorie, che dal punto di vista psicologico hanno un impatto fortissimo sull’opinione pubblica. Viene ancora adombrato il rischio della letalità, senza specificare peraltro con quali percentuali e in quali soggetti.
Il documento del Ministero parla delle esperienze derivanti dalle risposte messe in campo dai vari Paesi che hanno generato preziose lezioni; una delle principali riguarda l’importanza di sviluppare una capacità di adattamento rapido dei sistemi a situazioni in rapida evoluzione in un quadro caratterizzato dalla altrettanto veloce evoluzione delle evidenze disponibili.
Questi adattamenti hanno spinto l’OMS e molti paesi a considerare come ottimizzare gli sforzi di preparazione per far fronte ad una futura eventuale pandemia, dice il documento, considerando l’incertezza e il progressivo evolvere delle conoscenze disponibili come un elemento costitutivo della programmazione.
Una lettura attenta della bozza – che reca la data del 12 gennaio 2024 e non sembra teoricamente preludere a ulteriori modifiche, prima dell’approvazione della Conferenza Stato-Regioni e la conseguente pubblicazione in Gazzetta Ufficiale – suscita una certa preoccupazione, perché sembra ricalcare in tutto e per tutto il meccanismo pandemista messo in atto durante la stagione emergenziale. Quasi come se il Covid 19 non fosse stato altro che una prova generale e tutto quello che è stato fatto meriti di essere confermato e definito automaticamente giusto.
Il piano pandemico sembra rispecchiare pedissequamente le logiche dell’OMS: in previsione di una prossima pandemia da virus respiratorio non parla delle cure possibili, affida alle ospedalizzazioni il carico dell’impegno assistenziale dimenticando la medicina territoriale, ancora una volta individua i vaccini come unica soluzione, ribadisce i lockdown giustificandoli con una limitazione della libertà che si può e si deve accettare.
La comunicazione futura prevista dal piano dovrà inoltre “contrastare la disinformazione”; si avranno dunque censure da una parte e dall’altra il giornalismo main stream come megafono di chi detiene il potere? decisori? Infine un capitolo a parte è dedicato ai “diritti di libertà che non possono considerarsi attribuiti all’uomo per la soddisfazione delle sue egoistiche esigenze”. Insomma: il cittadino deve rassegnarsi a sacrificare la sua libertà per un sedicente “bene dellla collettività”. Insomma, un ritorno al passato. Nel 2020 si era aperta una finestra di Overton che il Deep State non ha nessuna intenzione di chiudere.
La salute diventa un feticcio totemico, quindi si deve rinunciare ad una quota dei diritti della propria sfera di libertà ceduti al Security State, lo Stato di Sicurezza autoritario.
Esperienze che speravamo di esserci lasciati una volta per tutte alle spalle, che qui non solo vengono evocate e previste, ma persino definite “curative”.
Tornano anche i famigerati Dpcm, che ai tempi di Conte e Daraghi rappresentarono l’buso normativo con cui vennero imposte diversi tipi di coercizioni. Nel nuovo piano pandemico del governo i Dpcm sono definiti “strumento centrale”. Speriamo che a qualcuno vicino all’attuale Governo venga in mente che nel 2020 Giorgia Meloni li definiva- giustamente- come palesemente incostituzionali.
C’è da augurarsi che la Presidenza del Consiglio tenga conto che Fratelli d’Italia è stata premiata dall’elettorato proprio per essere stata all’opposizione dei governi liberticidi Conte e Draghi. E la speranza è che il Ministro Schillaci ponga mano al Piano strategico e lo modifichi adeguatamente, prima che sia troppo tardi.
Paolo Gulisano