LA “LEZIONE ASBURGICA” PER VIVERE DA CRISTIANI OGGI

EDOARDO D’ASBURGO-LORENA:  “VIVERE DA ASBURGO. SETTE REGOLE PER TEMPI DIFFICILI”  D’ETTORIS EDITORI, 2023

In tempi in cui è difficile trovare saldi e sicuri punti di riferimento dal punto di vista culturale, politico e perfino religioso, il libro Vivere da Asburgo. Sette regole per tempi difficili è un autentico tesoro di saggezza cui attingere. 

L’autore è Edoardo d’Asburgo-Lorena, membro del ramo ungherese della grande dinastia che per circa settecento anni ha guidato l’Impero che raccolse l’eredità del Sacro Romano Impero fondato da Carlo Magno, il più alto livello raggiunto nella storia dalla Civilitas Christiana. 

Edoardo è ambasciatore dell’Ungheria presso la Santa Sede, sposato e padre di sei figli. Il libro che ha scritto, e ora opportunamente tradotto in italiano nella collana di studi storici degli editori D’Ettoris, non è soltanto un brillante testo di storia della propria famiglia, una affascinante galleria di personaggi, dai primi Imperatori medievali fino al grande Francesco Giuseppe e al Beato Carlo, ma dovrebbe essere letto come una vera e propria catechesi su come vivere da cristiani laici nel mondo, e infine dovrebbe essere utilizzato come manuale per buoni politici, in particolare per chi voglia fare politica da cristiano. 

Vivere da Asburgo significa vivere da cattolico, esercitando quasi in modo eroico le virtù della fede. Scorrendo le pagine di Edoardo si capisce perché questa dinastia sia stata tanto odiata e avversata. Anche il lettore italiano cresciuto in un clima culturale di bieco nazionalismo risorgimentale dovrà ammettere quanto l’Impero distrutto sciaguratamente con la fine della Prima Guerra Mondiale, voluta espressamente dalla Massoneria per eliminare una grande entità sovranazionale fondata sulle basi della religione, avesse raggiunto un livello di realizzazione della Dottrina Sociale della Chiesa mai più raggiunto. 

Lo ha riconosciuto recentemente anche il filosofo Giorgio Agamben, una delle massime espressioni di onestà intellettuale del nostro Paese. “Se si vuole che qualcosa come l’Europa acquisisca una realtà politica autonoma – ha scritto Agamben- , ciò sarà possibile solo attraverso la creazione di un’Impero europeo simile a quello austro-ungarico o all’Imperium che Dante nel De monarchia concepiva come il principio unitario che doveva ordinare come «un ultimo fine» i regni particolari verso la pace”. 

È possibile, cioè, che, nella situazione estrema in cui ci troviamo, proprio modelli politici che sono considerati del tutto obsoleti possano ritrovare un’inaspettata attualità. Ma per questo occorrerebbe che i cittadini degli stati nazionali europei ritrovassero un legame con i propri luoghi e con le proprie tradizioni culturali abbastanza forte da poter deporre senza riserve le cittadinanze statuali e sostituirle con un’unica cittadinanza europea, che fosse incarnata non in un parlamento e in commissioni, ma in un potere simbolico in qualche modo simile al Sacro Romano Impero. 

Edoardo d’Asburgo nel suo libro non si limita a dre quali debbano essere i princìpi che devono guidare l’agire politico, ma illustra anche quelle che chiama  Le sette regole, che secondo lo stile di vita asburgico dovrebbero essere le pietre miliari dell’etica e dell’agire di un cristiano. Una simile chiarezza è difficile da trovarsi anche in molte catechesi e pastorali ecclesiali contemporanee:

1) Sposarsi (e avere molti figli)

2) Essere cattolici (e praticare la propria fede)

3) Credere nell’Impero (e nel principio di sussidiarietà)

4) Tutelare il diritto e la giustizia (e amare i propri sudditi) 

5) Essere consapevoli di ciò che si è (e vivere comportandosi di conseguenza) 

6) Essere coraggiosi in battaglia

7) Ben morire

L’esponente della Casa d’Austria rende perfettamente ragione di queste regole entrando nel dettaglio, e utilizzando gli esempi dei suoi antenati. 

Per quanto riguarda la prima regola, Edoardo ricorda che “un governo che incoraggi il matrimonio e la natalità contribuisce a edificare una società stabile. ”Per quanto riguarda l’essere cattolici, la fede asburgica è a tutto tondo: “lavorate  duramente sulla vostra fede. Siate sempre dalla parte del diritto e della giustizia.” Questo è collegato al punto 7: ben morire, ovvero vivere bene, rettamente, facendo di tutto per meritarsi il Paradiso. In tempi di sbandamenti teologici che portano a vaneggiare di inferno vuoto, l’Asburgo ci ricorda una cosa molto importante: “viviamo in un’epoca in cui quasi tutti sembrano sicuri di andare in Paradiso”, ma non è così. Per andarci bisogna praticare le virtù. Anche rivestendo ruoli importanti che possono mettere in pericolo la salvezza dell’anima. Per gli Asburgo esercitare le virtù cristiane si sono concretizzate in un preciso stile di vita, riassumibile nella parola servizio. “Servire ha sempre significato mettere in secondo piano i propri gusti e interessi “scrive Edoardo. Il vero potere sta nel dare l’esempio. 

Il vero esercizio del potere sta nel tutelare in primo luogo le persone, come disse l’Imperatore Francesco Giuseppe, ormai anziano, rispondendo alla domanda arrogante del Presidente degli Stati Uniti Theodore Roosevelt che gli chiedeva quale fosse il suo ruolo.

 “Io sono l’ultimo monarca della vecchia scuola. E’ mio dovere proteggere i miei popoli dai loro politici!”

Questo modo di vivere altamente responsabile deriva dalla consapevolezza della propria identità: “Chi non sa da dove viene non può sapere dove sta andando, perché non sa dove si trova”.  Così diceva l’Arciduca Otto, figlio primogenito del Beato Carlo. 

Il grande Impero Asburgico era una realtà federata e basata sul principio cardine della Dottrina Sociale della sussidiarietà. Esercitare la propria responsabilità in ambito politico significa in primo luogo difendere questo principio fondamentale, e l’ambasciatore presso la Santa Sede è chiarissimo: “Ogni volta che livelli organizzativi più alti, lontani dai problemi che stanno affrontando, impongono misure soffocanti in nome di un’idea, di un’ideologia o dell’ultima moda scientifica, cominciano a diffondersi i tentacoli di un nuovo assolutismo illuminato che chi detiene le redini del potere giustificherà così: “sappiamo meglio dei nostri sudditi ciò che è bene per loro, e glielo imporremo con la forza se necessario”  La vostra risposta dovrebbe essere chiara: ricordate loro che non siete sudditi.”

Detto da un discendente della dinastia che ha dato all’Europa sovrani e imperatori, è estremamente significativo. Edoardo ci incoraggia a non smettete mai di credere nella sussidiarietà, anche in un tempo come il nostro dove si assiste all’imporsi di un nuovo inquietante modello centralista di tipo finanziario prima ancora che politico. 

Lo stile di vita asburgico mostrato in questo libro non è un retaggio nostalgico di un passato lontano, ma la via da percorrere da parte di ogni cristiano.

Paolo Gulisano

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