Dopo che il pensiero dominate nella Chiesa si è appiattito sul pensiero scientista, la critica all’evoluzionismo non ha più trovato spazio nella pubblicistica cattolica. Ma il libro dello scienziato e filosofo cattolico Dominique Tassot colma una lacuna.
Tra i tantissimi cristiani imprigionati dal regime comunista cinese, ci fu negli anni ’50 un vescovo missionario canadese, Cuthbert O’Gara. Dopo anni di carcere duro venne rilasciato negli anni ’60, e tornò in America, dove, nonostante la salute gravemente compromessa, riuscì a sopravvivere alcuni anni, e a rendere testimonianza di quello che aveva vissuto nei lager maoisti. Raccontava che il principale indottrinamento, la prima cosa che veniva inculcata dai torturatori, non era – come si potrebbe pensare – qualche principio di Mao, Lenin o Marx, ma il Darwinismo. Le guardie del regime non facevano che ripetere che l’uomo discende dalla scimmia.
Questo significativo episodio è raccontato in un testo dello scienziato francese Dominique Tassot, pubblicato dalle edizioni Piane, L’evoluzione in 100 domande e risposte, una sorta di catechismo che affronta tutti gli aspetti di questa teoria – che tale è rimasta, da 150 anni a questa parte – che ha assunto le caratteristiche di un dogma laico, e che ben pochi si ardiscono di mettere in discussione.
Negli ultimi decenni, dopo che il pensiero dominate nella Chiesa si è appiattito sul pensiero scientista, la critica all’evoluzionismo non ha più trovato spazio nella pubblicistica cattolica. È un tema intoccabile, indiscutibile, come appare, ad esempio, nei manuali in uso nelle scuole. L’evoluzione “è un fatto”, e pertanto non occorrono dimostrazioni. Ma questa certezza granitica necessita eccome di spiegazioni, che mancano.
Proprio per questo assume particolare importanza la pubblicazione di questo volume scritto da Dominique Tassot, laureato in ingegneria all’École des Mines di Parigi, e successivamente laureato in filosofia, che si occupa dei rapporti tra scienza e fede.
Nell’Introduzione Tassot racconta il suo percorso intellettuale: un prodotto dell’educazione laïque et républicaine, un allievo dell’Ecôle des Mines, quella che in Francia forma dai tempi napoleonici l’élite ingegneristica nei campi della geologia, della fisica e della chimica: un po’ l’equivalente dei nostri politecnici. Di estrazione cattolica, in gioventù subisce il fascino di Teilhard de Chardin e della sua «sintesi» tra la teoria dell’evoluzione e un fumoso misticismo pseudo-cristiano che vede in Cristo il «punto Omega» di un’evoluzione umana in perpetuo divenire.
In apparenza, tutto era in ordine, con scienza e fede a dividersi il campo della verità in ambiti ben delineati e incomunicabili: la fede riguarda la realtà intima o psicologica (oggi diremmo del «benessere interiore»); la scienza si occupa delle cose serie, delle verità oggettive: la traiettoria del tipico cattolico «adulto». Ma un giorno si imbatte in un libro dal titolo strano: L’evoluzione regressiva. Un testo che osa mettere in discussione il totem intoccabile della scienza moderna: la teoria dell’evoluzione. Scopre così che un certo numero di scienziati ha, da sempre, avanzato ottimi argomenti che smentiscono le affermazioni principali della teoria dell’evoluzione. Tassot non ha fatto che andare in fondo al ragionamento: se le basi di questa famosa teoria sono così traballanti, cos’è che la tiene in piedi?
La risposta è semplice, ma tremenda: l’odio per la Verità, l’odio per il dogma che ci rivela dalle pagine della Bibbia che siamo figli di un’Intelligenza Infinita, dell’Amore Infinito, e non del movimento casuale della materia che si sarebbe auto-organizzata o, ancora più assurdo, auto-creata.
Il volume vede anche la prefazione di Pierre Rabischong, medico, ex preside della Facoltà di medicina di Montpellier che prende atto del complesso problema che ci troviamo davanti e si pone anche lui delle domande: se «esiste un’unica verità o dobbiamo accettare diverse visioni, (…), più o meno appassionate se non appassionanti?». E ancora, «Se tutti questi cambiamenti e la comparsa di nuove varianti siano frutto del caso o se siano dovuti a un intervento esterno di una grande sapienza tecnica».
Il libro è strutturato in dieci capitoli, con dieci domande ciascuno che affrontano tutti i temi più controversi: gli organi vestigiali, le mutazioni casuali che sono regressive e non producono nuove informazioni genetiche funzionali che potrebbero portare a una nuova forma di vita, le mutazioni.
Un capitolo interessante è quello della critica attraverso la logica esaminando «il valore dei suoi ragionamenti e il rigore delle dimostrazioni». Il termine “evoluzione” non avrebbe senso se non distinguiamo la macro e la microevoluzione, e gli evoluzionisti, come dimostra Tassot, mantenendo la stessa parola per questi due significati molto diversi, quasi opposti, usano le numerose prove ben attestate della microevoluzione per dar credito alla macroevoluzione, l’unica ipotesi con importanti implicazioni ideologiche.
I vari capitoli, con relative domande, si soffermano anche sugli aspetti politici e sociali dell’evoluzione e il rapporto con le religioni, aspetti che completano il testo e ne fanno un volume molto interessante. Tassot si distingue per coerenza e onestà intellettuale anche dalla grande maggioranza degli scienziati «credenti»: quelli che, pur di salvare la propria rispettabilità di «scienziati seri» all’interno di istituzioni che pretendono fede assoluta nell’idolo evoluzionistico, ad esso devono inchinarsi.
Ma il mondo non è governato dai moti casuali e imprevedibili della materia, né dai capricci di divinità riottose, ma è opera di un Creatore che se ne cura fin dall’inizio continuamente, la cui infinita intelligenza traspare nella mirabile armonia di leggi regolari e conoscibili, pallido ma esatto riflesso della sua gloria infinita.
Paolo Gulisano
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