RISCOPRIAMO GARRIGOU-LAGRANGE

REGINALD GARRIGOU-LAGRANGE. FIDUCIA E ABBANDONO IN DIO  PROVVIDENZA E CONFIDENZA (EDIZIONI STUDIO DOMENICANO, BOLOGNA 2024)

Sono in corso le celebrazioni dei 750 anni della morte di san Tommaso d’Aquino. Uno dei modi più efficaci per farlo può essere la riscoperta del più grande teologo tomista del secolo scorso, il padre Domenicano francese Garrigou-Lagrange. Autore di numerose pubblicazioni, la sua vita si dispiegò tra il 1877 e il 1964. Quindi quest’anno ricorrono anche i 60 anni dalla sua morte, ed è un ulteriore motivo per riscoprirlo.

Per farlo, una ottima occasione è la pubblicazione da parte delle Edizioni Studio Domenicano di questo saggio di teologia accessibile anche ai non specialisti, per la chiarezza del linguaggio e la bellezza dei contenuti.

Garrigou-Lagrange mette in luce la stretta relazione tra le verità centrali della fede cristiana e la vita spirituale. Non sono verità astratte e speculative, ma sono verità capaci di illuminare l’intelligenza umana e orientare il cuore. Considerare attentamente e contemplare con amore l’esistenza di Dio, la sua provvidenza, le perfezioni divine come la semplicità, la bontà, la sapienza e la misericordia di Dio, sono azioni decisive per orientare la nostra esistenza e condurla verso la felicità e verso l’eternità beata.

Garrigou-Lagrange, che è stato pioniere nel proporre a tutti i cristiani i vertici della vita contemplativa, si propone di liberarci dalla schiavitù del relativo e dalla sua perpetua instabilità. E, attraverso una lettura attenta del Vangelo, ci offre l’Assoluto che solo appaga il cuore umano.

Il grande teologo aveva da giovane iniziato gli studi di Medicina, poi- dopo due anni- aveva deciso di prendersi cura delle anime, prima che dei corpi- grazie alla lettura di un libro di filosofia del saggista cattolico Ernest Hello.

Si fece fin da giovane notare per la sua genialità in filosofia, per poi dedicarsi alla teologia. 

Il lavoro teologico di Garrigou-Lagrange è caratterizzato dalla forma del commento, abbracciando quasi tutta la Summa theologiae di san Tommaso. Si può dire che non vi sia problema teologico di una qualche rilevanza che Garrigou-Lagrange non abbia affrontato.

Per lui la teologia è la scienza che difende i principi della fede contro coloro che li negano, cerca di comprenderli e di trarne delle conclusioni. Con principi della fede s’intendono i dogmi, i misteri. Tale operazione si realizza pienamente nella teologia sistematica che difende speculativamente i principi della fede, risolvendo le obiezioni, cercandone la comprensione tramite l’analogia sia sul versante naturale sia tra i misteri stessi, per ricavarne infine delle conclusioni.

Quanto al metodo: esso per lui è principalmente il metodo dell’autorità, ovvero la teologia argomenta principalmente l’autorità di Dio rivelante. Gli altri argomenti annessi hanno puro uso strumentale. Dall’autorità si ricava il corpo dottrinale con metodo sintetico-analitico. Inoltre, specificando, la teologia positiva adopera preminentemente il metodo induttivo o analitico, la teologia sistematica il metodo deduttivo o sintetico.

In questo testo appena pubblicato, e che potrà essere un utile saggio della magnificenza del pensiero del Domenicano francese, egli parla della contemplazione, che è ciò che  deve dirigere la nostra azione e il nostro cammino verso l’eternità.

Sono pagine in grado di far comprendere meglio l’infinita grandezza di Dio, il valore assoluto dell’unico necessario, del nostro fine ultimo e della nostra santificazione. Esse soprattutto hanno per scopo di insistere sul carattere assoluto e sommamente vivificante della verità piena mente rivelata da nostro Signor Gesù Cristo e infallibilmente proposta dalla Chiesa. Le anime muoiono nella perpetua instabilità del relativo, hanno bisogno dell’assoluto, e lo troveranno solo nel Vangelo vivente, nel Vangelo affidato da Gesù Cristo alla Chiesa, conservato, insegnato, spiegato da essa e veramente vissuto dai migliori dei suoi figli.

Nel corso della sua vita il padre Reginald fu non solo grande teologo, ma anche maestro di spiritualità:  tenne numerosissime  predicazioni di esercizi spirituali, fu la guida di ritiri ed esercitò la direzione spirituale.

Alla fine degli anni ’50, quando era stato chiamato a Roma a collaborare con il Sant’Uffizio il suo Prefetto, il cardinale Alfredo Ottaviani, andò incontro ad una malattia gravemente invalidante che lo portò a morte nel 1964. Non aveva potuto dare il suo contributo ai lavori del Concilio Vaticano II, che avrebbe potuto arginare la deriva neo modernista che stava dilagando con la lobby renana, con Rahner e altri.  

Seppe accettare eroicamente la sua condizione di invalidità, offrendo la sofferenza di quei suoi ultimi anni di vita pregando per la Chiesa. 

Anche non potè partecipare dunque alla battaglia per la difesa della fede, in quegli anni che invece videro emergere nuove figure di teologi Domenicani che non possedevano certo la sua sapienza e la sua retta ortodossia, come Congar e Schillebeeckx, i suoi scritti possono aiutare i cristiani di questo nostro difficile tempo a formarsi adeguatamente e a fortificare in sé ragione e fede. 

Paolo Gulisano

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