LETTURE/ Yeats, quando l’Irlanda diventa una “fede”

imageQuesta estate l’Isola di Smeraldo ricorda uno dei suoi figli più importanti. Sono infatte iniziate le celebrazioni del 150° anniversario della nascita di William Butler Yeats, poeta, drammaturgo, premio Nobel per la letteratura nel 1923. Yeats può essere considerato non solo un grande artista, ma anche uno dei principali padri della Patria: fu Senatore dello Stato Libero d’Irlanda negli anni 1920, e soprattutto fu il massimo cantore della Rivolta della Pasqua 1916, che celebrò con straordinaria potenza evocativa nella poesia che si intitola proprio Pasqua 1916, che si chiude con i versi potenti e tragici: una terribile bellezza è nata.

Ricordare Yeats vuol dire far memoria di una serie di aspetti culturali, storici, politici e religiosi dell’Irlanda, con le sue grandezze, le sue tragedie, le sue contraddizioni.


Tanto per cominciare, Yeats era in realtà un anglo-irlandese, apparteneva cioè – come Oscar Wilde- all’Ascendancy, la classe dirigente di origini inglesi che si era stabilita nel corso dei secoli nella colonia irlandese. Era quindi di fede protestante, e di cultura britannica, figlio di un pittore, John Yeats, che per svolgere al meglio la sua carriera di artista, si trasferisce per un periodo di tempo nella contea di Sligo, nel nord-ovest dell’isola, nell’Irlanda profonda, rurale, cattolica, dove con più intensità erano state conservate – insieme alla fede ardente dei monaci e dei martiri- anche la cultura tradizionale, la lingua gaelica, le leggende pre-cristiane che raccontavano le gesta degli Dèi e degli antichi guerrieri.
Le storie e le favole di Sligo e del Connacht rimasero nel cuore di Yeats, anche quando la famiglia- sempre seguendo le ambizioni artistiche del padre- si trasferì a Londra. Qui William si sentì un estraneo, uno straniero, un irlandese. Fu così che maturò la sua identità. Non importava la sua origine inglese, la sua fede protestante (per la verità poco sentita e poco vissuta): Yeats era un irlandese, un figlio di Erin, innamorato della sua millenaria vicenda, dei suoi luoghi, della sua magia..
Se da una parte il suo nume ispiratore per la poesia era il grande e tragico anticonformista Percy Bysshe Shelley, che lo ispirerà per tutta la vita, d’altra parte fin dagli anni giovanili la sua scrittura è impregnata di miti e folklore irlandese.

Ma l’Irlanda non era solo un glorioso passato, era anche un presente drammatico, con la sua aspirazione a lungo frustrata alla libertà. Nel 1889, Yeats incontra Maud Gonne, una giovane ereditiera che aveva iniziato a consacrarsi al movimento nazionalista irlandese. Una donna straordinaria, colta, intelligente, affascinante, appassionata. Maud Gonne apprezza Yeats e i suoi poemi, e William se ne innamora perdutamente: un amore dal sapore antico, quasi cortese, da cavalier servente, infelicemente non ricambiato. Nel 1903 Maud Gonne sposa uno degli esponenti più in vista del movimento indipendentista, John MacBride, che sarà fucilato dopo la rivolta di Pasqua. Per Yeats è un colpo durissimo: decide così di lasciare l’Europa e recarsi negli Stati Uniti per un giro di conferenze. Tornerà a chiedere la mano di Maud nel 1917, dopo che la donna che aveva sempre amato era rimasta vedova, ma ancora una volta incontrò un rifiuto. Questo amore infelice, insieme alle temperie culturali e politiche del tempo, fecero di Yeats una sorta di “ultimo romantico”. Divenne uno dei principali esponenti del movimento di rinascita celtica iniziato alla fine dell’800 per iniziativa di Lady Augusta Gregory, una nobildonna anch’essa di origine inglese,protestante, ma che aveva posto il suo cuore e la sua identità in Irlanda, anch’essa appartenente alla provincia del Connacht. Lady Gregory ospitava un cenacolo di scrittori nella sua tenuta di Coole Park presso Galway, incoraggiando il recupero della lingua gaelica, del patrimonio letterario celtico che era stato oggetto del genocidio culturale operato dagli inglesi, e incoraggiando l’impegno patriottico per ridare la libertà all’isola. Da questo cenacolo, di cui Lady Gregory e Yeats furono i principali protagonisti, emerse una nuova generazione di autori irlandesi, tra cui John M. Synge, Seán O’Casey, e Padraic Colum,

Yeats fondò il movimento letterario Irish Literary Revival o Celtic Revival. Questo gruppo acquista una proprietà a Dublino dove il 27 dicembre 1904 apre l’Abbey Theatre. Nella serata inaugurale vanno in scena i drammi Cathleen Ni Houlihan di Yeats e Spreading the News di Lady Gregory. Era l’inizio di una straordinaria avventura umana di creatività che avrebbe percorso tutto il ‘900.

Yeats si lasciò alle spalle la Londra decadente del XIX secolo in cui aveva comunque stretto amicizia con un connazionale geniale e inquieto, Oscar Wilde, e si dedicò totalmente all’Irlanda, partecipando anche alla vita politica, cercando di dare il proprio contributo alla nascita di uno Stato, tra conflitti e drammi, tra speranze e delusioni. Queste ultime lo spinsero, insieme a una certa personale irrequietezza religiosa, che lo portò a corteggiare per qualche tempo il Cattolicesimo senza mai aderirvi, a cercare risposte alle proprie domande nel misticismo e nell’esoterismo. Ciò lo portò a cercare una certa fuga dal mondo, che lo portò in Liguria, a Rapallo, dove visse a partire dal 1928. Morì nel 1939 in Costa Azzurra, vicino a Mentone. Una sorta di esule dorato che fino all’ultimo rivolse il suo pensiero all’Irlanda, e presso l’amata Sligo venne in seguito sepolto. Un esule, come tanti suoi sfortunati compatrioti costretti a lungo a lasciare l’isola per la fame, le carestie, la miseria, le guerre.
L’uomo che aveva cercato di utilizzare gli antichi simboli dell’Irlanda celtica è diventato egli stesso un simbolo per un paese dalle radici ben piantate ma i cui rami- specie di recente- vanno in direzioni strane.

Paolo Gulisano

http://www.ilsussidiario.net/News/Cultura/2015/8/13/LETTURE-Yeats-quando-l-Irlanda-diventa-una-fede-/631583/

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