In Germania si moltiplicano analisi e studi sui danni da vaccino e c’è anche chi inizia a documentare dati sulla mortalità che ridimensionano la portata reale della pandemia, arrivando a declassarla a una “grave influenza”. In Italia, intanto, anche Galli inizia a farsi qualche domanda sulle reazioni avverse.
Tutti hanno sotto gli occhi quello che è accaduto negli ultimi due anni in Italia: l’emergenza sanitaria, le disposizioni di legge coercitive, una gestione quantomeno problematica dell’epidemia. Tuttavia, basta guardare oltre gli italici confini per trovare Paesi che hanno vissuto situazioni molto simili. E’ il caso della Germania, dove il Covid è ormai scomparso dalle prime pagine dei giornali in Germania.
La vita sta tornando alla normalità e il ministro federale dei trasporti Volker Wissing chiede che venga tolto l’obbligo di indossare le mascherine su autobus e treni, una delle ultime vestigia di quelle misure imposte dal Governo di Berlino, analogamente ad altri Paesi. Quello che è accaduto in Germania dal 2020 è descritto dal professor Stefan Homburg, professore emerito dell’Università Leibniz di Hannover, in un lungo articolo pubblicato sul numero del 20 maggio scorso della Weltwoche.
Il professor Homburg rievoca lo scenario che è ben noto anche a sud del Brennero: i coprifuoco, la chiusura di ristoranti, negozi e impianti sportivi, il divieto delle funzioni religiose e dei funerali, l’arresto di persone sedute da sole sulle panchine dei parchi, e una maggioranza della popolazione in preda alla paura, indotta – sottolinea il professore – dalla stampa.
A ciò si aggiungeva la demonizzazione di chi cercava di dare una diversa narrazione, compresi diversi scienziati bollati come complottisti. I critici sono stati licenziati o sospesi, i loro conti bancari chiusi, le loro abitazioni private perquisite. Nello stesso tempo, racconta Homburg, “ogni mutazione virale marginale riceveva una trasmissione speciale e gli “opinion maker” prevedevano costantemente il peggio per le settimane a venire”. Un film che abbiamo purtroppo visto anche in Italia.
E se da una parte ci si può magramente consolare del fatto che ciò che è accaduto in Italia non era diverso da quanto avveniva in Germania, è piuttosto preoccupante l’evidenza sempre più chiara di una strategia internazionale. Homburg mette in evidenza nel suo articolo anche una serie di dati statistici che fanno pensare. Nel corso del fatidico 2020, l’anno terribile di inizio pandemia, secondo il Ministero federale della Sanità, il numero di pazienti negli ospedali era diminuito del 13% rispetto all’anno precedente, e addirittura del 30% in primavera. Ospedali di emergenza, costruiti con un costo di milioni di euro, non sono mai stati messi in funzione, delle cliniche esistenti sono state chiuse a causa dell’insufficiente tasso di occupazione.
Gli statistici hanno calcolato che il 2020 ha avuto un tasso di mortalità inferiore alla media, tenendo conto della struttura per età. L’età media dei morti dopo un test PCR positivo era di 83 anni, più alta dell’età media di morte usuale. In sintesi, secondo il professor Homburg, alla luce di questi dati epidemiologici, il Coronavirus è stato relativamente innocuo fin dall’inizio e non ci sono stati segni clinici di una pandemia nel senso originale del termine, anche prima che fosse disponibile un vaccino. “I tentativi di legittimare la politica dei «lockdown» con i bassi tassi di malattia sono un circolo vizioso: qualsiasi politica, per quanto sbagliata, potrebbe essere messa in luce in questo modo. È come l’uomo che corre per la città battendo le mani per scacciare gli elefanti e che, all’obiezione che non ci sono elefanti in giro, risponde: Vedete?, funziona!”
Homburg non è stato il solo a dire che il Re è nudo. A questo proposito, i collaboratori del prestigioso Robert Koch Institut di Berlino, il più importante organismo per il controllo e la prevenzione delle Malattie Infettive, hanno scritto che, in termini di mortalità, la malattia da COVID-19 è paragonabile a una grave influenza. Questo fatto si accorda con la constatazione empirica che la mortalità complessiva dell’anno 2018, quando la Germania fu colpita da un’ondata di influenza, fu superiore alla mortalità complessiva del triennio 2020-2022.
Da ciò il professor Homburg trae la conclusione che il Covid ha semplicemente sostituito i tradizionali virus influenzali e, senza i test PCR, i tamponi, non ci si sarebbe accorti di nulla. Tutte le misure coercitive imposte politicamente, conclude lo studioso, sono state sbagliate fin dall’inizio. Ora la Germania sembra ravvedersi, tornando a livelli accettabili di libertà. Ma ci si deve chiedere se il motivo è stato l’aver fatto luce sulla verità In realtà, le ossessive cronache sul virus sono state rimpiazzate da quelle sulla guerra. Le cifre del Coronavirus sono scomparse dai titoli dei giornali proprio il giorno dell’attacco di Putin.
Come ha scritto il giornalista Kurt Zimmermann, “nei media, arriva sempre una sciagura alla volta”. Ma nonostante l’eclissi dell’allarme sul virus, continua ad essere presente anche in Germania una questione scottante: quella dei vaccini. Homburg ricorda quale sia stato il dibattito in Germania, con alcune voci critiche di scienziati che volevano attenersi a norme di sicurezza comprovate (l’approvazione dei vaccini richiede normalmente diversi anni) mentre i media e i politici “hanno applaudito acriticamente e hanno visto la salvezza nei vaccini sperimentali”. Nel frattempo qualcosa è cambiato: in Germania si stanno moltiplicando le segnalazioni di danni da vaccino, e anche i benefici sono messi in discussione. Lo stesso Robert Koch Institut riferisce più di una perplessità sull’efficacia dei vaccini, e l’Istituto Paul Ehrlich che si occupa di qualità e appropriatezza sanitaria ha tolto dalla rete il suo database sui danni da vaccino, presumibilmente a causa di lacune nella sicurezza.
In conclusione, il professor Homburg ringrazia tutti gli studiosi, come John Ioannidis, Stefan Hockertz e Wolfgang Wodarg che dal 2020 in qua hanno avuto un ruolo nel cercare di tenere desta la coscienza dei tedeschi, placando la paura diffusa nella popolazione, e hanno messo in guardia dai danni alla salute causati dalle esagerate misure emergenziali. C’è da augurarsi che dalla Germania possa diffondersi nel resto d’Europa questa riflessione controcorrente e forte di evidenze scientifiche.
In fondo qualcosa sembra finalmente smuoversi anche in Italia. L’infettivologo Massimo Galli, a lungo sulla cresta dell’onda della comunicazione mainstream, ora che è affetto – come rivelato da lui stesso – da Long Covid nonostante le tre dosi di vaccino che non gli hanno impedito di contrarre la malattia, si è fatto qualche domanda nel corso di una intervista a Panorama, dove ha dichiarato che “devo riconsiderare alcune convinzioni.2 Come ad esempio il fatto che molti disturbi osservati “potrebbero essere stati innescati dalle vaccinazioni”. Se lo dice lui…
Paolo Gulisano
https://lanuovabq.it/it/liberta-e-virus-in-germania-aprono-gli-occhi-e-in-italia