L’Oms ha mancato completamente in quello che dovrebbe essere il suo ruolo-guida a livello globale, definire programmi di ricerca sanitaria e fissare standard per definire che cosa è sano e cosa no. Invece si è prodotta in messaggi contraddittori, ultimi i dietrofront sui guanti e gli asintomatici, che ne hanno fatto perdere l’autorevolezza consentendo ai “super esperti” dei comitati tecnici di dettare le regole a piacimento.
Angela Merkel ha dichiarato l’altro giorno che, nei confronti dell’epidemia di Covid-19, è mancata una strategia comune europea. Una verità assolutamente lapalissiana, quella sottolineata dalla cancelliera tedesca. Peccato che venga scoperta solo adesso, dopo che siamo entrati nella fase finale dell’epidemia. Forse sarebbe stato più opportuno concertare le strategie sanitarie più opportune fin dall’inizio, fin da gennaio, quando si cominciò ad assistere a quello che stava avvenendo in Cina. Come sappiamo, invece, i Paesi europei sono andati tutti in ordine sparso.
L’Italia – come sappiamo – si era proposta fin da febbraio, dopo i primi casi scoppiati in Lombardia- come un modello di lockdown durissimo, importando il modello cinese di coercizione forzata, di sospensione delle attività, di quarantena a tempo indeterminato per tutta la popolazione. Un modello decantato dai media italiani di regime, ma non seguito in questi termini draconiani da nessun altro Paese europeo. Le strategie sono state estremamente diversificate nel continente, fino ad arrivare al modello svedese, il più soft.
La riflessione della Merkel sull’opportunità di una unità tattica di comando e non è affatto peregrina. Ma a chi sarebbe toccato dare queste linee guida, le indicazioni sulle strategie da adottare, sui protocolli terapeutici più idonei? Un organismo preposto ci sarebbe, ed è l’Organizzazione mondiale della Sanità, che è istituzionalmente l’autorità incaricata di gestire e coordinare il settore della salute in seno al sistema delle Nazioni Unite. Il suo obiettivo istituzionale è garantire il miglior livello di salute possibile a tutti gli esseri umani ovunque nel mondo.
L’OMS ha mancato completamente in quello che dovrebbe essere il suo ruolo-guida a livello globale in tutte le questioni che riguardano la sanità, nel definire programmi di ricerca sanitaria e fissare standard per definire che cosa è sano e che cosa rappresenta un pericolo per la salute. L’assistenza tecnica necessaria è mancata da parte della agenzia, che ha dato invece messaggi spesso contraddittori. Lo si è visto anche negli ultimi giorni: dopo aver raccomandato l’uso dei guanti in ogni circostanza, sul sito dell’organizzazione nella sezione “Domande e Risposte” sui modi più efficaci per difendersi dal contagio, si può leggere: ” Nei luoghi pubblici, come i supermercati, oltre alla distanza fisica, raccomandiamo l’installazione di distributori per l’igiene delle mani all’entrata e all’uscita”.
E i guanti? L’Organizzazione “non raccomanda l’uso dei guanti”, anzi il loro utilizzo “può essere anche dannoso quando si toccano superfici contaminate e poi il proprio viso.” Una dichiarazione che potrebbe cambiare in modo significativo alcune delle regole che sono state imposte, compresa quella che prevede l’uso dei guanti nella distribuzione della Comunione durante la Messa. L’augurio è che la CEI recepisca immediatamente le autorevoli (anche se tardive) raccomandazioni dell’OMS.
Ma la nuova presa di posizione che ha suscitato più scalpore riguarda il dibattuto ruolo degli asintomatici. E’ “molto raro che una persona asintomatica possa trasmettere il coronavirus”, ha dichiarato Maria Van Kerkhove, capo del team tecnico anti-Covid-19 dell’Oms, spiegando che analizzando i dati di diversi Paesi che stanno seguendo “casi asintomatici” è emerso che questi non “hanno trasmesso il virus”, probabilmente perchè hanno sviluppato una forma molto leggera della malattia e quindi le eventuali goccioline prodotte da starnuti o tosse non hanno una carica virale in grado di trasmettere la malattia.
Questa presa di posizione, che evidentemente tiene conto delle evidenze emerse nel corso dell’epidemia, non sono piaciute ai fautori della linea dura sulla prevenzione, come ad esempio Walter Ricciardi, che ha tuonato contro l’organizzazione della quale pure si diceva collaboratore. In somma, l’OMS sembra essere autorevole solo quando le sue indicazioni e linee guida coincidono con quelle dei Comitati tecnici. Altrimenti, evidentemente, si possono anche contestare.
Tuttavia, ad aprile, la stessa Oms sottolineava la necessità di tracciare anche i casi asintomatici per prevenire la diffusione del coronavirus. Ora invece afferma che gli asintomatici non hanno il potenziale per infettare e di conseguenza non dovrebbero essere sottoposti a nessuna restrizione e a nessun tracciamento. Nel frattempo milioni di persone sono state rinchiuse in casa, e moltissimi hanno perso il lavoro.
In Italia gli asintomatici potrebbero oscillare fra il 20% e il 60% dei casi reali. Che si deve fare? Questa incertezza dell’OMS, queste modifiche in corso d’opera lasciano l’opinione pubblica nell’incertezza e nella insicurezza. La perdita di autorevolezza scientifica dell’Organizzazione delle Nazioni Unite crea inoltre una situazione in cui sono i vari “super esperti” a dettare le regole e a suggerire a loro piacimento i piani strategici. L’auspicio della Merkel di un fronte comune europeo contro l’epidemia in tali condizioni di “vacanza” di una chiara autorità scientifica è destinato a restare una utopia.
Paolo Gulisano
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